Mazzolari, il sacerdote anti-fascista stimato dai Papi e da Mattarella

“Lui aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti”. Così Paolo VI parlava di don Primo Mazzolari, il sacerdote partigiano anti-fascista amico dei Papi e dei giornalisti che anticipò alcune delle istanze dottrinarie e pastorali del Concilio Vaticano II, dalla “Chiesa dei poveri”, alla libertà religiosa, al pluralismo, al “dialogo coi lontani”, alla distinzione tra errore ed erranti.

Egli stesso era un cronista attento alla storia e alla fusione tra fede e quotidianità, tanto che proprio su queste basi nel 1949, in piena Restaurazione italiana, fondò l’Adesso, quindicinale di impegno cristiano, di cui è stato anche direttore. “Adesso, non domani. All’infuori del caso che domani un altro possa far meglio ciò che io non so fare (la rivoluzione cristiana non fa saltare la corteccia dell’albero con la dinamite) rimandare a domani è neghittosità e vigliaccheria. Adesso è un atto di coraggio. Un uomo d’onore non lascia agli altri la pesante eredità dei suoi adesso traditi”. Era tutto questo il parroco di Bozzolo che con il suo pensiero, la sua concretezza nelle opere verso i suoi parrocchiani e l’intero popolo italiano è oggi definito un “lucido precursore di Papa Francesco” che nella periferia vede “i destini del mondo”, proprio come lui scriveva in un editoriale pubblicato sull’Adesso.

E proprio del Mazzolari, Servo di Dio, ha parlato questa mattina a Santa Marta Bergoglio, citando un’omelia in cui il sacerdote parlava di Giuda sì come “poveretto” ma anche lo definiva “fratello” che pur avendo sbagliato e peccato ha bisogno di perdono e di un’altra possibilità. Così don Mazzolari parlò anche dell’occupante nazista negli anni del secondo conflitto mondiale dalle cui grinfie portò via non poche famiglie di ebrei. Pur essendo anti-fascista, infatti, il parroco mantovano denunciato dai fascisti per essersi rifiutato di cantare il Te Deum dopo il fallito attentato a Mussolini ad opera di Tito Zaniboni e scampato a tre colpi di rivoltella nell’agosto del 1931, oggi è ricordato come un grande esempio tanto per la Chiesa che per la politica. Lo ha detto, inoltre, lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, ricordando il sacerdote ed educatore lombardo e rendendo omaggio alla sua tomba che si trova nella chiesa parrocchiale di Bozzolo, ha affermato: “I messaggi, le esortazioni, gli insegnamenti, la profezia di don Primo Mazzolari sono sempre stati un forte richiamo di grande fascino e di grande forza persuasiva”.

farodiroma.it

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