Preti sposati e preti gay problematiche distinte ma emarginati dalla Chiesa
L’associazione dei sacerdoti lavoratori sposati, fondata nel 2003 da don Giuseppe Serrone, apprezza la trasparenza di Monsignor Charamsa. Associazione critica verso alcune affermazioni di Flavio Romani, presidente nazionale dell’Arcigay.
In un’intervista a Chiara Bianconi apparsa su “Il Tempo” l’alto esponente ha dichiarato a proposito del prelato gay: «Che se avesse detto di amare una donna, la reazione sarebbe stata meno violenta e disumana. Frequentemente si sente parlare di preti che hanno relazioni eterosessuali, ma non vengono trattati con la stessa durezza. La Chiesa mal sopporta l’omosessualità, la disprezza. E non ha nessuna considerazione di tipo umano per i gay, creando un inferno di odio contro di loro».
Per i preti sposati italiani paragonare la questione dei preti gay con quella dei preti sposati è errato: “I preti sposati che hanno un regolare percorso canonico, di dimissioni, dispensa dagli obblighi del celibato e matrimonio religioso, sono ancora, secondo il Diritto Canonico dentro la Chiesa, ma spesso vengono trattati ancora più duramente, insieme alle loro compagne, dei preti gay. Vengono allontanati dal loro luogo di residenza, privati di elementari diritti civili e religiosi, allontanati dall’insegnamento nella scuola”.