Angelo Rizzoli, bancarottiere incensurato

Tanti anni fa un mio collega magistrato mi raccontò di un interrogatorio fantastico: l’indagato gli raccontava una bugia dopo l’altra. Quando, carte alla mano, gli dimostrava che si trattava di una bugia, lui, senza scomporsi, raccontava un’altra storia. Alla fine, dopo non so quante palle, questo tizio gli aveva detto: “Dottore, non ci crede? Allora gliene racconto un’altra”. Di fronte a B. e ai suoi C., questo indagato era davvero un dilettante. In particolare B. ha proprio la menzogna nel sangue. Sono sicuro che, se uno gli chiede l’ora, subito gliela dice sbagliata. Poi magari ci ripensa e, se gli conviene, gliela dice giusta. Ma d’istinto mente.

Qualche giorno fa B. ha raccontato la storia riveduta e corretta di Angelo Rizzoli, arrestato e condannato per bancarotta e falso in bilancio, sentenza poi revocata dalla Cassazione. Questa la versione di B.: Rizzoli era proprietario del Corriere, un giornale moderato, e la sinistra voleva prenderglielo. Quindi la magistratura lo ha incriminato e arrestato (un anno di carcere), lo ha anche espropriato dei suoi beni e ha consegnato il Corriere agli amici della sinistra. Dopo 26 anni Rizzoli è stato assolto da tutte le accuse e ora è incensurato. Questa è una storia milanese, paradigmatica di quello che succede.

Questa è la storia vera. Rizzoli era stato arrestato per bancarotta commessa in società sottoposta ad amministrazione controllata (art. 236, comma 2, R.D. n. 267/1942): 85 miliardi di lire e 3 milioni di dollari; e anche per falso in bilancio. Processato a Milano (nel 1993) e condannato, si becca 7 anni e mezzo. La sentenza è confermata in Appello (nel 1997), solo che la pena è ridotta (3 anni e 4 mesi) perché, nel frattempo, il falso in bilancio si è prescritto. Giustizia è fatta (anche se poco più di 3 anni per un centinaio di milioni di euro – rubati negli anni ‘80! – mi sembrano un po’ pochini).

Ma arriva Vietti (quello che ha inventato il legittimo impedimento “forse chissà incostituzionale ma ci serve per arrivare al lodo Alfano costituzionale: è l’uovo di Colombo” e che adesso è vicepresidente del Csm) che fa approvare il d.lgs. n. 5/2006. Tra le tante cose sbagliate di questa legge (magari un giorno ne parliamo; non si riesce a far fallire più nessuno; e meno male che non gli è riuscito – come voleva fare – di dimezzare le pene previste per la bancarotta) ce n’è una che interessa da vicino Rizzoli: l’abrogazione dell’amministrazione controllata. Qui il problema diventa un po’ tecnico. In sintesi si può dire che, quando un imprenditore o un amministratore si ruba i soldi della società, e se questa fallisce, c’è il reato di bancarotta. Ma non ne esiste solo uno; ce ne sono di diversi tipi, connessi a differenti situazioni processuali: la bancarotta nel fallimento, quella nel concordato preventivo e, per l’appunto, quella in società sottoposta ad amministrazione controllata. Così, quando la legge Vietti ha abrogato l’amministrazione controllata, ha di fatto anche abrogato la relativa bancarotta; e così ha detto la Cassazione.

In soldoni: Rizzoli i soldi se li è presi (l’hanno detto Tribunale e Corte d’appello); ma non è (più) reato e la sentenza di condanna va revocata. Bancarottiere sì, ma incensurato. Proprio come B.: falsificatore di bilanci ma incensurato perché il fatto non era (più) reato, per via di una legge apposita. Così adesso sappiamo anche in quale categoria di bugiardi deve essere catalogato B.: in quella di chi mente sapendo di mentire.

Il Fatto Quotidiano, 22 aprile 2011

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