‘Clericus cup’, anche i preti fanno gol o almeno ci provano

Non solo Vaticano: al via domani l’undicesima edizione del torneo di calcio per sacerdoti e seminaristi all’ombra del Cupolone. Nell’edizione di oggi anche la presa di posizione decisa dei vescovi messicani contro il muro anti-migranti di Trump e il rischio crisi sanitaria in Tanzania.

di GIOVANNI PANETTIERE

Torneo di calcio sotto il Cupolone

Il cognome è di quelli pesanti da portare su un campo da calcio. E lui, don Neymar, si affida a Dio per esserne degno. Si chiama come la stella del Barcellona e da par suo è l’asso del Collegio brasiliano, la squadra favorita per la vittoria nella ‘Clericus cup‘, il torneo di calcio per preti e seminaristi che si disputa all’ombra del Cupolone. Promosso dal Csi, col patrocinio della Conferenza episcopale italiana e del Pontificio consiglio per la cultura, il campionato è giunto quest’anno alla sua undicesima edizione. Domani il fischio d’inizio, con diciotto formazioni al via, quattro gironi e 372 calciatori provenienti da 66 paesi diversi. Qualcuno di loro è stato addirittura a un passo dai terreni di gioco ben più blasonati. È il caso del portiere brasiliano 37enne Carlo Gomes Silva. Una ventina d’anni fa figurava nella rosa del Goias, formazione che all’epoca militava nella serie B brasiliana. Era così promettente che il Cagliari gli mise gli occhi addosso, ma poi alla fine non se ne fece nulla. Alla ‘Clericus cup’ parteciperanno per la prima volta due squadre che potrebbero fare qualche sgambetto ai team più rodati: il Collegio ucraino di San Glosafat e il Collegio San Pietro. Per seguire l’andamento del torneo è attivo il sito web (www.clericuscup.it) che  riporterà risultati e classifiche sempre aggiornati. L’edizione 2017 della ‘Clericus cup’ s’ispira alle parole di papa Francesco: “Mettiamoci in gioco nella vita come nello sport”. I parroci in calzoncini non vedono l’ora di dare il buon esempio. E speriamo che vadano a segno in campo e soprattutto fuori.

I vescovi messicani ‘abbattono’ il muro di Trump

“Non si può restare a braccia conserte di fronte al muro che Trump vuole far costruire alla frontiera”. Mentre il presidente degli Stati uniti accelera sulla realizzazione di una barriera anti-migranti al confine tra Usa e Messico, la Conferenza episcopale del Paese centroamericano leva la sua voce contro il progetto della Casa bianca. “All’inizio di questa Quaresima – ha detto il segretario generale dei vescovi messicani, monsignor Gerardo Miranda Guardiola, nel corso di una conferenza stampa sul nodo dei profughi – mi permetto di fare eco al messaggio di papa Francesco nel quale ci invita a comprendere e intensificare la vita dello Spirito, guardando all’altro come a un dono. In questo momento della nostra storia vogliamo mettere in evidenza che siamo in un tempo propizio per guardare al migrante come a un dono di Dio”. Il presule ha quindi invitato i cattolici locali, dagli studenti ai lavoratori finto agli imprenditori, a “coinvolgersi per assistere questi fratelli immigrati che sono tanto abbandonati e discriminati”. Nelle case d’accoglienza del Paese, è la denuncia, i volontari sono insufficienti, dato che possono arrivare da 15 fino a più di 300 persone al giorno bisognose di assistenza.

Rischio crisi sanitaria in Tanzania

È un appello disperato quello lanciato alla comunità internazionale da Medici senza frontiere sulla situazione sanitaria in Tanzania. Il Paese africano, meta di tantissimi turisti europei appassionati di safari o rapiti dalle acque cristalline di Zanzibar, è sempre più terreno di approdo per rifugiati in fuga dal confinante Burundi. La situazione nei campi di accoglienza è al collasso e il rischio del dilagare di epidemie non è più solo sulla carta. Il campo di Nduta, nel nord ovest della Tanzania, ha visto quadruplicare in questi giorni le consultazioni mediche. Il mese di gennaio ha registrato il più alto tasso di arrivi mensili da maggio 2015, con circa 19mila persone che hanno attraversato la frontiera. Il centro di Nduta accoglie 117mila rifugiati, più del doppio della capacità prevista. La situazione è di piena emergenza già dal novembre scorso e sta solo peggiorando. Le preoccupazioni di Msf si concentrano sul pericolo di un diffondersi della malaria: solo a gennaio sono state trattate circa 17mila persone. Diarrea, infezioni all’apparato respiratorio e problemi cutanei sono poi molto comuni tra i rifugiati. La situazione dell’accoglienza ai migranti deve fare i conti anche con la stretta voluta dal governo tanzaniano. Da aprile 2015 sino a poco tempo a tutti i profughi burundesi veniva automaticamente riconosciuto lo status di rifugiato politico. Di recente l’esecutivo di Dodoma ha ingranato la retromarcia, stabilendo che la qualifica deve essere attribuita caso per caso.

quotidiano.net

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Traghettilines BOMPIANI 1+1 Abbonanti ad un 2024 di divertimento - Mirabilandia Pittarello - Saldi fino al -70% Frigo vuoto e voglia di vino? Te lo consegniamo in 30 minuti alla temperatura perfetta! Duowatt - Banner generici con logo Tekworld.it Bus Terravision Aeroporto Milano Malpensa Plus Hostels Transavia 2021 Radical Storage Bus notturno Fiumicino Aruba Fibra veloce Hosting Aruba - Scopri di più