La tradizione mostra che la Chiesa può introdurre dei cambiamenti nella comprensione della dottrina e nella pratica del ministero ordinato, anche sui preti sposati

Il prossimo numero di Vita Pastorale (in uscita, anticipato da settimananews.it)  pubblica un articolo del teologo Severino Dianich “Il Diaconato alle donne” con interessanti rilievi che possono essere applicati anche alla questione dei preti sposati nella Chiesa e la loro riammissione.

“Lungo il Cammino sinodale si sono raccolti interrogativi, questioni, esigenze di riforma della Chiesa, che hanno suscitato molte attese, oggi puntate sulla seconda sessione del Sinodo e sulle decisioni che il papa prenderà in seguito. Le aspettative sono molte, troppe perché alcune non restino deluse. Ma se quelle più pertinenti al tema del Sinodo, cioè alla promozione della sinodalità, non ricevessero una risposta, si farebbe un passo indietro invece che in avanti. Molto rumore per nulla?

La promozione della sinodalità si propone la maturazione della fede e della spiritualità dei fedeli. Nello sviluppo del vivere, la persona umana esce dalla condizione di minorità quando le viene riconosciuta la capacità di decidere su di sé e, assieme agli altri, sulla vita della comunità.

Oggi, di fatto, stando al Codice di diritto canonico, i fedeli, compresi i diaconi e i preti, non hanno, neppure negli ambiti in cui non è in gioco la dottrina e la disciplina dei sacramenti, alcuna istanza in cui si vedano riconosciuta la capacità di decidere con un voto quanto riguarda la vita della diocesi e neppure, i fedeli laici, nella vita della parrocchia.

I consigli attualmente previsti, salve poche eccezioni, godono solo di un voto consultivo. Il problema, quindi, della sinodalità non può essere risolto con un desiderato superamento di una inveterata mentalità clericale. È indispensabile un cambiamento della normativa canonica”.

Via i preti sposati dall’agenda del Sinodo: il Papa vuole portare la Chiesa a precise riforme. Il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati ha recentemente commentato la notizia di Marco Politi  pubblicata da ilfattoquotidiano.it: “Forte centralismo verticistico alimenta il Sinodo dei vescovi e ora arriva la bordata finale ai preti sposati che sono invece una grande risorsa per superare la crisi dei preti (qui).

In conclusione, la tradizione mostra che la Chiesa, nell’esercizio del suo legittimo magistero, può introdurre dei cambiamenti nella comprensione della dottrina e nella pratica del ministero ordinato.

Un concilio, o il papa da solo, possono, quindi, lecitamente e validamente disporre la riammissione al ministero dei preti sposati. “Se, in risposta alle attese di oggi, il papa lo farà, sarà un gran bene per la Chiesa.

Non che una simile riforma risolva tutti i problemi, ma sarebbe il segnale importante di una svolta in atto verso il più pieno adempimento della dottrina del Vaticano II: «Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella Chiesa per riguardo alla stirpe o nazione, alla condizione sociale o al sesso, poiché “non c’è né Giudeo né Gentile, non c’è schiavo né libero, non c’è uomo né donna: tutti voi siete uno in Cristo Gesù”» (LG 32)”.

Crediti immagine: Orticalab.it

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