Il vero guaio di Galantino

Non poteva mancare la voce della Chiesa italiana tra i commenti alle modifiche all’Italicum apportate dalla Corte costituzionale. E non ci si può stupire se il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, Nunzio Galantino, abbia rilevato come le due leggi elettorali, quella che regola l’elezione del Senato e quella che stabilisce le modalità di elezione della Camera dei deputati, siano state realizzate entrambe non dalla politica ma dalla magistratura. L’affermazione del rappresentante della Chiesa italiana non solo è assolutamente giusta, ma è addirittura sacrosanta. Soprattutto nella denuncia del dato oggettivo della latitanza della classe politica e della supplenza a questa latitanza operata dalla classe dei magistrati.

Chi ha contestato Galantino e difeso la politica, quindi, ha sbagliato. Perché è vero che il Parlamento ha varato una legge elettorale come l’Italicum giudicata in alcune parti qualificanti non costituzionale e ha fornito una dimostrazione lampante della propria incapacità ed inefficienza. Ed è del tutto legittimo che il rappresentante della Chiesa, cittadino italiano, esprima in piena libertà la propria opinione.

Ma se a Galantino non si deve negare il diritto ad esprimere le proprie idee, a Galantino si può altrettanto legittimamente contestare di aver utilizzato argomenti di stampo populista per denunciare il pericolo che le carenze della politica spianino la strada al populismo. Questa contraddizione non rappresenta una novità per il segretario generale della Cei. È ormai da lungo tempo che Galantino denuncia i rischi del populismo con argomenti tipicamente populisti.

Al punto da far pensare che l’autorevole rappresentante della Chiesa non esprima affatto una contraddizione, ma metta in mostra una assoluta continuità nella posizione delle gerarchie ecclesiastiche italiane.

Le parole di Galantino, in sostanza, sembrano fatte apposta per confermare che la linea politica scelta dalla Chiesa italiana è fin troppo demagogica e populista. Non perché critica la politica, ma perché non riesce ad andare oltre a questa critica dimostrando che la Chiesa in questo momento storico può al massimo cavalcare la protesta popolare ma non sa esprimere una proposta adeguata alla sua storia, alla sua autorevolezza, alla sua posizione centrale nella vita pubblica italiana.

Le parole di Galantino alimentano la sensazione che nell’epoca in cui tutti sembrano aver perso la bussola anche la Chiesa abbia perso la sua e si stia rifugiando nel suo particolare populismo nell’incapacità di accendere una qualche speranza al Paese. Il che non è un elemento positivo ma un bel guaio!

opinione.it

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