La Fraternità San Pio X oggi non cerca in primo luogo un riconoscimento canonico da parte della Santa Sede: è quanto afferma un comunicato della comunità tradizionalista reso pubblico il 29 giugno. Si tratta di una battuta d’arresto nel dialogo tuttora in corso? Marie Duhamel lo ha chiesto a mons. Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” (da Radio Vaticana)
L’articolo ripreso in basso la dice lunga sulle prossime possibili riforme del Papato: “c’è poco da illudersi, Papa Francesco ha deluso le aspettative di quanti auspicano un rinnovamento della Chiesa” (ndr).
R. – La Commissione “Ecclesia Dei” non ritiene che sia una battuta di arresto del dialogo: dal comunicato stampa sembra che non si entri nel merito della questioni concrete che sono oggetto di esame nel dialogo e nel confronto tra la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” e la Fraternità San Pio X. Quindi il dialogo e il confronto su tali questioni concrete dovranno proseguire.
D. – Come interpretate questo comunicato?
R. – Diciamo che non dice nulla di nuovo rispetto alle posizioni note e ben conosciute della Fraternità San Pio X circa la situazione della Chiesa oggi. Posso eventualmente aggiungere che quando si fa riferimento alla mancanza di riconoscimento canonico, che non è la cosa che in questo momento considerano, posso dire che il riconoscimento canonico da parte della Santa Sede è condizione essenziale perché un’opera cattolica sia nella piena comunione ecclesiastica, conforme al diritto. Non c’è il riconoscimento canonico, stiamo lavorando perché avvenga: ma il riconoscimento canonico non è un fatto notarile, è condizione essenziale!
D. – Lei evocava diversi punti chiave per voi, sui quali lavorate insieme…
R. – Sono sempre le stesse questioni di ordine dottrinale e di ordine disciplinare: sono le questioni che riguardano il Magistero, la tradizione, le questioni del Vaticano II… Quindi sono tutte cose già note e che non abbiamo bisogno di ripetere.
D. – Il Papa ha ricevuto il superiore della Fraternità, mons. Fellay, poco tempo fa. La frequenza di questi rapporti diretti o indiretti qual è?
R. – Non ci sono scadenze precise. Gli incontri avvengono tra noi della Commissione “Ecclesia Dei” o i nostri delegati e i rappresentanti della Fraternità San Pio X. C’è stato, però, questo incontro importante: un’udienza privata con il Santo Padre, in cui mons. Fellay ha potuto esporre il suo punto di vista al Santo Padre. E’ stato un incontro molto cordiale e certamente rientra nel cammino di dialogo e soprattutto di fiducia reciproca che stiamo costruendo insieme. Quindi non si esclude che ci saranno altri incontri, ma non è che questi siano già programmati…
D. – Benedetto XVI teneva molto a questo lavoro per poter raggiungere l’unità con la Fraternità. Papa Francesco è nella stessa ottica?
R. – Sì, direi proprio di sì. Papa Francesco ha a cuore l’unità della Chiesa e tutto ciò che può favorire l’unità della Chiesa. Lui è sempre molto disponibile, proprio come habitus mentale a questo. E questo credo sia stato anche recepito da mons. Fellay. Ma evidentemente non possiamo neanche negare che ci sono ancora dei problemi da risolvere, da affrontare, da esaminare.
D. – Quindi da parte della Santa Sede c’è apertura, ma fermezza…
R. – La fermezza è su ciò che è essenziale per essere cattolici. Da questo punto di vista non c’è alcun cambiamento! Ma non credo che adesso sia questione di fermezza: si tratta soltanto di affrontare i problemi concreti e cercare di risolverli e di risolverli insieme. L’apertura è in questo senso: nel senso che abbiamo individuato le questioni da affrontare e le stiamo affrontando. Ci vorrà naturalmente del tempo, ma bisogna che ci sia questa disponibilità reciproca.