Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli: il Signore è attivo e all’opera nel mondo. Voi, dunque, uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso (cfr Mt 22,9). Soprattutto accompagnate chi è rimasto al bordo della strada, «zoppi, storpi, ciechi, sordi» (Mt 15,30).”

Sicuramente come cattolici abbiamo trascurato una dimensione di annuncio che invece il Vangelo evidenzia chiaramente fin dai primi momenti della missione di Gesù. I Vangeli sono molto concreti e parlano di fatti concreti. Gesù e i suoi discepoli erano in movimento continuo, non avevano una casa o una sede, e le pagine del Nuovo Testamento ci parlano di viaggi, missioni, vissuti spesso in condizioni precarie. Per tornare ai passi di Matteo citati, ma ne potremmo citare molti altri, si parla di attività di chiamata ed annuncio molto pratiche. Tavole apparecchiate, contatto diretto con le persone. Possiamo dire che il Vangelo sia stato scritto sulla strada.

Oggi, nel constatare un progressivo allontanamento delle persone dalle parrocchie, quindi da una fede cristiana vissuta, siamo tutti chiamati come chiesa a recuperare un aspetto fondamentale del cristianesimo che è quello di uscire per cercare le pecore perdute, per raggiungere chi è alla ricerca, spesso senza rendersene conto, di un senso autentico per la propria vita.

Sono iniziate quindi le prime esperienze di evangelizzazione da strada.

Oggi questa attività potrebbe essere arricchita di una nuova opportunità con l’aiuto e l’esperienza dei sacerdoti sposati. Grazie ad un camper posizionato nelle vicinanze delle zone di missione, solitamente mercati, centri commerciali, e  grazie alla presenza di un sacerdote, è possibile evangelizzare. Un camper, nato per momenti di riposo per il corpo potrebbe diventare  così un confessionale mobile, una occasione di riposo per lo spirito. E’ la misericordia, l’abbraccio di Dio che passa per le strade offrendo pace, ristoro, riconciliazione.

Non  è  un passaggio facile. Noi siamo oramai abituati a camminare per le nostre strade schivando una pletora di persone che ci chiedono, offrono qualcosa. Abbiamo tutti sviluppato una specie di sesto senso che in automatico ci fa dire, “no grazie” attenti a non incrociare lo sguardo di chi ci parla.