Ordinare «preti sposati». I dehoniani di “Settimana” rilanciano una proposta latinoamericana

“Adista”
n. 9, 4 marzo 2017

Luca Kocci – Eletta Cucuzza

«A quando i presbiteri di comunità sposati?». È la domanda che ponedon Francesco Strazzari su Settimana news (dello scorso 18 febbraio) – versione online del quindicinale dei dehoniani, che ha cessato le pubblicazioni cartacee il 31 dicembre 2015 (v. Adista Notizie nn. 28, 32, 44/15 e 1/16) – rilanciando un dibattito che è piuttosto vivo in altre parti del mondo ma che in Italia non è mai stato avviato.

Lo fa citando, non a caso, tre fonti straniere. Innanzitutto il teologo benedettino p. Ghislain Lafont, che ha definito i «presbiteri di comunità» come «persone umanamente e cristianamente mature» alle quali viene riconosciuto il carisma di presiedere l’assemblea eucaristica (dovrebbero cioé essere formate per l’ordinazione sacerdotale dalle stesse loro comunità di appartenenza – sacerdoti in primis – e svolgerebbero il loro ministero all’interno di esse, magari solo per determinati periodi di tempo o anche a tempo parziale, sposati o no.Adista ha seguito l’iter dei “presbiteri di comunità” nei numeri 17 e 37/2011; 26, 40 e 45/2014; 39/2015).

Ma cita soprattutto il vescovo emerito di Jales (Brasile), dom Demetrio Valentini, per anni presidente della Caritas brasiliana, il quale, nell’omelia al santuario nazionale di Aparecida, lo scorso 14 febbraio, ha invitato la Chiesa del Brasile a riflettere sulla questione dei cattolici che non possono accedere all’eucaristia con frequenza per mancanza di preti. Dom Valentini parlava nel giorno della commemorazione dei 25 anni dell’Associazione nazionale dei presbiteri del Brasile. «Senza eucaristia non esiste comunità cristiana – ha detto Valentini, ripreso daSettimana news –. Questo è stato solennemente affermato qui in questa basilica da papa Benedetto XVI aprendo la quinta Conferenza generale dei vescovi dell’America Latina e dei Caraibi. Senza eucaristia non esiste comunità cristiana. È necessario adesso verificare che conseguenze pratiche tiriamo da questa verità così importante affermata dal papa. Qui entra in pieno di nuovo la questione presbiterale», ha affermato dom Demetrio, aggiungendo tra l’altro: «Papa Francesco con il suo coraggio e, nello stesso tempo, con prudenza ha chiesto alla Conferenza dei vescovi brasiliani di presentare un progetto; sarebbe già una motivazione da assumere con rapidità e dedizione. Personalmente, mi permetto di manifestare qui la mia posizione, ben consapevole che potrà avere poco peso. La vita insegna a relativizzare le aspirazioni personali e a situarle in una dimensione più ampia della storia. Non importa se non vediamo realizzati tutti i nostri sogni, ancora più adesso che, come vescovo emerito, non comando più niente. Ma non posso non dirlo. Mi prendo la libertà di chiedere alla Conferenza dei vescovi brasiliani che faciliti la discussione sul problema inerente alla questione dei presbiteri di comunità perché possa essere definita nei suoi dettagli e possiamo provvedere e attuare la disposizione di papa Francesco di mettere in movimento questo provvedimento, affinché in questa questione, che coinvolge profondamente la vita della Chiesa, il papa non si veda ostacolato dalla resistenza ecclesiale interna, ma possa contare sul chiaro appoggio della Conferenza dei vescovi brasiliani, in special modo dei presbiteri del Brasile rappresentati qui oggi dall’Associazione nazionale dei presbiteri del Brasile».

Infine, ricorda il settimanale dei dehoniani molto diffuso fra il clero – quindi la sua presa di posizione è particolarmente significativa –, a favore dei presbiteri di comunità si erano espressi, il 20 ottobre del 2016, diciotto vescovi di Brasile, Messico, Cile e Argentina, riuniti a Embu, nei pressi di San Paolo, per riflettere su temi riguardanti la loro missione episcopale. In una “mozione” sottoscritta dai diciotto vescovi e inviata al card. Rubén Salazar Gomez, arcivescovo di Bogotà e presidente del Consiglio episcopale latino-americano (Celam) perché venga esaminata «con affetto» e senza attendere troppo, hanno chiesto alle Conferenze episcopali di affrontare «con urgenza» il progetto di ordinare uomini sposati perché possano esercitare il ministero presbiterale nelle loro comunità. «La questione – scrivevano i vescovi – è già da molto tempo sul tappeto ed è giunto il momento di passare all’azione. Ci prendiamo la libertà di suggerire ad ogni Conferenza episcopale di mettere in cammino adeguatamente questo tema, affinché si arrivi quanto prima possibile a quegli ampi consensi che l’iniziativa richiede».

In Italia, intanto, tutto tace, il dibattito sui «presbiteri di comunità» non è mai stato realmente avviato, e la Conferenza episcopale sembra in altre faccende affaccendata.

Il “cammino” dei presbiteri di comunità

“Padre” della locuzione “presbiteri di comunità” è il vescovo emeritoFritz Lobinger, tedesco (esercitò il suo ministero in Sudafrica fra il 1987 e il 2004), che la espose fra l’altro in due suoi libri, Équipe di ministri ordinati e L’altare vuoto (l’editrice tedesca Herder pubblicò il primo nel 2003; la Emi pubblicò nel 2009 Preti per domani; in spagnolo,El altar Vacío è apparso nel 2011, accompagnato da un testo proprio di mons. Valentini; in portoghese Altar Vacío vide la luce per i tipi dell’Edizione Santuario di Aparecida). Un’idea ben nota a papa Francesco (sappiamo peraltro che era già stata sottoposta alle alte sfere vaticane e a papa Ratzinger da un vescovo brasiliano che ha sempre voluto rimanere anonimo) stando a quanto scrisse il settimanale spagnolo Vida nueva (5/12/2014) dopo un colloquio con il vescovo della diocesi brasiliana di Xingu, mons. Erwin Kraütler che aveva incontrato il pontefice il 4 aprile del ‘14: «Lo stesso Bergoglio si riferì ad alcune “teorie interessanti”, come quella già citata del vescovo Lobinger sui ministri ordinati che appartengono alla comunità e che continuano la loro vita familiare e professionale, rivela il prelato brasiliano di origine austriaca (Kraütler, ndr)». A Kraütler, d’altronde, che a Francesco faceva presente il pressante bisogno di sacerdoti nella sua diocesi, il papa aveva detto: siate, voi vescovi più «coraggiosi» nel fornire suggerimenti concreti.

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