Ritratto di Giovanni D’Ercole, il potente amico di Marra in Vaticano

Ex ghost writer pontificio. Vicino a Bertone. Rivestì un ruolo di primo piano nel post-sisma dell’Aquila. Profilo del vescovo a cui ‘il Rasputin del Campidoglio’ si rivolse per entrare «nei servizi segreti».

Nelle settimane precedenti le Amministrative del giugno scorso, in molti si chiedevano quali sarebbero stati i rapporti del Movimento 5 stelle con il Vaticano nel caso in cui avesse vinto a Roma. A posteriori, una delle risposte potrebbe essere arrivata con l’emergere del ruolo determinante nella squadra di governo grillina di Raffaele Marra, ‘il vero sindaco di Roma’ o ‘il Rasputin del Campidoglio’, a seconda delle definizioni giornalistiche con cui è stato descritto.

IL RUOLO DI D’ERCOLE. Stando al suo curriculum, Marra è titolare di varie onorificenze. Fra queste ben tre sono di carattere ecclesiastico-religioso: Cavaliere dell’Ordine equestre di San Silvestro Papa; Cavaliere dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro; Donato di devozione al Sovrano militare ordine di Malta (uno dei ranghi di appartenenza all’ordine). E non è poco se a ciò aggiungiamo l’amicizia con monsignor Giovanni D’Ercole, oggi vescovo di Ascoli, ieri vescovo ausiliare all’Aquila e in passato alto funzionario della Segreteria di Stato, dove ha ricoperto pure il ruolo di Coordinatore dei testi del papa, in pratica una sorta di ghost writer pontificio.

I LEGAMI CON ALEMANNO. Marra è stato prima vice capo di gabinetto della sindaca Virginia Raggi (scontrandosi con quella che è stata per un breve periodo suo superiore, Carla Raineri, dimessasi nel settembre scorso anche per i contrasti con Marra), quindi ha ricoperto l’incarico di capo del personale. Vanta inoltre un passato da collaboratore di Franco Panzironi, l’ex braccio destro di Gianni Alemanno. Marra è stato arrestato nel dicembre del 2016 con l’accusa di corruzione, i fatti contestati risalgono però al periodo in cui lavorava nell’amministrazione Alemanno. E proprio il legame con l’ex esponente di Alleanza nazionale, ai tempi in cui questi era ministro dell’Agricoltura (dal 2001 al 2006), illumina una delle connessioni forti fra Marra e la sponda vaticana del Tevere.

Marra ricorre a Cassazione,scarcerazione
Raffaele Marra, ex vice capo di gabinetto della sindaca di Roma Virginia Raggi.
ANSA

È ormai noto che Marra chiese aiuto a monsignor d’Ercole per fare carriera. Lo ha raccontato lui stesso al Fatto quotidiano a novembre 2016; voleva entrare «nei servizi segreti», si era stancato della guardia di finanza e si rivolse al monsignore che, da parte sua, gli presentò Alemanno (col quale poi nacque evidentemente un sodalizio). Il 19 dicembre, monsignor D’Ercole ha spiegato al Resto del Carlino: «Il giovane Marra, amico di un sacerdote a me molto caro, venne da me diversi anni fa perché lo aiutassi nella scelta di lasciare la finanza ed entrare nel mondo della pubblica amministrazione. Amici che vivono nel mondo politico mi presentarono ad Alemanno perché era in grado di aiutare Raffaele in questo passaggio che a me pareva importante e da non fare a cuor leggero. A Marra proposi questa possibilità e lì si fermò il mio intervento».

NON UN VESCOVO QUALUNQUE. Di recente, il vescovo di Ascoli – diocesi alla cui guida è stato chiamato da papa Francesco nel 2014 – si è detto incredulo delle accuse rivolte dalla magistratura a Marra e, in ogni caso, ha spiegato di voler pregare per lui. Tutto qua? Non proprio. D’Ercole non è uno qualunque. Fu vicedirettore della sala stampa vaticana con Joaquín Navarro-Valls a fine Anni 80, nel 1990 entrò in Segreteria di Stato dove, dal 1998 al 2009, ricoprì il ruolo di capo ufficio della prima sezione degli Affari generali, i vertici della burocrazia vaticana. Strinse buoni rapporti col cardinale Paolo Sardi, all’epoca anche lui in Segreteria di Stato, ghost writerpapale prima di D’Ercole, cardinale patrono dell’Ordine di Malta, infine citato dall’ex maggiordomo di Benedetto XVI, ‘il corvo’ Paolo Gabriele del primo Vatileaks, fra le personalità che lo avrebbero influenzato (come abbiamo ricordato in un recente articolo).

D’Ercole in Vaticano è stato «in stretto rapporto» con tre segretari di Stato: i cardinali Casaroli, Sodano e Bertone

D’Ercole in Vaticano è stato «in stretto rapporto» per diversi anni, – come lui stesso ricorda nel volume Nulla andrà perduto: il mio grido di speranza per l’Italia – con tre segretari di Stato: i cardinali Agostino Casaroli, Angelo Sodano e Tarcisio Bertone. Ma anche con vari sostituti della Segreteria di Stato, in particolare i futuri cardinali Giovan Battista Re, Leonardo Sandri (oggi alla guida della Congregazione per le chiese orientali e membro dell’Ordine di Malta e Cavaliere dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme) e Fernando Filoni (oggi alla guida di Propaganda fide). Inoltre ha conosciuto due papi: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

LA MISSIONE DI «ORGANIZZARE LA SPERANZA». Fu proprio quest’ultimo a nominarlo vescovo ausiliare dell’Aquila, il 14 novembre del 2009. D’Ercole doveva affiancare l’arcivescovo Giuseppe Molinari in un momento particolarmente difficile: quello della ricostruzione post-terremoto. Il 12 dicembre si svolse l’ordinazione episcopale nella basilica di San Pietro. A presiedere la celebrazione c’era il cardinale Tarcisio Bertone, il quale a nome del papa chiese a «don Giovanni» di «animare e organizzare la speranza» nell’Abruzzo devastato dal sisma. A colpire fu soprattutto un verbo usato da Bertone: organizzare.

L’ACCORDO CEI-GOVERNO DEL 2009. Per capire occorre fare un passo indietro: il 4 novembre del 2009 la Cei, attraverso il suo Segretario generale, monsignor Mariano Crociata (il vice di Bagnasco), e il governo, per mano del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, siglarono un’intesa per la ricostruzione del patrimonio ecclesiastico danneggiato dal terremoto (nella sede della guardia di finanza di Coppito, a L’Aquila, erano presenti anche l’allora premier Silvio Berlusconi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Guido Bertolaso). In base all’accordo, le stesse diocesi dovevano gestire fondi, progettazione e appalti, con la supervisione della Cei. Inutile dire che il grosso degli interventi riguardava proprio l’Aquila.

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D’Ercole a colloquio con papa Francesco.

In quella stagione Bertolaso era ben visto in Vaticano, e con lui il braccio destro di Berlusconi e sottosegretario Gianni Letta, frequentatore assiduo dei sacri palazzi e gentiluomo di sua santità. Il cardinale Bertone era l’officiante delle amicizie politiche di alto livello fra le due sponde del Tevere. Si tratta di una stagione ormai conclusasi, e non bene. Lo scandalo Grandi opere – Grandi eventi ha coinvolto la ricostruzione in Abruzzo fino a tempi recenti e il Vaticano stesso – per altre vicende – ne è uscito macchiato. D’Ercole, pur chiamato in causa in qualche indagine, ne è venuto fuori pulito «perché il fatto non costituisce reato».

UNA RETE DI PRIM’ORDINE. La rete di relazioni vaticane ed ecclesiali di prim’ordine che monsignor D’Ercole vanta aiutano a delineare anche il personaggio Marra. Non si dimentichi, inoltre, che l’ex vice capo di gabinetto del Comune di Roma dichiara nel suo curriculum di essere cavaliere dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, organismo afferente alla Santa Sede e pure di una certa importanza, collegato con la Terra Santa, che ha una sua sezione nella regione Marche. L’Ordine, per antica tradizione, è collegato con il santuario di Loreto, anch’esso in provincia di Ancona. Insomma l’Italia centrale, il Vaticano, la Chiesa.

SOLO LA PUNTA DI UN ICEBERG? È solo la punta di un iceberg quella descritta fin qui? Forse, basti pensare alla vicenda a dir poco curiosa di uno dei fratelli Marra, Catello – ex finanziere pure lui -, titolare di ordini cavallereschi inesistenti e fantomatiche associazioni a Malta. Organismi, questi, sui quali vogliono vedere chiaro anche le autorità dell’isola per capire se si tratta di attività di beneficenza o altro. Di certo Malta vanta una tradizione di tutto rispetto in materia di ordini religiosi e militari, di rapporti con la Chiesa e di paradisi fiscali. Se quest’ultimo è un capitolo ancora da scoprire, resta da capire quanto abbia influito il Vaticano nell’ascesa di Marra e quale ruolo questi intrecci abbiano giocato nel legame tra Raggi e il suo ‘Rasputin’ – irrinunciabile fino al suo arresto – e forse nel tentativo del Movimento di accreditarsi ai piani alti dei sacri palazzi.

di Francesco Peloso in lettera43.it

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