L’informazione di parte per eludere i preti sposati apre aperture papali verso le donne diacono

Il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati commenta un articolo di Nico Spuntoni in ilgiornale.it: “Che tipo di informazione passa oggi sui media legati al Vaticano? Molto spesso si confondono le acque fra i lettori e si maschera di riformismo l’azione di Bergoglio che di fatto ha riportato la Chiesa per le riforme nell’immobilismo più assoluto in particolare sui preti sposati”. 

Di seguito l’articolo:

“Dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”. Nella Ordinatio sacerdotalis Giovanni Paolo II non lasciò adito a dubbi sull’ordinazione femminile, chiudendo per sempre la porta a quell’opzione. Trent’anni dopo, però, il timore che quel pilastro del pontificato wojtyliano possa cominciare a vacillare esiste. I passi in direzione dell’apertura di una discussione sul diaconato femminile continuano a manifestarsi tra commissioni ad hoc istituite sull’argomento dopo che un gruppo di lavoro analogo aveva prodotti risultati giudicati dal Papa “non un granché”. Nonostante le rassicurazioni, difficile togliersi dalla testa l’idea che un eventuale disco verde alle donne diacono possa diventare un domani l’anticamera del sì alle donne prete.

L’opportunità del Sinodo
La questione relativa al diaconato femminile, d’altra parte, è finita nella relazione di sintesi della prima sessione del Sinodo sulla sinodalità. Tra le proposte nel capitolo sul ruolo delle donne nella Chiesa, è stato esplicitamente inserito un passaggio che invita a proseguire “la ricerca teologica e pastorale sull’accesso delle donne al diaconato, giovandosi dei risultati delle commissioni appositamente istituite dal Santo Padre e delle ricerche teologiche, storiche ed esegetiche già effettuate”. Il testo indicava anche una deadline: “Se possibile, i risultati dovrebbero essere presentati alla prossima Sessione dell’Assemblea”.

Non solo, dunque, il tema tornerà ad affacciarsi nella sessione sinodale del prossimo ottobre ma verrà adeguatamente presentato dai gruppi di studio selezionati dalla Segreteria Generale del Sinodo in base alla disposizione data da Francesco in una lettera inviata al cardinale Mario Grech e che fa rimando alla trattazione di “alcune questioni teologiche e canonistiche intorno a specifiche forme ministeriali”. Nonostante in passato Francesco avesse chiuso all’ipotesi del diaconato femminile, dicendo ad esempio che “se il Signore non ha voluto il ministero, il ministero sacramentale per le donne non va”, di recente sono arrivate avvisaglie diverse. Suor Linda Pocher, che ha partecipato a due sessioni del Consiglio dei cardinali in Vaticano, ha dichiarato che il Papa sarebbe addirittura “molto favorevole al diaconato femminile” e che starebbe solamente “cercando di capire come metterlo in pratica”.

L’indizio anglicano
Al tavolo del C9 che coadiuva il Pontefice nel governo della Chiesa, oltre a suor Pocher si è seduta anche l’alta dignitaria della comunione anglicana, Jo Bailey Wells. La funzionaria anglicana ha tenuto una relazione sul ruolo e il contributo delle donne nella Chiesa di fronte al Papa e ai cardinali che compongono il suo consiglio di fiducia. Bailey Wells ha raccontato la sua esperienza di donna ordinata nella chiesa di Sua Maestà. Il suo contributo faceva parte di un’iniziativa condotta da suor Pocher e richiesta dal Papa sul ruolo delle donne e che guarda in prospettiva alla prossima sessione del Sinodo, come ha detto il gesuita ultra-liberal James Martin. Ad ascoltare la leader anglicana in Vaticano c’era anche il cardinale lussemburghese Jean-Claude Hollerich, uomo forte del Sinodo in quanto relatore generale e notoriamente su posizioni “aperturiste” sull’ordinazione femminile. Il presule nordeuropeo, infatti, è arrivato a mettere in discussione la presa di posizione di Giovanni Paolo II, dichiarando di non essere sicuro che quanto affermato nella Ordinatio sacerdotalis “si possa definire un insegnamento infallibile. Probabilmente no”.

Il caso tedesco
A sorpassare le istanze pro-ordinazione pur presenti a Roma ci ha pensato da tempo buona parte dell’episcopato tedesco. Un anno fa, infatti, si è concluso a Francoforte il discusso Cammino sinodale tedesco che tra i testi approvati si è espresso a favore del diaconato femminile e dell’apertura di un dibattito sull’ordinazione femminile. Il processo non si è arrestato con la fine del Cammino ma è andato avanti col progetto di un Comitato sinodale nonostante i continui ammonimenti da parte della Curia romana. Lo scorso ottobre era stato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin a scrivere alla Conferenza episcopale tedesco per fissare dei paletti e ribadire la non negoziabilità dell’ordinazione sacerdotale riservata agli uomini. In questi anni, nonostante le numerose ammonizioni da parte di Roma, la Chiesa tedesca ha dimostrato di voler andare avanti sulla strada di un’agenda ultra-progressista che vuole le donne diacono ed immagina anche le donne prete. Un primo faccia a faccia tra le due parti c’era stato durante la visita ad limina dei vescovi tedeschi nel novembre 2022. All’epoca, però, erano ancora alla guida dei loro rispettivi dicasteri i cardinali Marc Ouellet e Luis Francisco Ladaria Ferrer, autori insieme a Parolin delle critiche istituzionali alla deriva del Cammino sinodale tedesco.

Nel frattempo, però, i primi due sono andati in pensione. Due giorni fa la Santa Sede ha diffuso un comunicato confermando un incontro tra rappresentanti della Curia e della Conferenza episcopale tedesca durante il quale sarebbero state “discusse alcune questioni teologiche aperte e sollevate nei documenti del Cammino sinodale della Chiesa in Germania” in un clima definito “positivo e costruttivo”. Tirando in ballo il metodo della relazione di sintesi del Sinodo 2023, il comunicato sostiene che sono state individuate “differenze e convergenze”. I toni, in ogni caso, appaiono più morbidi rispetto alle note dei precedenti confronti dalle quali emergeva nettamente la distanza tra i paletti di Parolin, Ladaria e Ouellet e le rivendicazioni di Georg Bätzing e degli altri vescovi tedeschi. Ma può una Chiesa locale riunita in sinodo con laici scelti da organizzazioni prendere decisioni su temi che sono di competenza della Chiesa universale?”.

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