Intervista sul celibato, dopo l’avvento di Papa Ratzinger

Che cos’è cambiato per i preti sposati nella Chiesa cattolica dopo l’avvento di Papa Ratzinger? Ci sono soluzioni alternative al celibato dei sacerdoti? Quale futuro avrà il diaconato, e si potranno avere donne sacerdote? Sono domande che Affari (tramite il giornalista D’anna),  ha rivolto al Direttore dell’Associazione Sacerdoti Lavoratori Sposati.

Il Santo Padre ha concesso la dispensa per un sacerdote anglicano sposato, che è stato consacrato sacerdote cattolico in Spagna. Si è trattato di un “permesso speciale” che a detta del Vescovo di Tenerife “non implica l’abolizione del celibato”. Perché questo gesto non viene esteso anche ai sacerdoti sposati italiani?
“La risposta arriva dalla posizione della Congregazione Vaticana per il Clero: “La Chiesa considera il celibato ecclesiastico non soltanto come una legge, essendo essa una conseguenza, ma, soprattutto, come un carisma eccellente ed una esigenza irrinunciabile per i sacerdoti di rito latino. Tuttavia, ponderate tutte le circostanze, come Madre ne concede la dispensa a quei chierici che, in vista della loro peculiare storia personale, si trovano – talvolta dolorosamente – nelle condizioni di non essere più capaci di osservarlo correttamente. Alla dispensa è connessa necessariamente la perdita dello stato clericale e il ritorno – legittimo perché autorizzato – allo stato di fedeli laici. Si tratta, evidentemente, di una situazione canonica ed esterna, giacché il carattere dell´ordinazione sacra è indelebile. Per questa ragione, la stessa legislazione ecclesiastica, al can. 976 del Codice di Diritto Canonico contempla la possibilità della valida assoluzione dei peccati in periculo mortis, anche in presenza di un sacerdote autorizzato, unica eccezione di azione sacramentale riconosciuta ai chierici che, legittimamente, hanno fatto ritorno allo stato canonico laicale. Ad essi la Chiesa non può né deve negare – e non avrebbe alcuna ragione per farlo – quell´attenzione pastorale che va rivolta a tutto il Popolo di Dio e conta effettivamente su di essi e sulla loro effettiva e sincera partecipazione nel campo dell`apostolato e della testimonianza di vita cristiana propria dei fedeli laici, elemento importante della nuova evangelizzazione alla quale l´intera Chiesa è chiamata, in ogni sua componente”.

Ma quando cambiano le cose?
“La questione appare diversa se tali persone, una volta ottenuta la regolare dispensa ed accettate le condizioni giuridiche ad essa legate, pretendessero costituire uno ” stato canonico” specifico e proprio, con ruoli istituzionali da esse definiti e tali da oscurare sia la struttura ecclesiale e ministeriale così come voluta dal divino Fondatore, sia la peculiarità propria dello stato laicale. Lo stesso si dica di associazioni ed aggregazioni che, mantenutesi nei campi dell´iniziativa privata in vista di un aiuto vicendevole e di una crescita nella santità e nell´attuazione propria della vita e della missione laicale, nulla hanno di riprovevole e possono addirittura costituirsi como valido contributo alla vita della Chiesa. Ma se tali organismi dovessero diventare, di fatto, organi di pressione per un cambiamento dell´inseganamento e della disciplina ecclesiale, o, peggio ancora, esercitassero formalmente un´attività che risulti causa di confusione dottrinale o pastorae dei fedeli, allora non si potrebbe certo pretendere che i legittimi Pastori e, primo tra essi, il Pastore universale, possano tacere innanzi all´illegittimità di una tale azione e di tali organismi.
La posizione del Santo Padre – che crediamo essere assistito dallo Spirito Santo per governare la Chiesa, in continuità con i Suoi predecessori ed in sintonia com la veneranda tradizione della Chiesa – è chiara e non lascia margine ad alcun dubbio. Il celibato ecclesiastico va conservato nella Chiesa come dono prezioso e, nella Chiesa latina, come condizione “sine qua non” per l´accesso e l´esercizio del sacerdozio ministeriale. Questa Congregazione, in spirito di fede e conscia che la sua ragione di essere sta nel costituire un organo di collaborazione al ministero pietrino, com forte motivazione, non potrebbe non ribadire che intende rafforzare la sincera e coerente applicazione di quanto insegnato al proposito nell´Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis”. Quelli che hanno lasciato non sarebbero da giudicare “vocazioni perdute” ma vocazioni recuperate per mete esistenziali più genuine”.
L’ordinazione dell’anglicano è un ecumenismo a tutti i costi, davanti al quale crolla ogni resistenza più o meno conservatrice?
“Uno dei temi che ormai non è più possibile eludere nel dialogo ecumenico è quello denominato “riconciliazione delle memorie”. Si tratta di affrontare, di comune accordo, l’analisi critica di quei fatti storici considerati devastanti nel rapporto tra le chiese e, in particolare, tra la Chiesa cattolica romana e le dissidenze minoritarie. Fatti che hanno largamente contribuito, non solo a dividere le chiese ma, in un rapporto di diffidenza, renderle reciprocamente nemiche, fino a non molti anni fa. In questa ricerca appare necessario non solo limitarsi a un semplice confronto con espressioni di generico riconoscimento, ma risalire alle motivazioni di fondo che hanno giustificato, o quanto meno determinato, l’azione repressiva. Lasciando da parte le ragioni di opportunità politica o di potere legate al tempo, occorre mettere allo scoperto le radici teologiche o meglio ecclesiologiche, che sono alla base del conflitto e che ancora oggi possono condizionare il cammino ecumenico”.

Che soluzione si potrebbe dare al problema dei sacerdoti sposati, oggi ai margini della Chiesa perché privati dello stato clericale?
“Di fronte alle gravi conseguenze che comporterebbe la riduzione allo stato laicale (senza lavoro, senza casa, senza pensione, ecc.),  il problema sessuale si è risolto in passato ricorrendo alle più svariate soluzioni (masturbazione, amante, convivente, pedofilia, omosessualità, ecc.), quasi sempre con la “complicità” del vescovo, in bilico tra la possibilità di perdere un “funzionario di Dio” o di promuovere uno scandalo. Ci sono tre livelli successivi di possibile soluzione riguardo al problema dei sacerdoti sposati.
A. Prioritario è chiedere che sia concessa facilmente ai sacerdoti che vogliono sposarsi la dispensa senza umiliazioni e tempi biblici di attesa. Questo in nome del rispetto dei diritti umani e della carità evangelica;
B. In un secondo momento è necessario considerare seriamente la possibilità per la Chiesa Cattolica di ammettere sia dei preti sposati a svolgere il ministero sacerdotale (i preti sposati sono coloro che si sposano dopo essere stati ordinati), sia far sì che degli sposati possano diventare sacerdoti. Questa scelta andrebbe fatta in nome della Tradizione cattolica e della Scrittura, nonché per motivi pastorali, cioè il grande bisogno di sacerdoti che c’è oggi;
C. Il discorso si amplia in vista della necessità del rinnovamento della Chiesa Cattolica la quale, dopo il fulgore del Vaticano II, sembra arenata in riflussi storici e in un inarrestabile declino soprattutto nei paesi occidentali. È necessario chiarire il ruolo del sacerdote nella società di oggi in base alle nuove esigenze della società, con una maggiore aderenza al dato scritturistico e recuperando i modelli della Chiesa primitiva apostolica. In questo discorso rientrano le problematiche del ruolo della donna nella Chiesa, della democratizzazione della gestione della Chiesa con un sostanziale decentramento operativo, del problema dei divorziati, degli omosessuali e di altri importanti impegni nei quali è in gioco la credibilità della Chiesa. Queste sono le soluzioni proposte da molti gruppi di sacerdoti sposati”.

Per quale motivo la Santa Sede dovrebbe abolire il celibato dei sacerdoti?
“Il celibato ecclesiastico imposto ai preti della Chiesa Cattolica, si sta rivelando sempre più uno strumento non più al passo coi tempi e fonte di gravi sofferenze e turbamenti all’interno delle comunità ecclesiali. Oltre a provocare un numero di abbandoni abbastanza consistenti ogni anno, esso è fonte di ipocrisie da tutti conosciute e tollerate quali la doppia vita che moltissimi sacerdoti sono costretti a vivere pur di continuare a svolgere il ministero a cui sono stati chiamati da Dio e dalla Chiesa. Che si tratti di una legge ecclesiastica e quindi sicuramente modificabile è dimostrato dall’esistenza nella stessa Chiesa Cattolica di normative diverse per gli appartenenti alle chiese di rito orientale dove i preti hanno la possibilità di contrarre matrimonio”.

L’abolizione del celibato permetterebbe di risolvere il problema delle crisi delle vocazioni sacerdotali?
“Solo il matrimonio per i preti cattolici può salvare la chiesa dal calo delle vocazioni. Numerosi appelli sono stati inviati al Vaticano affinché riveda la sua posizione a proposito del celibato dei sacerdoti. In una lettera inviata al sinodo dei vescovi dai prelati di Sidney,  secondo un sondaggio, che ha coinvolto circa 300 religiosi, la maggior parte degli intervistati si è dichiarato poco favorevole al celibato e lo considera responsabile del calo di vocazioni. D’altra parte,  il celibato è diventata una pratica consueta soltanto a partire dall’undicesimo secolo. “Da oltre 2000 anni la chiesa cattolica ha avuto  ed ha sacerdoti sposati”.

Ma allora, quale ruolo avrebbero i diaconi nella Chiesa?
“Il diaconato è un ministero presente già nelle prime comunità cristiane, tanto che nel Nuovo Testamento si leggono vari riferimenti alla loro persona e al loro ruolo. La scelta dei primi sette diaconi è descritta negli Atti degli Apostoli, e san Paolo li nomina tre volte, e cioè nelle Lettere ai Romani, ai Filippesi e a Timoteo.
Nella Costituzione dogmatica “Lumen Gentium” del Concilio si legge che i diaconi ricevono il sacramento dell’Ordine “non per il sacerdozio, ma per il servizio”, e che, tra l’altro, possono “amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura”.  Oggi il diaconato permanente può essere conferito a uomini anche sposati, purché abbiano almeno 35 anni, cinque di matrimonio e, ovviamente, il consenso della moglie. La crisi della Chiesa durerà fino a quando essa non si deciderà a darsi una nuova costituzione. In questa nuova costituzione non ci potrà più essere posto per due classi –  sacerdoti e diaconi, sacerdoti e laici, consacrati e non consacrati – ed essa dovrà stabilire che un incarico affidato dalla Chiesa è sufficiente per condurre una comunità e celebrare con essa l’eucaristia. Questo incarico potrà essere affidato a uomini e donne, sposati e non sposati. In questo modo sarebbero risolti due problemi in una volta sola, quello dell’ordinazione delle donne e quello del celibato”.

fonte http://canali.libero.it/affaritaliani/politica/vaticanopretisposati.html

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