Spagna Il maschilismo è più forte e decisivo del Vangelo

(José María Castillo – religion digital) Come è noto, “differenza” non è la stessa cosa di “disuguaglianza”. La differenza è un “fatto”. L’uguaglianza è un “diritto” (cf. Luigi Ferrajoli, Derechos y garantías, Madrid, Trotta 2001, pp. 77-80). Per questo, se vogliamo veramente imporre in questo mondo la maggiore uguaglianza possibile, per realizzare un tale ideale, non c’è altra via – altro rimedio – che favorire e rafforzare “la legge del più debole”, che si concretizza nei “diritti fondamentali”, proclamati nella “Dichiarazione dei diritti” del 1789 (L. Ferrajoli, op. cit., pp. 76-78). Certo, sappiamo benissimo che nel nostro mondo non si è imposta “la legge del più debole”. Sappiamo, quindi, che nella società moderna e postmoderna non si è imposta l’uguaglianza. Le disuguaglianze sono sconcertanti e crudeli. E i responsabili siamo noi che non abbiamo preso sul serio e non ci siamo battuti, di cuore e veramente, per realizzare i diritti dei più deboli.
In queste condizioni e senza timore di esagerare, si può affermare che le Religioni – compreso il Cristianesimo – sono state (e continuano ad essere) responsabili delle mille disuguaglianze che continuano a causare così numerose ed enormi sofferenze. Non è possibile – né pretendo – descrivere e analizzare le tante disuguaglianze che la Chiesa mantiene e giustifica. Disuguaglianze nella società. E disuguaglianze nella stessa Chiesa. Con l’aggravante degli innumerevoli silenzi della Chiesa davanti alle leggi dei più forti, in politica, in economia, in diritto, in tante cose che sarebbero ben diverse se i vescovi (e il clero in generale) alzassero la loro voce, come la alzano quando si sentono minacciati negli interessi e nelle libertà che favoriscono o minacciano la Chiesa, ciò che conta davvero per il mondo clericale.
Detto ciò, si comprende perfettamente come e perché passano gli anni e i secoli e nel contempo la Chiesa rimane ferma nella sua decisione di mantenere la disuguaglianza delle donne rispetto agli uomini. Una decisione intoccabile, che si mantiene a prezzo di migliaia e migliaia di parrocchie che non possono celebrare l’Eucaristia, né prendersi cura dei fedeli che hanno bisogno di un consiglio, di un aiuto e soprattutto non hanno nessuno che spieghi loro il Vangelo e apporti loro luce nei loro problemi di coscienza.
Il Concilio Vaticano II nella sua Costituzione sulla Chiesa (LG, n. 37) ha affermato che “i laici, come tutti i fedeli, hanno il diritto di ricevere abbondantemente […] gli aiuti della parola di Dio e dei sacramenti”. Ma evidentemente per una notevole maggioranza di vescovi, teologi e capi della Chiesa è più importante mantenere le donne emarginate che rispettare i diritti che hanno i fedeli cristiani.
Inoltre, ciò accade con la consapevolezza che, come riportato nei vangeli, il gruppo umano con il quale Gesù non ha avuto il minimo attrito o problema, è stato proprio quello delle donne. Gesù le ha sempre difese, anche se non sempre erano donne esemplari. Nella sua missione di annunziare il Vangelo è stato accompagnato non solo dai “dodici”, ma anche da “molte donne”, non tutte proprio esemplari (Lc 8, 1-3). Sappiamo inoltre che, secondo i vangeli di Marco (10, 1-12) e Matteo (19, 1-12), Gesù ha anteposto il diritto della donna a ciò che era stabilito in favore dell’uomo, come indicato in Dt 24,1 (cf. Joel Marcus, Il Vangelo secondo Marco, p. 809; cf. Ulrich Luz, Il Vangelo secondo Matteo, vol. III, pp. 140-142).
Non c’è dubbio che una notevole maggioranza di ecclesiastici non è disposta ad ammettere l’uguaglianza di diritti delle donne con i diritti dell’uomo. Anche se questo non si può dimostrare con il Vangelo in mano. E – quel che è più grave – anche se questa mentalità maschilista sta privando dei loro diritti milioni di fedeli cristiani. Anche con grave danno della Chiesa stessa, che sta perdendo il suo clero e con un futuro sempre più preoccupante.
Non c’è dubbio che nella Chiesa il maschilismo sia più forte e decisivo del Vangelo. Quale futuro dovremo attendere noi che continuiamo a volere il meglio per la Chiesa e per la società?
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Articolo pubblicato l’8.1.2023 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com)
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI

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