Matrimoni forzati, ancora una piaga e non ancora un reato

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Nel mondo saranno 134 milioni le minorenni che si sposeranno entro il 2030 se il trend non dovesse interrompersi. Nel nostro paese in discussione un progetto di legge alla Camera e un ddl fermo al Senato per introdurre il reato di matrimonio forzato.

di Maria Concetta Tringali

Assegnata alla seconda Commissione Giustizia in sede referente lo scorso 31 ottobre, per la proposta di legge che vuole introdurre nel nostro paese il reato di matrimonio forzato sembra avvicinarsi finalmente il momento di un confronto alla Camera.

L’iniziativa è delle deputate forziste, prima firmataria Mara Carfagna.

Per tracciare l’iter parlamentare di un dibattito che scuote il paese, visti i numeri del fenomeno, bisogna richiamare l’omologo disegno di legge che giace in Senato da giugno del 2017 e che ricalca per diretta ammissione di Nadia Ginetti un precedente ddl voluto da un’ampia parte del Pd proprio nella legislatura scorsa.

A cercare le differenze, intanto il progetto all’esame della Commissione Giustizia alla Camera propone l’introduzione della nuova fattispecie di reato inserendola tra i delitti contro il matrimonio. Diversamente, il disegno di legge fermo al Senato vuole aprire un varco nel codice penale proprio tra i delitti contro la persona, agganciando l’ipotesi del matrimonio forzoso alla violenza sessuale. Il dato non è di poco conto, rappresentando una scelta fortemente politica anche la sistemazione della norma, all’interno dell’impianto codicistico.

Ancora, ferma in entrambe le bozze di legge l’idea di un Osservatorio permanente, il provvedimento voluto dal Partito Democratico prevede sanzioni più severe e disegna un reticolo di pene accessorie non indifferente. Va da sé che far conseguire alla condanna per aver indotto un minore a contrarre matrimonio, tra l’altro, la perdita della responsabilità genitoriale, l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all’amministrazione di sostegno, la perdita del diritto agli alimenti e l’esclusione dalla successione della persona offesa, sia una scelta con precise implicazioni.

Seppure certamente migliorabile, tuttavia, che il progetto di legge delle deputate di Forza Italia con Berlusconi continui l’iter per approdare in aula è dato assolutamente positivo.

Ma, nel frattempo, qual è la situazione sul versante della tutela dei diritti?

L’Europa sa bene da che parte stare, le leggi di molti paesi ce lo confermano.

In prima linea sempre l’associazionismo. Save The Children sollecita, con l’uso dei social, una riflessione collettiva in occasione dell’11 ottobre, Giornata internazionale delle bambine, e avverte che saranno nel mondo 134 milioni le minorenni che si sposeranno entro il 2030 se il trend non dovesse interrompersi.

Incessante poi il lavoro di Trama di Terre che, dopo aver dato alle stampe – e alla rete – un vademecum che traccia Linee guida per la prevenzione ed il contrasto ai matrimoni forzati si spinge fino all’azione concreta in difesa delle minorenni abusate, inventandosi un programma di protezione che arriva là dove lo Stato non c’è.

Il fenomeno riguarda il mondo intero. I dati di Terres des Hommes, raccolti nel progetto Indifesa, provano a raccontare La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo 2018.

E aprono con una buona notizia: si citano stime Unicef, per dire che tra le giovani donne di età compresa tra i 20 e i 24 anni, poco più di una su cinque si è sposata quando aveva meno di 18 anni; dieci anni fa il rapporto era di una su quattro. Sono circa 25 milioni, dunque, le bambine salvate dalla tratta.

Ne restano comunque ancora moltissime, troppe: circa 12 milioni quelle costrette a sposarsi ogni anno.

E in Italia la situazione sembra essere peggiore, in controtendenza.

La violenza sui minori, nelle conclusioni del Comando Interforze della Polizia di Stato, non si arresta; c’è al contrario un aumento globale dell’8% sui dati del 2017 e per lo più le vittime sono per l’appunto bambine e ragazze.

Ma se nella cronaca di matrimoni imposti la difficoltà maggiore è quella di penetrare i rapporti familiari, fatti di gerarchie solide e antiche che si impastano coi legami di casa, in Gran Bretagna si è messo a punto un escamotage che sembra attingere dallo stesso registro di gesti semplici della vita quotidiana. E così, in prossimità delle vacanze estive, si è deciso di suggerire alle ragazzine che si fossero sentite a rischio di fare un viaggio nel paese d’origine finalizzato a un matrimonio forzato, di adottare un segnale inequivocabile: portare indosso un cucchiaio di metallo, nascosto negli indumenti. Dai metal detector degli aeroporti, l’occasione privata e certa di una denuncia salvavita.

Intanto, a Firenze, il teatro Puccini inaugura il 2 novembre una mostra sul tema. Si chiama “WIFE – Wonderful Instrument for Enjoyment” e racconterà in immagini le storie delle donne del Bangladesh e di una comunità intera che sta, pian piano, provando a sconfiggere quella pratica. Una comunità che tenta di remare contro rispetto alla rotta indicata dal Parlamento che appena il 27 febbraio 2017 ha introdotto una legge che consente di celebrare il matrimonio del minore con il consenso dei genitori. La ratio della norma? “Dare una risposta a quelle situazioni in cui la ragazza abbia una gravidanza accidentale o illegale”.

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