“Sposato o no, poco importa. L’importante è che uno faccia il prete”.

Fuori dal coro

Don Stabile: “Preti sposati? Non ci vedo niente di male” (di Roberto Puglisi – ilove-sicilia)

“Sposato o no, poco importa. L’importante è che uno faccia il prete”. Don Francesco Michele Stabile è una delle figure più rilevanti della chiesa siciliana. Di quei personaggi che non risaltano per il chiasso o per la porpora. Li riconosci soprattutto per la generosità dell’apostolato e per l’acume dei ragionamenti. Don Stabile è storico della chiesa. Opera a Bagheria, al vertice della comunità San Giovanni Bosco, in uno dei quartieri più degradati della cittadina. Le sue parole sono nette. Si parte dalla vicenda del sacerdote vittima di una presunta estorsione sessuale, per arrivare molto oltre, nei cieli puliti delle idee. E sono idee che – viste con l’occhio della tradizione – provocheranno qualche sobbalzo.

Don Francesco, partiamo dalla cronaca, dal travaglio di un prete che ha confessato la sua sofferenza. Che impressioni ha ricevuto?
“Di grande fragilità. Non conosco la storia direttamente, ma immagino che siamo davanti a una condizione di estrema labilità. C’è un nodo che va sciolto”.
Dopo una vicenda come questa si può riprendere il filo col sacerdozio?
“Non so. Sicuramente una comunità stenterebbe a capire. Non è stato un innamoramento. Vedo tantodolore. Di positivo c’è il coraggio di chi è venuto allo scoperto e ha ammesso, senza finzioni”.
Una fragilità, dice lei. Che magari nasce dalla compressione del cuore o della carne vincolati alla castità.
“Chissà. Alcuni fratelli possono vivere un ripiegamento interiore se, per esempio, non hanno il calore di una comunità a sostenerli”.
Facciamo un salto rispetto alla cronaca. Lei è favorevole a una coabitazione tra sacerdozio e matrimonio?
“Non ci vedo niente di tremendo. Sono per un allargamento, per un’apertura verso le persone sposate. Purché…”.
Purché?
“Siano uomini in grado di guidare una comunità e che ricevano il riconoscimento di tutti. Che abbiano le qualità per svolgere il loro ministero”.
E sacerdoti celibi a cui sia permesso in seguito di contrarre il matrimonio?
“E’ un caso limite, più difficile. Ma anche qui non mi opporrei in linea di principio. Sposati o no, quello che conta è essere buoni preti”.
Una svolta, insomma.
“Sì, che riguarda la maturazione e il cammino del popolo di Dio”.
È un cambiamento vicino?
“Non credo”.

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