Osservatore: «La morte cerebrale non è morte». Il Vaticano: «Non è un documento ufficiale»

Città del Vaticano
Vacilla anche la morte cerebrale. In Vaticano crescono le pressioni per rimettere in discussione il rapporto di Harvard del 1968. Quarant’anni dopo la definizione scientifica di morte cerebrale L’Osservatore romano pubblica con rilievo un articolo di Lucetta Scaraffia in cui, riprendendo i giudizi di alcuni studiosi cattolici, si contesta l’idea stessa che la morte cerebrale corrisponda a vera morte. E’ una contestazione alla radice della pratica medica. Lo stato vegetativo, pur in assenza di attività cerebrale, viene considerato vita. E questo era già evidente nella opposizione delle gerarchie alla sospensione dell’alimentazione forzata che fa perdurare la vita vegetativa. Ora però a fare le spese della condanna di Harvard sarebbero anche i trapianti di organi da cadavere.
L’Osservatore non è un giornale qualunque, benché ultimamente abbia aperto le sue pagine ad un dibattito meno formalizzato. Il rumore provocato dall’articolo "Segni della morte" è stato perciò grande, tanto da indurre il portavoce della Santa Sede, Federico Lombardi, a versare un po’ d’acqua sul fuoco. «Le riflessioni pubblicate dall’Osservatore – ha dichiarato – sono ascrivibili all’autrice e non impegnano la Santa Sede; non sono un atto magisteriale né un documento di un organismo pontificio». Nel merito, tuttavia, padre Lombardi evita di esprimere pareri, tranne il rispetto per «l’autorevolezza della testata e dell’autrice». In realtà Lucetta Scaraffia ha chiamato in causa addirittura l’allora cardinal Ratzinger che, nel concistoro del 1991, parlò dei «cadaveri caldi» di «coloro che, caduti in coma irreversibile, saranno messi a morte per rispondere alla domanda di trapianti». «Anche la Chiesa cattolica – osserva ancora il quotidiano pontificio -, consentendo il trapianto degli organi, accetta implicitamente questa definizione di morte, ma con molte riserve». E se l’Accademia pontificia delle scienze negli anni Ottanta si espresse a favore del rapporto di Harvard, adesso tutto può cambiare. Il fatto che il cervello vada completamente fuori uso, per l’Osservatore , non basta a concretizzare la morte, a meno che la Chiesa non voglia «identificare la persona con le sole attività cerebrali» contraddicendo «la dottrina cattolica». La morte cerebrale sarebbe stata un tentativo di risolvere sul piano neurologico e scientifico un problema morale con lo scopo di legittimare i trapianti.
Si allarga il rischio di un ripensamento dottrinario anche in una materia in cui la Chiesa cattolica si era finora distinta dalle confessioni più fondamentaliste.
Reagisce il mondo scientifico. Il direttore del Centro nazionale trapianti Alessandro Nanni Costa osserva: «Il criterio di morte cerebrale per sancire la morte di un individuo è l’unico scientificamente valido. La comunità scientifica mondiale approva i criteri stabiliti dal rapporto di Harvard e le critiche, provenienti da frange minoritarie, sono basate essenzialmente su considerazioni non scientifiche». In Italia – conclude Costa – «si registrano oltre 2000 accertamenti di morte cerebrale all’anno e in nessuno di questi si è avuto altro termine se non la morte dell’individuo». Analogo il parere del presidente dell’Associazione anestesisti-rianimatori ospedalieri, Vincenzo Carpino: «Il criterio di morte cerebrale resta l’unico valido, in mancanza di nuove evidenze scientifiche, per definire la morte».
Aderisce invece ai "dubbi" vaticani il vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica Lorenzo D’Avack.
Ful.Fa. (fonte: Liberazione 3 settembre 2008)

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