Preti sposati e celibi, fianco a fianco

La crisi drammatica della carenza di clero che vive attualmente la chiesa cattolica è sotto gli occhi di tutti. Nei Paesi occidentali, nei quali l’età media dei preti che esercitano il ministero supera spesso i settant’anni, si reagisce creando delle “unità pastorali” nelle quali vengono raggruppate diverse parrocchie, affidate alla cura pastorale di uno o due preti. Nell’America Latina la gran parte delle diocesi può contare su un prete ogni venti o trentamila abitanti, per cui molti villaggi vedono il prete e quindi hanno la celebrazione dell’Eucaristia poco più di una volta l’anno. Il risultato è il passaggio massiccio di fedeli dalla Chiesa cattolica alle nuove Chiese pentecostali o evangelicali. Situazione analoga per l’Africa, nonostante l’attrattiva che può presentare l’ordinazione al ministero per giovani che vivono in situazioni di grave povertà. I responsabili delle diocesi sembrano spesso non avere compreso la gravità della situazione, con delle ordinazioni ormai al minimo storico, mentre diventano sempre più numerose le comunità cristiane prive dell’Eucaristia domenicale alla quale pure avrebbero diritto in virtù del loro battesimo.

La crisi di vocazioni per un ministero celibatario potrebbe essere letta come un segno dei tempi, un segno che lo Spirito di Dio vuole un rinnovamento radicale in una Chiesa ancora troppo clericale e che dovrebbe diventare davvero una Chiesa comunione, nella quale ogni fedele cristiano si senta impegnato e partecipe e sia capace di offrire un servizio qualificato alla propria comunità.

La riscoperta del valore e della bellezza del matrimonio e della famiglia realizzata con i due recenti sinodi e con l’esortazione postsinodale Amoris Laetitia non solo da parte dei fedeli cattolici ma anche da parte della stessa gerarchia, potrebbero aprire la via a un nuovo atteggiamento per ciò che attiene alla disciplina dell’ordinazione al ministero presbiterale nella Chiesa cattolica latina.

Nel documento postsinodale papa Francesco parla di «vocazione al matrimonio» e del matrimonio come via di santificazione (AL 72). Nell’ultimo capitolo, a proposito della spiritualità coniugale e familiare, si legge «Abbiamo sempre parlato della inabitazione di Dio nel cuore della persona che vive nella sua grazia. Oggi possiamo dire anche che la Trinità è presente nel tempio della comunione matrimoniale. Così come abita nelle lodi del suo popolo (cf. Sal 22,4), vive intimamente nell’amore coniugale che le dà gloria» (AL 314). Il matrimonio può essere quindi la via per giungere anche alle vette più alte della santità personale e dell’unione intima con Dio. «Pertanto, coloro che hanno desideri spirituali profondi non devono sentire che la famiglia li allontana dalla crescita nella vita dello Spirito, ma che è un percorso che il Signore utilizza per portarli ai vertici dell’unione mistica» (AL 316).

In questa situazione si sono fatte più insistenti le richieste di ammettere all’ordinazione al presbiterato dei “viri probati”, e cioè degli uomini che hanno dato buona prova di sé nella professione e nella vita familiare e che godono di buona fama nella loro comunità.

Tenendo conto di tutto questo e considerato che il popolo cristiano sembra ormai pronto ad accettare questo cambiamento, papa Francesco si è dichiarato disponibile ad autorizzare gli episcopati che ne fanno richiesta a predisporre per l’ordinazione al ministero presbiterale di uomini sposati. Egli attende soltanto che giunga questa richiesta da parte degli episcopati, i quali salvo poche eccezioni sembrano non abbiano avuto il coraggio di farla per un eccessivo attaccamento alla prassi tradizionale e per il timore di divisioni. Il celibato dovrebbe restare per quanti si sentono chiamati dallo Spirito a viverlo, ma non dovrebbe più essere richiesto per legge come una conditio sine qua non per accedere al ministero presbiterale. Era la via già intravista al Vaticano II allorché si decise l’ammissione al diaconato di uomini sposati (LG 28), nella prospettiva che appariva implicita di prepararli in vista dell’ordinazione al presbiterato. Preti celibi e preti sposati potranno dunque nei prossimi anni anche nella chiesa latina lavorare fianco a fianco nel loro ministero, che ha il compito di annunciare il Vangelo, di celebrare i sacramenti ma soprattutto di servire la comunione ecclesiale nelle diverse comunità.

da adista

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