George Pell, il cardinale travolto dalle accuse di abusi sui minori

“Sono molto grato al Santo Padre di avermi dato il congedo per tornare in Australia. Guardo al giorno in cui mi potrò difendere davanti alla corte. Sono innocente, le accuse sono false e considero l’idea stessa di abuso sessuale un crimine orribile”. Queste le parole pronunciate mercoledì mattina dal cardinale George Pell davanti ai ‘vaticanisti’, convocati con un alert lanciato dalla Sala Stampa della Santa Sede alle 4,30 di notte. Ai giornalisti il cardinale australiano, travolto dalle accuse di abusi sessuali che hanno portato dopo mesi di indagini alla sua incriminazione, ha lanciato un’aspra critica riguardo “alle anticipazioni sulle indagini in corso ormai da due anni. Un accanimento – ha detto testualmente – senza tregua e per più di un mese dichiarazioni relative al fatto che la decisione sulle accuse sarebbe stata ‘imminente'”. E infine, con una certa spavalderia, ha annunciato: “Il processo giudiziario mi darà l’opportunità di pulire il mio nome e tornare al mio lavoro a Roma”.

Un’autosospensione giunta troppo tardi

Ma le cose non stanno proprio così: il processo sarà complicato perché i fatti risalgono a 40 anni fa e il porporato australiano ha 76 anni e già l’anno scorso avrebbe dovuto lasciare per età il suo incarico di prefetto degli Affari economici della Santa Sede. Inoltre, un’annotazione del portavoce vaticano Greg Burke fa capire quanta irritazione ci sia verso l’ostinazione di Pell di essere voluto rimanere al suo posto nonostante le accuse fossero note da tempo. Dopo aver letto il comunicato ufficiale, infatti, Greg ha aggiunto che il cardinale ha deciso di non partecipare più a celebrazioni religiose pubbliche fino a quando la sua posizione non si sarà chiarita in Tribunale. Una decisione di buon senso che evita possibili provvedimenti canonici.

Francesco comunque ha ringraziato Pell per la decisione di autosospendersi, decisione evidentemente concordata. “La Santa Sede – ha aggiunto Burke – esprime il proprio rispetto nei confronti della giustizia australiana che dovrà decidere il merito delle questioni sollevate”. Il portavoce ha anche ricordato che “il cardinale Pell da decenni ha condannato apertamente e ripetutamente gli abusi commessi contro minori come atti immorali e intollerabili, ha cooperato in passato con le Autorità australiane (ad esempio nelle deposizioni rese alla Royal Commission), ha appoggiato la creazione della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e, infine, come Vescovo diocesano in Australia, ha introdotto sistemi e procedure per la protezione di minori e per fornire assistenza alle vittime di abusi”.

 George Pell

La polemica con l’attivista vittima dei preti pedofili

Ma su questo “appoggio” alla Commissione per la protezione dell’infanzia pesava fino a oggi come un macigno la polemica tra Pell e Peter Saunders, un attivista inglese antipedofilia (vittima a sua volta di abusi da un prete pedofilo), che fu costretto a lasciare la Commissione vaticana per la protezione dell’infanzia proprio per aver chiesto a Pell di ritirarsi dal suo incarico per via delle accuse emerse in Australia. La Santa Sede spiegò che Saunders in qualità di ex vittima era risultato incompatibile con il lavoro della Commissione perché chi ne fa parte non può essere autore di battaglie esterne anche se riguardanti lo stesso argomento. E oggi che a lasciare il Vaticano è il cardinale George Pell, prefetto del super dicastero per l’economia, alcuni vaticanisti rievocano la vicenda che vide contrapposti Saunders (piccolo come Davide) e il cardinale Pell (che lo guardava dall’alto del suo incarico prestigioso e dai 2 metri e passa di altezza, come Golia). Con grande coraggio, Saunders aveva denunciato pubblicamente il “disprezzo” per i bambini vittime di abusi sessuali ad opera dei preti pedofili locali, dimostrato dal cardinale Pell, dichiarando che il cardinale “si sta facendo gioco della commissione papale, del Papa stesso, ma soprattutto di tutte le vittime”. Per questo, aveva aggiunto, il porporato dovrebbe “essere messo da parte” da Papa Francesco. Da parte sua, il porporato aveva emesso un comunicato descrivendo le accuse di Saunders come “false”, “fuorvianti” e “oltraggiose”.

A tutto questo avevano fatto seguito dopo qualche mese anche le dimissioni di Mary Collins, vittima irlandese di abusi sessuali. Anche lei se ne era andata dalla Commissione sostenendo che in Curia non c’era abbastanza collaborazione con l’organismo voluto da Bergoglio, in quanto “nessun vescovo è stato ufficialmente e in modo trasparente sanzionato o rimosso per la sua negligenza”. Già da oggi, intanto, Papa Francesco ha affidato la gestione della Segreteria dell’Economia ai due attuali segretari: monsignor Alfred Xuareb, maltese, ex segretario particolare di Benedetto XVI e per un breve periodo anche di Bergoglio, e monsignor Luigi Mistò, sacerdote della diocesi di Milano, già impegnato nel Servizio Cei per la promozione del sostegno economico e poi segretario dell’Apsa.

Quale impatto sulle finanze vaticane?

L’auto-sospensione di Pell rende però ancora più precaria la situazione delle finanze vaticane perché segue di pochi giorni l’uscita del revisore generale Libero Milone, fedelissimo di Pell, dimessosi senza precisare le ragioni. Inoltre, dopo l’avvio del dicastero cui erano state affidate tre diverse competenze (programmazione delle attività finanziarie, gestione diretta delle stesse e controllo sui dicasteri vaticani) le due ultime funzioni sono state progressivamente svuotate anche a causa della resistenza dei dicasteri che avrebbero dovuto cedere i loro ‘cespiti’: la Segreteria di Stato, Propaganda Fide e l’Apsa, che nella Riforma disegnata dal C 9 (di cui Pell fino ad oggi era membro) doveva diventare la Banca centrale del Vaticano, il che invece non è avvenuto, rimanendo piuttosto il polmone finanziario e organizzativo della Santa Sede.

agi

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