Cristiani cingalesi? L’Italia dice no. L’incredibile vicenda di un gruppo di giovani

Cristiani cingalesi? L'Italia dice no

Non sono rifugiati che giungono illegalmente in Italia, dove sono accolti praticamente a braccia aperte, alloggiati e nutriti a nostre spese. Sono “solo” cristiani cingalesi che, con documenti regolari, “per accrescere la loro fede” vogliono visitare il nostro Paese per poi tornare a casa. E quindi non meritano di entrare. L’incredibile vicenda, che riguarda un gruppo di undici giovani dello Sri Lanka, lascia quantomeno sgomenti. Ne ha dato notizia nei giorni scorsi Il Giornale, che racconta nei dettagli l’accaduto.

Alcuni mesi fa il presule di Trieste monsignor Giampaolo Crepaldi ha chiesto all’ambasciata italiana il rilascio del visto per un gruppo di giovani cattolici, specificando le motivazioni del loro viaggio (visita “culturale e religiosa in occasione dell’anno giubilare”) e illustrando nel dettaglio sia le tappe dell’itinerario – pellegrinaggio alle basiliche di Roma, a quelle di San Francesco d’Assisi e di Sant’Antonio da Padova e altri appuntamenti religiosi e culturali – sia il luogo in cui avrebbero soggiornato. Ovvero la città di Trieste, la cui curia, con la collaborazione dei fedeli locali, avrebbe sostenuto per intero tutte le spese necessarie, viaggio compreso.

Oltretutto padre Mario Michalik, ex missionario in Sri Lanka e attualmente parroco a Trieste, a marzo era anche andato di persona nel Paese “per selezionare giovani affidabili” che “allo scadere del visto sarebbero tornati a casa” racconta lui stesso a Fausto Biloslavo. Ed aggiunge che l’accaduto è una vera e propria “cattiveria. Dall’ambasciata non ci rispondevano nemmeno. I ragazzi cingalesi cristiani che avevamo invitato per una visita spirituale non sono terroristi e nemmeno immigrati che vogliono restare in Italia”.

Le assicurazioni e garanzie fornite dalla curia del capoluogo giuliano non sono dunque state ritenute sufficienti: nel modulo prestampato che l’ambasciata ha inviato rifiutando la richiesta di visto, è scritto che “le informazioni fornite per giustificare lo scopo e le condizioni del soggiorno non sono attendibili” e che gli interessati non avrebbero “dimostrato di disporre di mezzi di sussistenza sufficienti, sia per la durata prevista del soggiorno, sia per il ritorno nel paese di origine”.

Monsignor Crepaldi alla fine ha scritto una lettera all’ambasciatore italiano a Colombo, in cui si legge che in tutto questo “la cosa peggiore è stata sicuramente il diniego del visto con motivazioni a dir poco stupefacenti, che insinuano il dubbio circa le spese di viaggio, vitto e alloggio ed il rientro in Sri Lanka. È stata messa in discussione la serietà della proposta della Diocesi di Trieste”. Che “ha garantito. E certo non vuole portare immigrati clandestini in Italia. I cristiani – commenta padre Michalik – non protestano mai. Forse per questo ci trattano così”.

giornaleditalia.org

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