Pomigliano. «Bollettini per sacramenti in chiesa», parroco si difende con esposto in Procura

Il parroco di Pomigliano d’Arco accusato in un manifesto anonimo di farsi pagare i sacramenti con dei bollettini intestati alla parrocchia, ha presentato un esposto in Procura contro ignoti, in quanto ritiene che le accuse mossegli siano di «una gravità assoluta».

Don Peppino Gambardella, che ha appreso delle polemiche mentre era in convalescenza per una caduta che gli ha procurato una frattura ad una spalla, è considerato da tutti il «prete operaio» per le sue posizioni in difesa del lavoro, e non è nuovo alle polemiche per le sue prese di posizione in favore «degli ultimi».

Alla domanda se si ritiene un «prete scomodo», don Peppino ha sottolineato che il suo operato rispecchia appieno il suo mandato di sacerdote. «Anche Gesù era scomodo – ha detto – perché si schierava con gli ultimi, con i più deboli, richiamava i valori dello spirito e creava problemi a chi deteneva il potere. Forse anche io non sto bene a qualcuno perché ho scelto di realizzare gli ideali di Gesù. Il nostro operato, quello mio e degli altri prelati della parrocchia, è limpido e trasparente. Nessun sacramento è a pagamento: se si vuole fare un’offerta deve essere con il bollettino, per una scelta di trasparenza. Noi preti viviamo con il sostentamento del clero, e tutto il resto, anche le offerte che ci fanno a titolo personale, è destinato ai poveri».

«Vili offese», «pettegolezzi di bassissimo livello» e «accuse gravissime e cattive» ha commentato il vescovo di Nola (Napoli), monsignor Beniamino Depalma, sulla vicenda dei bollettini postali consegnati dai parroci della chiesa San Felice in Pincis ai promessi sposi per ricevere il sacramento matrimoniale, e ritenuti dal presule la garanzia «della massima trasparenza dei conti parrocchiali».

I bollettini, dell’importo di 160 euro, sono stati fotografati ed affissi su manifestini anonimi nei pressi della chiesa e del Comune, insieme ad un altro, con il «racconto» di una anonima sposa che dice di aver «vissuto un incubo» per le «continue richieste di danaro» da parte della comunità parrocchiale, che seguono una polemica avviata sul social network Facebook.

«Nelle ultime settimane – ha scritto monsignor Depalma in una nota – sono apparse su manifesti a muro e sui social network affermazioni gravemente diffamatorie contro i parroci di San Felice in pincis. Parole violente e offensive, accuse gratuite e cattive che come Vescovo di Nola non posso minimamente tollerare. Esprimo la totale solidarietà e vicinanza ai sacerdoti coinvolti, vittime di un attacco ingiustificato. Quanto sta accadendo è semplicemente disgustoso per una città civile».

Il presule, inoltre, spiega che per i sacramenti «non vige alcun obbligo di dare un contributo economico», sottolineando che la prassi in atto nella chiesa di Pomigliano, è frutto di una decisione assunta anni fa dal Consiglio pastorale della parrocchia, per rendere deducibili le offerte alle stesse persone che le hanno fatte, e, in quanto tracciabili, per garantire «la massima trasparenza dei conti parrocchiali». «Questi sono i fatti – ha aggiunto – il resto è pettegolezzo di bassissimo livello».

Il vescovo, infine, ha invitato tutti a «non fare facile populismo» sull’autofinanziamento delle comunità parrocchiali, ricordando che «i sacerdoti e la comunità parrocchiale sono un punto di riferimento sempre disponibile. Ai parroci, in particolare, in qualsiasi ora del giorno e della notte si rivolgono i più poveri per ricevere ogni tipo di aiuto: richieste alle quali va data risposta immediata».

Il Mattino

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