Parrocchia chiede i danni al prete Prelevò 239mila euro dalle casse di Rufoli. Bonifici per l’acquisto di una barca

Ci sarà anche il rappresentante della chiesa di San Michele in Rufoli nell’aula in cui inizierà il processo all’ex parroco Domenico Siglioccolo per l’accusa di appropriazione indebita. L’arcivescovo Luigi Moretti ha firmato l’autorizzazione alla costituzione di parte civile della parrocchia, e monsignor Michele Alfano (che la regge da quando Sigliocollo fu allontanato) ha conferito il mandato all’avvocato Carmine Giovine, che ieri ha depositato in Tribunale la lista dei testi. Si chiede di ascoltare alcuni parrocchiani che segnalarono gli ammanchi, oltre a quelli già citati dal pubblico ministero Marco Colamonici che ha firmato per l’ex sacerdote il decreto di citazione a giudizio con l’accusa di appropriazione indebita aggravata. Secondo l’accusa avrebbe sottratto alle casse parrocchiali poco più di 239mila euro, in trentadue prelievi dal 15 marzo del 2010 al 30 settembre 2011.

Il più consistente è stato riscontrato il 3 giugno del 2010, quando il prete si presentò allo sportello bancario per prelevare 100mila euro, esibendo un’autorizzazione che sarebbe stata firmata dall’economo della Curia. Altri 15mila euro erano già stati presi dal conto corrente il 15 marzo dello stesso anno, seguiti fino all’autunno del 2011 (quando Siglioccolo fu allontanato) da una miriade di altri prelievi e bonifici che in alcuni casi sarebbero stati utilizzati per ricaricare la sua carta di credito e in altri sarebbero serviti allo stesso sacerdote per saldare il conto dell’acquisto di una barca.

Oggi “don Mimmo” non veste più l’abito talare: dopo averlo allontanato da Rufoli in seguito alle proteste dei fedeli, monsignor Moretti lo ha ridotto allo stato laicale perché alle accuse sulla sottrazione di denaro si è aggiunta la conferma della violazione dei voti religiosi, al punto che lui stesso dovette ammettere di aver avuto un figlio. Da tempo un gruppo di parrocchiani aveva segnalato il comportamento anomalo del prete, inviando già all’’arcivescovo Gerardo Pierroun documento in cui si segnalava una gestione contabile sospetta e si chiedeva di intervenire.

Secondo le denunce Siglioccolo avrebbe approfittato dei conti

in attivo della parrocchia, alimentati dai 437mila euro che erano stati versati dal Comune per l’esproprio di un terreno destinato alla costruzione di case di edilizia pubblica. Per molti mesi era riuscito a non dare nell’occhio, poi sono arrivate gli esposti.

lacittadisalerno

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