Figli di preti: Anne-Marie Mariani rompe il tabù

Figli di preti: Anne-Marie Mariani rompe il tabù
intervista ad Anne-Marie Mariani a cura di Virginie Larousse
in “www.lemondedesreligios.fr” del 5 marzo 2014 (traduzione: www.finesettimana.org)

All’età di 16 anni, Anne-Marie Mariani apprende da suo zio di essere nata da un amore proibito tra un prete e una religiosa. È uno choc. Ignorava del tutto il suo passato, dato che i suoi genitori avevano abbandonato la chiesa cattolica da molto tempo. Ma questo segreto ha gravato pesantemente sulla vita familiare. Oggi, Anne-Marie Mariani desidera, per mezzo della sua testimonianza intima e rara, togliere il velo sui “figli del segreto” che, lei afferma, sono molto di più di quanto si possa immaginare. Ha del resto creato un’associazione, “Les enfats du silence” (i figli  del silenzio) per offrire loro un luogo di ascolto e chiede alla Chiesa cattolica di permettere ai suoi  preti “la scelta di amare, di sposarsi e di avere dei figli”.
in quale contesto i suoi genitori si sono incontrati?
Mia madre, rimasta orfana molto presto, si era rifugiata presso le domenicane di Marsiglia, dove ha vissuto. Per fedeltà nei confronti di coloro che tanto l’avevano aiutata, prese l’abito. Mio padre, era uno studente molto bravo. I suoi genitori hanno pertanto deciso di farlo entrare in seminario.
Bisogna tener presente, che all’epoca, era qualcosa di molto prestigioso. Benché mio padre e mia  madre si siano fatti religiosi senza una vera vocazione, si sono molto realizzati in questo ambiente.
Mia madre, infermiera, si occupava di un dispensario a Orano con altre religiose. Mio padre era un prete carismatico, molto apprezzato dai fedeli. Si sono incontrati proprio ad Orano. L’amore è sbocciato subito. Mamma ha fatto domanda di poter abbandonare la clausura per poter ottenere l’autorizzazione di lasciare lo stato religioso. Quando sono stata concepita, non portava più l’abito, anche se non era ancora pienamente libera dall’obbligo dei voti. Per papà, la cosa ha richiesto molto più tempo. I suoi superiori hanno fatto di tutto per soffocare lo scandalo, giungendo fino ad offrire del denaro a mia madre perché scomparissimo, e poi ad organizzare la mia adozione da parte di una famiglia – ciò che mamma ha rifiutato. Solamente quando ho avuto l’età di tre anni papà ha potuto raggiungerci e condurre una vita laica.
Come è stato vissuto questo ritorno alla vita civile?
Male. La coppia che i miei genitori formavano ha subito maldicenze e affronti. Tutti conoscevano, chi più chi meno, la loro situazione. Agli occhi delle persone, avevano violato un interdetto. I miei genitori hanno dovuto vivere con un enorme senso di colpa, un sentimento di vergogna.

Hanno conservato la fede nonostante queste prove?

Assolutamente. Penso che abbiano compreso molto in fretta la differenza tra l’insegnamento di Gesù e ciò che gli uomini ne hanno fatto. I miei genitori sono un esempio edificante di fede, di coraggio,  di amore. Non hanno fatto nulla di contrario allo spirito del Vangelo. L’essere umano è, durante la  sua vita, costantemente in evoluzione. È fatto di successive sincerità. Il voto di castità è  estremamente difficile da rispettare sulla lunga durata, e tutti non hanno la stessa capacità di sopportare la solitudine e la continenza. È un crimine amarsi?

La sua associazione, Les Enfants du silence, riceve molte testimonianze simili alla sua?
Sicuramente. Ho creato questa struttura con l’aiuto di “Plein Jour”, che dà il proprio sostegno alle  compagne dei preti. Numerosi sono i figli di preti o di religiosi nel mondo. Nella maggior parte dei  casi, i genitori hanno già abbandonato la vita religiosa al momento della nascita, e questo consente  loro di condurre una vita quasi normale. Ma altri, è il mio caso con mio padre, nascono quando  quest’ultimo esercita ancora il proprio ministero. Questa situazione è molto più difficile. Dietro tutto questo, c’è una grande ipocrisia, poiché gran parte dei vescovi sono al corrente. Ma se la cosa si viene a sapere al di fuori della cerchia ecclesiastica, li si mette alla porta. Senza un soldo, senza un alloggio. Il vuoto totale.

La chiesa cattolica è ancora oggi intransigente come ai tempi dei suoi genitori?
Penso di sì. È del resto sorprendente che il Vaticano, sino ad ora, non ha mai pronunciato una parola su ciò che concerne i figli dei preti. È sufficiente leggere i Vangeli per vedere che Gesù apprezzava  la presenza dei bambini. Sono sbalordita pertanto del fatto che dei preti siano buttati fuori  dall’istituzione con il pretesto che hanno dato la vita. Diventerebbero uomini di chiesa peggiori  vivendo l’esperienza della genitorialità? Non lo penso proprio. Al contrario, l’istituzione ne  uscirebbe più vera, più giusta, più in armonia con i suoi fedeli. Penso che mio padre avrebbe  ardentemente desiderato rimanere prete. Ma non glielo si è permesso. Papa Francesco sembra un po’ più aperto sulla questione, poiché uno dei suoi collaboratori più vicini, Mons. Parolin, ha dichiarato  che il celibato dei preti era una tradizione e non un dogma. Detto questo, non sono molto ottimista.

Lei dice che, su questo problema, la posizione della chiesa cattolica non è conforme al
messaggio di Gesù.
Il celibato dei preti non è una legge divina ma ecclesiastica. È stata instaurata da papa Gregorio VII  solo nel 1074, questo sta a significare che prima di quella data non c’era nulla di obbligatorio. Mai  Gesù ha formulato una simile richiesta. La maggior parte degli apostoli e dei discepoli che  attorniavano Gesù, al di fuori di Paolo, erano sposati. Gesù ha guarito la suocera di Pietro, il primo  papa della storia! Inoltre, la tradizione ebraica da cui Gesù proveniva, incoraggiava molto ad avere  dei figli. Se la chiesa ha emanato questa legge nell’XI secolo, è anzitutto per ragioni finanziarie:  permetteva di recuperare dei beni che altrimenti sarebbero potuti andare a finire ai figli di questo  clero.
Inoltre un uomo celibe è più facile da controllare rispetto ad un uomo sposato e costa di meno.
Anche se in radice resto profondamente cristiana, questa situazione mi indigna. I miei genitori si  sono amati, verso e contro tutto. È ciò che ha dato loro forza e che costituisce oggi la mia  ammirazione. Amare, osare di amare è pienamente conforme ai Vangeli.

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