Che cosa c’è dietro l’Anno Santo. Resta aperto lo scontro fra conservatori e progressisti anche sui preti sposati

Un Anno Santo straordinario e un momento epocale del papato di Jorge Mario Bergoglio, d’accordo. Ma anche un forte appello alla Chiesa ealla macchina curiale vaticana a produrre quelle svolte tanto annunciate, spesso caldeggiate e che ancora non si sono viste. L’annuncio dell’Anno Santo straordinario dato da Francesco il 13 marzo scorso è qualcosa di più che una semplice indizione; perché quello che si svolgerà tra l’8 dicembre 2015 e il 20 novembre 2016 si candida ad essere quasi uno spaccato del pensiero bergogliano.

Innanzitutto il fatto che il Giubileo si apra proprio il giorno in cui la Chiesa ricorderà la chiusura, 50 anni fa, del Concilio Vaticano II e le sue quattro sessioni che dal 1962 al 1965 cambiarono il volto della Chiesa e la proiettarono verso il XX secolo (e oltre).

Fu quella l’epoca di parole come «aggiornamento» e «segni dei tempi»: il tema dell’aggiornamento è presente nel pensiero di Francesco, che del Concilio è pienamente «figlio» e che apprezza non poco; è stato lui a proclamare Giovanni XXIII, il Papa bergamasco che ebbe l’idea dell’assise ecumenica, Santo senza miracolo nell’aprile 2014; ed è sempre lui che in fondo echeggia l’idea dell’aggiornamento e della lettura dei segni dei tempi quando pensa a una Chiesa «in uscita» o usa la metafora dell’ospedale da campo. Parole che certo non possono piacere a un certo mondo conservatore che ha da sempre spinto per una «correzione»del senso e delle innovazioni del Vaticano II e che non condivide le uscite mediatiche dell’attuale Pontefice (che queste poi siano vere e proprie aperture, questo è da discutere).

Ma è un dato di fatto: facendo coincidere l’inizio dell’Anno Santo con la chiusura del Concilio, Bergoglio mette al centro lo spirito del Vaticano II e chiede alla sua Chiesa di osare. Balsamo invece per i progressisti che hanno alzato la voce già durante il Sinodo Straordinario sulla famiglia di ottobre scorso e che si riuniranno poco prima dell’inizio dell’Anno Santo. I temi si sono già visti e si conoscono: famiglia nel mondo moderno, omosessualità, ruolo dei divorziati risposati (e mettiamoci da ultimo anche i preti sposati, perché no). Un forte messaggio perché la Chiesa si muova e cerchi un approccio di misericordia verso queste situazioni (che non vuol dire necessariamente apertura, e due).

Il secondo tema è quello dell’Anno Santo straordinario stesso, quello della misericordia. Misericordia è una parola che torna spesso sulle labbra di Francesco, come ha detto nell’annunciare l’Anno Santo: «Sono convinto che tutta la Chiesa, che ha tanto bisogno di ricevere misericordia, perché siamo peccatori, potrà trovare in questo Giubileo la gioia per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio». Necessaria quindi la misericordia di Dio, «con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ad ogni donna del nostro tempo. Non dimentichiamo che Dio perdona tutto, e Dio perdona sempre». Lo ricordino i confessori, certo. Ma anche Curia e padri sinodali.

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