“Benedetto XVI voleva Bergoglio come segretario di Stato”

La voce è di quelle che possono chiarire meglio quali rapporti siano intercorsi, prima di oggi, tra il papa regnante e quello emerito: un sacerdote argentino ha raccontato di come Benedetto XVI avesse chiesto a Jorge Mario Bergoglio la disponibilità per ricoprire l’incarico di segretario di Stato, cioè di “ministro degli Esteri” del Vaticano.

La carica che è poi stata assunta dal cardinal Tarcisio Bertone con Joseph Ratzinger e dal cardinal Pietro Parolin, anni dopo, con l’arrivo di papa Francesco.

Stando sempre alla versione del consacrato sudamericano, l’allora arcivescovo di Buenos Aires, all’epoca, ha preferito declinare. Eravamo agli albori del pontificato del teologo tedesco. L’arcivescovo di Buenos Aires, secondo alcune ricostruzioni giornalistiche sul Conclave che ha eletto l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, aveva già avuto modo di confrontarsi con quello che sarebbe divenuto il successore di Papa Giovanni Paolo II: alcuni cardinali – sostengono certe fonti, come il noto “diario segreto” di un porporato – avevano già optato per votare l’argentino ma, proprio la stretta volontà di colui che poi avrebbe scelto di chiamarsi Francesco, cioè quella di evitare l’empasse dovuta al mancato raggiungimento dei due terzi delle preferenze, aveva sbloccato le operazioni di voto, consentendo in qualche modo a Joseph Ratzinger di siedere sul soglio di Pietro.

Di seguito, quindi, Benedetto XVI avrebbe individuato in Jorge Mario Bergoglio la figura ecclesiastica più adatta a modificare nel profondo alcuni meccanismi ecclesiastici.

I virgolettati della narrazione del consacrato argentino sono approfondibili anche su Crux, dove si legge: “Il povero Benedetto ha cercato di affrontarlo (riferito alla necessità impellente di una riforma, ndr), e per farlo si è avvicinato a Bergoglio per nominarlo come suo Segretario di Stato, ma Jorge gli ha detto di no”. Il nome del sacerdote narrante è Miguens, che poi ha continuato così: “Benedetto voleva scegliere qualcuno che avesse le unghie di un ‘chitarrista’ in modo che questa persona potesse affrontare la riforma”. Il che può essere interprato anche così: l’attuale papa emerito riteneva che Jorge Mario Bergoglio potesse dare la sterzata necessaria alla Chiesa cattolica. Ma perché l’uomo che poi sarebbe divenuto pontefice, ormai quasi quindici anni fa, scelse, nel caso la narrativa di Miguens risultasse vera, di non trasferirsi a Roma per coadiuvare Benedetto XVI?

Su questa domanda, con ogni probabilità, si concentreranno gli sforzi per verificare, da un punto di vista giornalistico, la veridicità del quadro presentato.

Il Giornale

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