Il problema dell'emancipazione cristiana dei ministeri

Antonio De Angelis, un sacerdote sposato di Poggio di Sanremo (Imola), ha denunciato, con una lettera all’Espresso del 2 Febbraio 2006, il reclutamento di minori nella Chiesa, sopratutto nelle parti più povere del mondo, per cercare di superare la crisi delle vocazioni.

Un problema da denunciare "perché è proprio nei seminari e in età precoce che viene instillata un’educazione distorta sull’affettività e la sessualità". 

Al De Angelis, entrato in seminario a 10 anni dicevano che "la donna era la tentazione del demonio e che era peccato grave baciarsi tra uomini e donne, ma non tra uomini".  L’ex parroco ha scritto   anche di aver subito un tentativo di abuso da parte del rettore del suo seminario.

La gerarchia della Chiesa è rimasta sorda agli appelli di cambiamento delle varie organizzazioni, nazionali e internazionali, che rappresentano nel mondo 120 mila sacerdoti sposati.

Per chi è interessato a questi temi, Stefania Rossini consiglia la lettura di un denso libro di denuncia dal titolo "L’amore ordinato" scritto da Giancarla Codrignani, ex parlamentare della sinistra indipendente, presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare),  saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarietà e per la pace. Con la forza dello sguardo laico nel discutere il grande tema ecclesiale del celibato ecclesiale, il libro "rimanda con misura a storie d’amore vietate eppure frequentissime di religiosi che scoprono la sessualità con una donna". L’autrice ha la "delicatezza di raccontare anche l’altra faccia della vicenda: l’ingiusto smarrimento di donne innamorate, spesso abbandonate per viltà, qualche volta sposate con coraggio, ma comunque considerate peccatrici per aver portato via un uomo a Dio".

San Paolo prescriveva per le donne silenzio e velo in testa… Ma oggi, anche se possiamo vedere giovani ragazze leggere, accanto all’altare, i brani liturgici, senza alcun velo, e papa Wojtyla abbia parlato del "genio femminile",  permangono ancora ritardi che si seguitano a lamentare.   Più in là non si è andato. Niente "ordini sacri, e che la donna stesse al posto suo che, nonostante tutto, restava ancora di soggezione all’imperante patriarcato di una chiesa tuttora maschilista. E, finché vige la norma del celibato ecclesiastico e il quasi dogma dell’esclusione femminile dall’ordinazione sacerdotale – due fatti diversi ma pur tra loro correlati – la chiesa non può essere diversa. Perciò il superamento di questi due scogli va molto al di là di una rivendicazione femminile e di una liberalizzazione maschile – entrambi pur sacrosanti e necessari – per giungere alla configurazione di una chiesa altra e diversa, meno legata a condizionamenti storici e più fedele alle origini" (Adriana Zarri).

L’agenzia Adista (cf. 33237 – ADISTA) ha curato una scheda del libro. L’articolo pone precise domande a partire dal testo:

«Che ne è, oggi, dell’"amore ordinato", e cioè quello che un prete (o un religioso) costruisce con una donna, stabilendo con lei una piena relazione affettiva? Che ne è di questo amore, spesso "indicibile", vissuto nell’angoscia, nella sofferenza e anche nella paura? E che ne è della donna, laica o religiosa, implicata in un cammino che poi, magari, lui, non vuole più compiere? E perché la Chiesa cattolica latina, a livello gerarchico, insiste tuttavia nel mantenere di fatto indissolubile celibato e sacerdozio (con la eccezione dei pastori anglicani che si fanno cattolici, e poi preti, pur essendo sposati)? Domande vere su problemi veri, anche se solitamente sottaciuti, quelli che si pone Giancarla Codrignani ne L’amore ordinato…».
L’Autrice  «lascia sullo sfondo la cronaca, che ogni tanto, con toni scandalistici, arriva sulle prime pagine dei giornali, informandoci magari che "Don Tizio, innamorato, è fuggito con una sua parrocchiana".

Essa, invece, accenna solo, con flash, ad alcune storie concrete, ma per arrivare subito alle domande di fondo: perché la legge del celibato sacerdotale, e perché – in stretta connessione – l’esclusione della donna dall’altare?

"Se Gesù fosse stato femmina – scrive la Codrignani – nessuno avrebbe inteso come segno di potere l’agire in persona Christi [così, dice la teologia cattolica, agisce il prete quando celebra i sacramenti, ndr] o avrebbe pensato di fare del sacerdozio il sacramento che sovrintende, di fatto, all’esistenza di tutti gli altri.

Da molti decenni, almeno dopo il Concilio Vaticano II e l’accoglimento dei metodi democratici, neppure molti uomini e molti preti apprezzano i segni del potere nel cuore della religione. Anche se – escludendo i pochi che contestano la conformità del principio sessista con l’interpretazione della Scrittura – il privilegio del "dir messa", appare violentemente simbolico e piace agli uomini, prigionieri del proprio ego. Il problema sostanziale, dunque, per un’emancipazione cristiana dei ministeri, si riduce al fatto che la presidenza dell’eucaristia sia vietata al genere che per primo vide la manifestazione del Risorto e da lui riceve il mandato dell’annuncio; annuncio non creduto dai discepoli (proprio perché riferito da donne?), ma che segna indiscutibilmente una precedenza. Come mai chi, in persona Christi, distribuisce il Suo corpo e il Suo sangue, isola l’incarnazione nella metafisica della transustanziazione, vive il disgusto o la paura della propria carne e dell’altrui corpo, superandone il fastidio solo se si tratta di malati o di morti e accetta di usare il sacramento come privilegio di genere?".

Un sacerdozio reso casta, e un celibato imposto per legge ai preti latini – aggiunge la Codrignani – pone problemi teologici e pastorali che invano le istituzioni ecclesiastiche cercano di tacitare; e una riflessione approfondita su che cosa significhi amare Dio nell’esperienza dell’amore umano, conclude l’Autrice, metterebbe in luce come le normative vigenti, e l’impianto ideologico che le sostiene, siano carenti di motivazioni credibili».

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