Benedizione coppie gay, Vaticano “15 secondi senza rito”/ “Fiducia Supplicans non cambia dottrina matrimonio”

Papa Francesco e il card. Fernandez

Dopo le fortissime polemiche sollevate in diverse Diocesi del mondo a seguito della dichiarazione “Fiducia supplicans” prodotta dal Dicastero per la Dottrina della Fede – in merito all’approvazione di Papa Francesco per la benedizione delle coppie gay o LGBTQ – è lo stesso organo ex Sant’Uffizio ad intervenire con una nota in risposta a firma del cardinale Victor Manuel Fernandez e di mons. Armando Matteo, rispettivamente Prefetto del Dicastero e Segretario per la Sezione Dottrinale. Il Vaticano conferma da un lato il contenuto della dichiarazione firmata da Papa Francesco lo scorso 18 dicembre 2023, ma dall’altro si cerca di accogliere e ascoltare il disagio prodotto da un provvedimento del genere: «Scriviamo questo Comunicato stampa per aiutare a chiarire la ricezione di Fiducia supplicans, raccomandando al contempo una lettura completa e attenta della Dichiarazione per comprendere meglio il significato della sua proposta», si legge nella premessa alla nota pubblicata il 4 gennaio 2024. Sei i punti chiariti all’interno del Comunicato: 1- Dottrina; 2- Ricezione pratica; 3-.Situazione delicata di alcuni Paesi; 4-Vera novità del documento; 5- Come si presentano concretamente le benedizioni pastorali; 6- Catechesi.
È particolarmente in Africa che si è aperta la frattura tra le Diocesi locali e il Vaticano, ma critiche alla “Fiducia supplicans” sono giunte anche da diverse altre parti della Chiesa Cattolica, non da ultimo l’ex Prefetto del Dicastero card. Müller che parlando della benedizione delle coppie gay afferma «è una bestemmia benedire il peccato». In risposta alle varie polemiche, il cardinale Fernandez sottolinea «I comprensibili pronunciamenti di alcune Conferenze episcopali sul documento Fiducia supplicans hanno il valore di evidenziare la necessità di un periodo più lungo di riflessione pastorale. Quanto espresso da queste Conferenze episcopali non può essere interpretato come un’opposizione dottrinale, perché il documento è chiaro e classico sul matrimonio e sulla sessualità». Il Vaticano sottolinea come sul tema della dottrina matrimoniale non sia modificato nulla nella dichiarazione “Fiducia supplicans” – citando anche i vari passaggi dove ne parla il documento – e aggiunge, «non ci sarebbe lo spazio per prendere le distanze dottrinali da questa Dichiarazione o per considerarla eretica, contraria alla Tradizione della Chiesa o blasfema».
Ad essere criticato della dichiarazione del Vaticano è il risvolto “pratico” delle benedizioni di coppie “irregolari” per la dottrina cattolica: «La Dichiarazione contiene la proposta di brevi e semplici benedizioni pastorali (non liturgiche né ritualizzate) di coppie irregolari (non delle unioni), sottolineando che si tratta di benedizioni senza forma liturgica che non approvano né giustificano la situazione in cui si trovano queste persone». Davanti a chi pone la possibilità di avere un personale discernimento sulla benedizione o meno di coppie LGBTQ, il Comunicato del Dicastero aggiunge «Ogni Vescovo locale, in virtù del suo proprio ministero, ha sempre il potere di discernimento in loco, cioè in quel luogo concreto che conosce più di altri perché è il suo gregge. La prudenza e l’attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale potrebbero ammettere diverse modalità di applicazione, ma non una negazione totale o definitiva di questo cammino che viene proposto ai sacerdoti».
La vera novità della “Fiducia supplicans”, spiega il Dicastero, è quella di richiedere un «generoso sforzo di ricezione» e non la possibilità di benedire coppie gay: «È l’invito a distinguere tra due forme differenti di benedizioni: “liturgiche o ritualizzate” e “spontanee o pastorali”. Nella Presentazione si spiega chiaramente che «il valore di questo documento è […] quello di offrire un contributo specifico e innovativo al significato pastorale delle benedizioni, che permette di ampliarne e arricchirne la comprensione classica strettamente legata a una prospettiva liturgica». Per il Vaticano e per Papa Francesco la tematica delle benedizioni è una valutazione da «pastorale popolare» e non dottrinale: «il Santo Padre ci invita a una valorizzazione della fede semplice del Popolo di Dio, che anche in mezzo ai suoi peccati esce dall’immanenza e apre il suo cuore per chiedere l’aiuto di Dio». Quando Papa Francesco ha chiesto all’intera cristianità e alla Chiesa di crescere in una comprensione più ampia delle benedizioni pastorali, continua il cardinale Fernandez, «ci ha proposto di pensare ad un modo di benedire che non richiede di porre tante condizioni per realizzare questo semplice gesto di vicinanza pastorale, che è un mezzo per promuovere l’apertura a Dio in mezzo alle più diverse circostanze».
In merito però all’iter effettivo pratico su come effettuare la singola benedizione delle coppie gay, il Dicastero della Fede prova a rendere più chiara rispetto alla prima dichiarazione: «Per distinguersi chiaramente dalle benedizioni liturgiche o ritualizzate, le “benedizioni pastorali” debbono essere soprattutto molto brevi. Si tratta di benedizioni di pochi secondi, senza Rituale e senza Benedizionale. Se si avvicinano insieme due persone per invocarla, semplicemente si chiede al Signore pace, salute e altri beni per queste due persone che la richiedono. Allo stesso tempo si chiede che possano vivere il Vangelo di Cristo in piena fedeltà e che lo Spirito Santo possa liberare queste due persone da tutto ciò che non corrisponde alla sua volontà divina e di tutto ciò che richiede purificazione».
Il Dicastero indica anche un esempio possibile di “iter” da affrontare per sacerdoti e vescovi: «“Signore, guarda a questi tuoi figli, concedi loro salute, lavoro, pace e reciproco aiuto. Liberali da tutto ciò che contraddice il tuo Vangelo e concedi loro di vivere secondo la tua volontà. Amen”». E conclude con il segno della croce su ciascuno dei due». Per il Vaticano la benedizione non deve avvenire per più di 10-15 secondi e che non ha senso negare tale richiesta: «Non è il caso di sostenere la loro fede, poca o molta che sia, di aiutare le loro debolezza con la benedizione divina, e di dare un canale a questa apertura alla trascendenza che potrebbe condurli a essere più fedeli al Vangelo?». La dichiarazione “Fiducia supplicans” aggiunge anche un chiarimento già presente nel primo testo pubblicato a dicembre e firmato da Papa Francesco: «quando la benedizione è chiesta da una coppia in situazione irregolare, “benché espressa al di fuori dei riti previsti dai libri liturgici […] questa benedizione mai verrà svolta contestualmente ai riti civili di unione e nemmeno in relazione a essi. Neanche con degli abiti, gesti o parole propri di un matrimonio. Lo stesso vale quando la benedizione è richiesta da una coppia dello stesso sesso”. Resta chiaro, pertanto, che non deve avvenire in un posto importante dell’edificio sacro o di fronte all’altare, perché anche questo creerebbe confusione». A tutte le indicazioni “pratiche” il cardinale Fernandez invita ad una catechesi che accompagni ogni decisione in merito per le singole coppie che richiedono una benedizione: «il singolo individuo che chiede una benedizione – non l’assoluzione – potrebbe essere un grande peccatore, ma non per questo gli neghiamo questo gesto paterno nel mezzo della sua lotta per sopravvivere. Se questo viene chiarito grazie ad una buona catechesi, possiamo liberarci dalla paura che queste nostre benedizioni possano esprimere qualcosa di inadeguato. Possiamo essere ministri più liberi e forse più vicini e fecondi, con un ministero carico di gesti di paternità e di vicinanza, senza paura di essere fraintesi».

ilsussidiario.net

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