La vera Storia di Giuseppe Serrone, sacerdote sposato

Giuseppe Serrone, sacerdote sposato.
Un prete della provincia di Viterbo sceglie di dimettersi e sposa una giovane albanese.
La ragazza “punita” dalla gente del paese con delle pietre.

Ecco la vera storia

Giuseppe Serrone è un giornalista freelance di 46 anni, è di Palermo, ma vive a Soriano nel Cimino in provincia di Viterbo, ed è sposato con Albana, una bella ragazza albanese di trent’anni. Come la gran parte dei giornalisti stenta a trovare lavoro, ma la sua storia è molto più originale perché fino a qualche anno fa era padre Giuseppe, un sacerdote…

“Continuo ad esserlo – tiene a precisare nonostante le difficoltà attraversate e gli ostacoli che tuttora persistono nel vivere una vita normale – mi sono dimesso dall’incarico del servizio pastorale, ma non spogliato della tonaca. Continuo, come ho sempre fatto, ad amare Cristo e la Chiesa perché il sacerdozio è un sacramento che rimane per tutta la vita. I sacerdoti che si dimettono restano tali tranne che non venga annullato il sacerdozio, ma non è il mio caso. Ho avuto la dispensa dagli obblighi che comporta il celibato, pertanto ho potuto fare il mio matrimonio religioso.”

Serrone ha creato un sito e l’associazione sacerdoti sposati perché “la mia vita cominciava a diventare più difficile a causa delle enormi difficoltà con gli enti e a trovare un’occupazione, così, visto che non esistevano strutture che potessero supportare persone nella mia condizione, ho pensato di creare un’oasi nel deserto”. All’associazione si rivolgono in tanti, sì perché, il fenomeno sarà sommerso, ma esiste ed è molto frequente. “Sono tanti a cercare un consiglio, spaesati e disorientati, sia sacerdoti, ma anche laici o parenti di chi è coinvolto in questa esperienza”. La storia di Giuseppe Serrone è saltata alla ribalta nazionale per lungo tempo negli anni 2001 – 2002, di lui, la stampa viterbese, ha riempito le prime pagine con fiumi di parole e pettegolezzi; giornalisti e fotografi con gli hanno dato tregua e nemmeno la gente del posto, che è stata l’artefice di un deplorevole episodio che ha causato un esaurimento nervoso ad Albana. “Ora sta meglio. – precisa Giuseppe – Sta frequentando un corso in marketing turistico che la sta aiutando a rimettersi in gioco per il suo futuro”.

Andiamo per ordine. Padre Giuseppe, parroco della parrocchia di Chia, frazione del comune di Soriano nel Cimino, nel 1997 si impegnò a collaborare in un campo profughi in quanto, durante l’ondata del flusso migratori degli albanesi, furono ospitati 100 profughi grazie all’impegno del prefetto e del sindaco di Viterbo che recensirono un locale destinato all’accoglienza. Chiamarono padre Giuseppe per l’animazione pastorale del campo. Lì strinse amicizia con il fratello di Albana poi, due anni dopo, lei si ricongiunse con i familiari e venne a vivere a Soriano. Viveva con il fratello, non aveva casa ed era costretta a recarsi a Roma ogni giorno dove veniva sfruttata al lavoro per pochi euro al mese. In quel periodo padre Giuseppe ebbe un infortunio al braccio e cercava una persona che lo aiutasse in segreteria e per l’animazione dei centri giovanili, così nel giugno del 2001 Albana accettò l’incarico e con il permesso del Vescovo andò a vivere in canonica con la madre. Subito in paese si vociferò che il giovane sacerdote si era fatto l’amante. “Non tenni in considerazione queste chiacchiere di paese, anche se nacque una bella amicizia. Infatti per lei decisi di andare in Albania, sempre con il consenso del Vescovo, perché il permesso di soggiorno non arrivava. Così mi recai al consolato italiano di Valona per accelerare i tempi del permesso di soggiorno e mentre mi trovavo in Albania successe qualcosa di significativo che mi fece riflettere. Siccome ritardai nel reingresso, la Curia non mandò nessun sacerdote per sostituirmi alla messa domenicale, così i fedeli si trovarono senza parroco. Mi cercarono disperati e addirittura si rivolsero alla trasmissione Chi l’ha visto. I giornali viterbesi ricamarono molto su questa vicenda, proprio perché esistevano dei precedenti, ricordo i titoli di allora: Parroco in fuga salta la messa. Seppi la notizia quando, ospite dai suoceri del fratello di Albana, telefonammo per avere notizie della mamma e lei in preda al pianto ci comunicò che i giornali mi davano in fuga con la figlia. Questa vicenda mi fece capire quanto fossi solo, dopo 13 anni di servizio il Vescovo non era intervenuto in mio favore e la gente aveva immaginato qualcosa di falso. Così decisi di dimettermi dall’incarico di parroco, precisamente il 31 ottobre 2001 e mi accorsi di Albana…così l’amicizia si trasformò in amore.”

Albana e Giuseppe si sono uniti in matrimonio il 6 febbraio 2002.

“Tutto è nato spontaneamente, non c’è stato nessun conflitto in quanto avevo deciso di dimettermi dall’incarico precedentemente.” Anche Albana si è innamorata di Giusepe naturalmente e ora spera di vivere una vita normale. “All’epoca del matrimonio – ricorda Giuseppe – i giornali titolarono: Parroco lascia la tonaca e sposa una musulmana. E addirittura il giorno di San Valentino fotografi e giornalisti mi seguirono per controllare se avessi regalato le rose alla mia giovane sposa.”
“I giornali fecero circolare la voce che avevo deciso di dimettermi per Albana, ma non è stato così – ricorda Serrone – e lo ribadii anche quando mi recai alla congregazione della dottrina delle fede per avere la dispensa. Il segretario della congregazione, monsignor Girotti, mi disse che avrei dovuto sottoscrivere una dichiarazione in cui dichiaravo che avevo intenzione di sposarmi prima di diventare sacerdote, ma era un falso poiché scelsi di abbracciare il celibato quando entrai in seminario, poi ad un certo punto della mia vita mi sono dimesso dall’incarico e ho fatto le mie scelte.”

Per Giuseppe Serrone l’unione con la sua donna non ha rinnegato il matrimonio con Dio, “anzi – aggiunge – ho completato nel rapporto con una donna l’amore verso il Signore che non è in contrasto. La chiesa romana cattolica d’occidente non accetta il matrimonio con una donna, a differenza della chiesa cattolica d’oriente che adotta il codice di diritto canonico orientale. A Piana degli albanesi in Sicilia, infatti, c’è una comunità cattolica che, nel suo interno, ha sacerdoti sposati.”

“Ogni giorno se voglio posso celebrare la messa, – precisa l’ex parroco di Chia – nessuno me lo può impedire, davanti a Dio sono libero; pubblicamente non l’ho fatto anche se ho celebrato una volta soltanto quando fui invitato da una comunità di protestanti che fecero una celebrazione ecumenica. Partecipai come ospite e concelebrai con il sacerdote che presiedeva in quel momento.”

Tuttavia per Giuseppe ed Albana non basta solo l’amore; dal 2002 fanno ancora i conti con le difficoltà della vita quotidiana. Giuseppe Serrone è costretto a vivere ancora nella canonica perché non ha un lavoro fisso. E’ stato archivista, insegnante, ma da 11 mesi è disoccupato. Ma ciò che lo consola è la vicinanza della sua comunità; la nota positiva è che la gente, dopo, non lo ha emarginato per le sue scelte. La critica va ad alcuni vescovi che non hanno digerito il suo comportamento. Serrone infatti è stato sospeso dalla diocesi di Palermo e di Viterbo come insegnante di religione. “Ho un profondo rispetto per la Chiesa, che mi accolto, ma alcuni uomini di Chiesa mi hanno ostacolato in questo cammino. La nascita del sito per i sacerdoti sposati non è andata giù a molti. In particolare mi hanno accusato di avere scritto articoli contro il Papa, quando invece erano contenuti di informazione che il sito aveva solo ospitato.” Ma è acqua passata, l’attenzione, ora, è rivolta al futuro e ad Albana che sta gradualmente riprendendo le redini della propria esistenza dopo la depressione post trauma subita a causa dell’evento del giugno 2004 quando si trovava in un giardino a leggere e dovette subire l’aggressione di alcuni giovani del paese che, in compagnia di un uomo che lavorava all’università, la colpirono con delle pietre, come le streghe del medioevo. “La trovai in uno stato di tremore e dopo una settimana fu ricoverata perché non resse al colpo. – spiega Serrone – Ora sta meglio, a breve prenderà una specializzazione, guardiamo avanti. Spero che la mia storia possa contribuire a sollevare quanti si trovano nella mia stessa situazione.”

Chi volesse contattare l’associazione visiti il sito: www.nuovisacerdoti.altervista.org

barbara ferrara

1 giugno 2006

fonte: http://www.oltrenews.it/sacerdote_sposato.html

2 Risposte a “La vera Storia di Giuseppe Serrone, sacerdote sposato”

  1. CARISSIMO. …SONO PURE IO UN EX. VORREI DIRTI UNA COSA: SE INSISTI NEL VOLER ESSERE RIAMMESSO A TUTTI I COSTI…. RISCHI…… RISCHIAMO DI NON OTTENERE UN BEL NULLA. DIVERSI PRETI DELLA MIA
    ZONA MI. HAN DETTO:1) CHIEDERE CON UMILTÀ; 2) TANTISSIME COSE LE POSSIAMO FARE ANCHE ADESSO…ASSISTENZA AI MALATI IN CASA E NEGLI OSPEDALI, CURARE LA LITURGIA. ..CATECHESI…ECC. ECC.
    POI SE VIENE ANCHE LA POSSIBILITÀ DI DIR MESSA, CONFESSARE….. BENE…….SE NON VIENE BENE LO STESSO. CHI CI VIETA DI DIRE IL BREVIARIO COMPLETO? DI FARE OGNI GIORNO UN’ORA DI MEDITAZIONE ECC. ECC.? LA VOGLIA DI ESSERE RIAMMESSI PUÒ VENIRE DA DIO…..MA PUÒ VENIRE ANCHE DAL DEMONIACO. ..DOBBIAMO FARE UN SERIO… LUNGO… ESAME VALUTATIVO CON UNA GUIDA SPIRITUALE. ….. SCELTA ASSIEME AL NOSTRO VESCOVO PER NON CADERE NELLE TRAPPOLE….DELL’ORGOGLIO. ………
    SALUTI DI CUORE. PREGHIAMO TANTO PER CONOSCERE E FARE LA SOLA VOLONTA’ DI DIO.
    rolando

    1. se abbiamo ricevuto la valida ordinazione non siamo “EX”….Proprio contro questa improprietà nel linguaggio usato abbiamo intrapreso la nostra campagna per i diritti civili e religiosi dei sacerdoti sposati…

      Proprio molti preti sposati sono i nostri peggiori nemici e non appoggiano la causa… Non può venire dal demoniaco quello che è un sacramento ricevuto…

      La questione non dipende certo dai Vescovi che ci hanno avuto in servizio…

      Uniti nella preghiera
      la Direzione
      Ass. sacerdoti lavoratori sposati

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