Crisi di vocazioni a Ravenna e chiese chiuse. Si offrono i preti sposati

Riaperta dopo mesi di chiusura, San Giovanni Evangelista resta con il recipiente asciutto. Ma la Curia deve fare i conti soprattutto con la crisi di vocazioni

in Corriere di Romagna

RAVENNA. Acquasantiere all’asciutto nella basilica di San Giovanni Evangelista riaperta al pubblico l’8 dicembre dopo mesi di chiusura. La segnalazione ieri correva sui social ancor prima di arrivare in curia, una dimenticanza che diventa segno mesto dell’ormai scarsa presenza di fedeli e di funzioni religiose a cadenza giornaliera. Basiliche paleocristiane, chiese settecentesche, pievi di campagna, il destino di molti edifici sedi di parrocchie è segnato ormai dalla mancanza di sacerdoti.

L’acquasanta

San Giovanni Evangelista grazie all’Opera di religione è di nuovo a disposizione dei tanti turisti che la visitano ogni giorno ma non per i servizi pastorali passati a Santa Maria in Porto, dopo il ritiro di don Giorgio. Tra scatti fotografici e ammirazione per il bel monumento i visitatori passano ignari accanto all’acquasantiera vuota senza quasi accorgersi dell’inconveniente che colpisce invece i parrocchiani delusi. Meno fortunati i frequentatori di San Giovanni Battista o della Cipolla chiesa ancora chiusa, ma la speranza è quella di vederla al più presto aperta, sotto la responsabilità pastorale della basilica di San Vitale. Le due chiese in centro città sono le ultime “vittime” eccellenti della carenza di vocazioni. I cattolici praticanti dovranno quindi modificare le proprie abitudini e “migrare” altrove per trovare comunità e parroci attivi, lasciando alle spalle tradizioni, riti e senso di appartenenza.

Chiese chiuse

La riorganizzazione procede seguendo l’uscita di scena dei parroci storici, non è facile infatti acquisire nuovi sacerdoti e la selezione in tempi di penuria diventa più severa. In centro storico i bambini di San Francesco, presidiata dai frati minori conventuali, di Sant’Agata seguono il catechismo con quelli del Duomo. Situazione migliore quella delle parrocchie dei borghi, San Biagio e San Rocco, oppure il Torrione, San Paolo, San Vittore o San Lorenzo nelle quali l’alto numero di fedeli e di attività svolte allontana lo spettro della chiusura o dell’accorpamento come già avviene nel forese. Parroci e sacerdoti si muovono su più chiese e territori, così avviene per Marina di Ravenna e Punta Marina, per Santo Stefano, Campiano e San Pietro in Campiano; per Madonna dell’Albero, San Bartolo e Gambellara. A Lido Adriano il parroco ha superato gli 80 anni e in futuro non si sa cosa accadrà. Mentre le 5 parrocchie dell’archidiocesi ravennate su territorio ferrarese hanno al momento un unico referente. Le acquasantiere vuote non sono quindi il principale problema della curia ravennate che di certo provvederà a tranquillizzare i fedeli e parrocchiani della basilica di San Giovanni Evangelista che ora è aperta sabato e domenica dalle 10 alle 16, e dal martedì al venerdì dalle 11 alle 15.

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