Medio Oriente. Nuovo orrore a Gaza: è strage nel campo profughi di Jabalia

Un'immagine della voragine nel campo di Jabalia

Prima immagine. Un asino che traina un carretto, colmo di corpi senza vita. Seconda immagine. Macerie, palazzi sventrati, cavi, un paesaggio lunare dentro il quale si muovono i soldati israeliani. Terza immagine: un enorme cratere spalancatosi nel campo profughi di Jabalia. Tra queste immagini oscilla il dramma di Gaza, che ha vissuto ieri un’altra giornata di orrore, preannunciata da nuovi raid nella notte, segnata da pesanti combattimenti con le incursioni di terra dei soldati israeliani sempre più massicce e funestata da una nuova, pesantissima, strage nel campo profughi palestinese di Jabalia. Fatah, il partito del presidente palestinese Abu Mazen, ha annunciato per oggi una «giornata della rabbia». Hamas – che ha promesso che rilascerà alcuni ostaggi stranieri nei prossimi giorni – ha esortato i Paesi arabi e musulmani «a prendere una posizione storica e decisiva per fermare i massacri». «Combatteremo nelle strade, nei tunnel, combatteremo ovunque sia necessario», aveva preannunciato il comandante del fronte sud di Israele, Yaron Finkelman. E battaglia è stata.

Ma si gonfia anche l’altro fronte, con i ribelli Houthi dello Yemen che hanno lanciato – e rivendicato – «un velivolo ostile» conto la città di Eilat sul Mar Rosso, “intercettato con successo” dal sistema di difesa aerea Arrow. «Continueremo ad attaccare Israele attacchi con missili e droni fino a quando l’aggressione israeliana non finirà», hanno minacciato le milizie filo-iraniane. Per l’Iran, che da sempre sostiene le milizie Houthi, è «naturale» che i gruppi sostenuti da Teheran attacchino Israele alla luce della sua guerra contro Hamas. Mosca ha invece definito «inaccettabili» i raid israeliani contro la Siria.

Sul terreno, come ribadito dallo stesso premier israeliano Netanyahu che ha respinto qualsiasi ipotesi di “cessate il fuoco”, la guerra non conosce soste. Le forze israeliane hanno bombardato Gaza, durante la notte di martedì, con attacchi aerei, marittimi e terrestri, colpendo le aree nordoccidentali dell’enclave e causando la morte di 50 persone. L’esercito israeliano ha centrato 300 obiettivi nemici. Tra questi missili anti tank, postazioni di lancio e compound militari all’interno dei tunnel. Nel pomeriggio iniziano a filtrare le notizie, confuse e sempre più drammatiche, di un raid israeliano su Jabalia, il più grande campo profughi nella Striscia. Decine i corpi estratti dalle macerie. Impossibile fornire una stima esatta delle vittime. Hamas ha parlato di «sei bombe di fabbricazione americana» sganciate sul campo.Alcune fonti parlano di 50 vittime, altre di 140 morti. Israele rivendica di aver colpito «una struttura di Hamas» e di aver ucciso il responsabile della unità “Nukhba” che ha condotto l’attacco del 7 ottobre.

Il bilancio complessivo delle vittime palestinese è, dunque, salito ancora. Le autorità sanitarie di Gaza parlano di 8.525 morti, tra cui 3.542 bambini, dall’inizio del conflitto. Funzionari delle Nazioni Unite affermano che più di 1,4 milioni dei circa 2,3 milioni di abitanti civili di Gaza sono rimasti senza casa mentre l’Unicef denuncia che la mancanza di acqua pulita e di servizi igienico-sanitari sicuri «è sul punto di diventare una catastrofe». Sul fronte degli aiuti, il ministero della Difesa israeliano ha annunciato l’ingresso – attraverso il valico di Rafah, al confine con l’Egitto – nella Striscia di Gaza di un convoglio di 80 camion, il più grande dall’inizio della guerra con Hamas. Il Cogat, l’unità del Ministero della Difesa israeliano che si occupa degli affari civili nei territori occupati, ha riferito che i camion trasportano forniture mediche, cibo e acqua. Dall’inizio del conflitto, Israele ha consentito l’ingresso di 144 camion con aiuti, come acqua, cibo e medicine (i dati sono della Mezzaluna Rossa palestinese).

Da parte sua Hamas, che ha continuato a lanciare razzi anche su Tel Aviv, ha fatto sapere di non avere certezze sulla condizione degli ostaggi: «Forse circa cinquanta sono stati uccisi e sono sotto le macerie», ha detto Basem Naim, uno dei leader del movimento. Il portavoce dell’Idf, le forze di difese israeliane, Daniel Hagari ha precisato che sono «240 gli ostaggi considerati nelle mani di Hamas». Resta alta la tensione anche in Cisgiordania. L’esercito israeliano ha arrestato 38 palestinesi ricercati, inclusi otto presunti membri di Hamas. Nella città di Qabatiya, a sud di Jenin, sono stati lanciati contro i soldati degli esplosivi che hanno provocato uno scontro a fuoco. Le truppe hanno operato anche nei campi profughi di Betlemme, dove sono scoppiati scontri tra soldati e abitanti.

avvenire.it

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