Il segreto del vescovo e la lenta fine del celibato

di Francesco Peloso – globalist

La storia del vescovo ausiliare di Los Angeles padre di due figli può suscitare più di un’ironia. Eppure dietro fatti comunque eclatanti come questo, si intravede la crisi del rapporto fra Chiesa e sessualità. Diversi gruppi di sacerdoti in Austria, Irlanda e Stati Uniti, da tempo chiedono l’abolizione del celibato obbligatorio, in Africa come in America Latina, sono molti i prelati con “moglie”, secondo quanto si dice off the record – e non da oggi – nello stesso Vaticano. La vicenda degli abusi, storia tragica e orrenda dell’ultimo decennio, ha aperto una discussione sulle stesse strutture politiche e dottrinarie della Chiesa-istituzione. Discussione che sembra appena cominciata. Di seguito la vicenda americana con alcune altri capitoli non del tutto noti.

La storia è di quelle che inevitabilmente genera scandalo: un vescovo ausiliare di Los Angeles, la più grande diocesi del mondo, si è dimesso perché padre di due figli adolescenti. Si tratta dell’ennesimo colpo alla tenuta dell’immagine della Chiesa che, proprio sul fronte della sessualità, ha subito nel corso dell’ultimo decennio una serie di rovesci clamorosi. Ma se i moltissimi casi di abuso sessuale avevano gettato un’ombra oscura sulla situazione interna al clero in diversi Paesi del mondo, quest’ultima vicenda è assai diversa.

Monsignor Gabino Zavala, 60 anni, di origini messicane, vescovo amato e riconosciuto per le sue battaglie in favore degli immigrati, contro la pena di morte e a sostengo anche dei gay, si è rivelato essere padre di due figli, minorenni sì, ma già “teenager”, che vivono con la madre in un altro stato, lontano dalla California. L’attuale vescovo di Los Angeles, José Gomez, 60 anni anche lui area Opus, nominato appena nel marzo del 2011, ha accusato il colpo anche perché Zavala era considerato uno dei personaggi di spicco della diocesi; fra l’altro è presidente di Pax Christi in America. Per la Chiesa di Los Angeles, tuttavia, non è il primo duro colpo. Il predecessore di Gomez, il cardinale Roger Mahony, considerato un alfiere della corrente progressista, dovette fare fronte pochi anni fa a un colossale scandalo di abusi sessuali; nel 2007 la diocesi dovette a sborsare circa 200milioni di dollari per soddisfare le richieste di 144 vittime.

In merito alla vicenda del vescovo-padre, invece, monsignor Gomez ha diramato un comunicato nel quale si informava che lo stesso Zavala aveva consegnato le proprie dimissioni all’inizio di dicembre nelle mani di Benedetto XVI. Una carriera stroncata se si considera che, in base al diritto canonico, il vescovo deve rassegnare il proprio mandato al pontefice una volta compiuti i 75 anni, è poi il Papa che può stabilire una proroga. D’altro canto tenendo conto dell’età dei ragazzi, è assai probabile che Zavala ne abbia concepito almeno uno quando era già vescovo visto che la sua ordinazione episcopale risale al 1994. La diocesi intanto si è impegnata a pagare gli studi ai due giovani.

Benedetto XVI ha accettato le dimissioni e del resto ha egli stesso più volte ribadito la dottrina esclusiva in favore del celibato per il clero. Se però a livello teorico la Santa Sede ha seguito la tradizione, sul piano pratico le cose sono più complesse. Gli anglicani più conservatori, infatti, premono da tempo per diventare cattolici; il Papa, da parte sua, ha istituito la figura giuridica degli ordinariati nazionali per gli anglicani che raccolgono appunto fedeli e religiosi desiderosi di unirsi a Roma. Ma i preti anglicani sono non di rado sposati, così, per esempio, i due ordinari di Usa e Inghilterra, cioè i capi delle nuove comunità cattoliche ex anglicane, il reverendo Jeffrey Steenson e il reverendo Keith Newton, sono entrambi sposati con figli e parteciperanno a pieno titolo alla vita delle rispettive conferenze episcopali. Non potranno essere ordinati vescovi, formalmente, ma i loro incarichi sono a tutti gli effetti quelli di due responsabili di grandi diocesi. Senza contare il resto del clero uxorato che da Canterbury passa dalla parte di Roma.

A ciò si aggiunga la tradizione – da tempo contemplata – dei greco-cattolici ucraini, dove pure è ammesso il prete sposato, o quella dei maroniti del Libano. Per altro questa seconda comunità, in forza dell’emigrazione cristiana – almeno 25 milioni quelli che vivono ‘all’estero’ – si sta rafforzando in vari Paesi del mondo ma soprattutto in nord America dove, di recente, sono stati ordinati preti sposati con il tacito assenso dei vescovi americani e della nunziatura pontificia, aprendo quindi la strada alla diffusione di un nuovo grande gruppo di preti sposati.

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