Dal sacro all’osceno: le chiese ridotte a galleria d’arte contemporanea

Presto i peli intimi femminili, fotografati da Oliviero Toscani, li vedremo sull’altare maggiore di una cattedrale. La tendenza è certa: le chiese storiche stanno diventando le nuove gallerie d’arte contemporanea più richieste dal mercato. Vuoi sfondare come artista? Esponi le tue opere in una chiesa importante, con attorno gli affreschi del Trecento, del Quattrocento, del Cinquecento, magari in una cattedrale, da Milano ad Orvieto o Bologna. Vedrai: il successo è assicurato. Non importa che le tue opere dialoghino o abbiano attinenza con l’alfabeto narrativo di Gesù Cristo.

La chiesa ti serve soltanto come sfondo scenico, teatrale, come elegante scenografia di fondo. Il tuo mercante o gallerista non vede il momento di scriverlo: l’artista ha esposto in spazi privati e pubblici di rilevanza internazionale, come la cattedrale di Trani, la Chiesa della Spina a Pisa, la basilica di San Francesco di Assisi. Poi vedi le opere di questo artista e sono dei cessi, come quelli di Duchamp. E ti chiedi: cosa c’entra la chiesa? Niente, è per questo che funziona. Tanto più in un’importante chiesa storica, tu ci metti opere in aperto contrasto, in conflitto, o indifferenti, 155311606-4c8d8850-ab31-42a2-9e2d-4ee8a52365c3alla chiesa stessa, tanto più come artista avrai clamore, effetto, richiamo. Se tu in mezzo ad una basilica affrescata, ci metti una gigantesca papera gonfiabile fucsia di Jeff Koons, la gente correrà a vederla. Se ci metti un Cristo, non se ne accorge nessuno. Cosa c’entra un gigantesco masso informe, sospeso a mezz’aria, fatto dagli artisti Steinbrener/Dempf & Huber, al centro della bellissima sei-settecentesca chiesa gesuita di Vienna? Niente, per questo ce l’hanno messo, perché la notizia, l’assurdo richiama gente. Cosa c’entra un grazioso marmo a forma di nuvola dell’artista Tony Cragg in mezzo alle navate del duomo di Milano. Niente, però tutti lì a fotografarlo. Cosa c’entra l’installazione iridescente da discoteca, quasi da nightclub, dell’artista Jacques Toussaint, nel prestigiosissimo complesso cristiano di Santo Stefano a Bologna, che ha origine130719137-c959efd9-1bf9-46b7-a33b-3db8096dec72 nel IV secolo? Niente, però attira. E questo piace a mercanti e artisti.
Ma la domanda è: alla Chiesa dei Papi questo va bene? Se la risposta è sì, facciano pure. Se per combattere la crisi del Cristianesimo, si trasformano le chiese in fondali teatrali per mostre contemporanee avulse dal contesto, facciano pure. Vorrà dire che come il cristianesimo, nel XX secolo, è rinato in luoghi periferici, come a Barbiana con don Milani o al liceo Berchet con don Giussani, così, anche nel XXI secolo, uomini raminghi sceglieranno luoghi raminghi per rinnovare l’importanza di Gesù Cristo. Con buona pace di Giotto, Michelangelo, Bernini, Tiepolo, che frequenteranno di più le patonze di Oliviero Toscani che i profeti e i rivoluzionari del nostro tempo. 

Il Giornale

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