Nuovo Vescovo Ferrara scelto dopo la rivolta di Gorino contro i profughi

In attesa della prossima elezione del presidente della Cei che avverrà a maggio, Francesco sta già modificando il volto dell’episcopato italiano a suon di nomine. A oggi, infatti, la guida di più di un terzo delle diocesi del Paese è stata cambiata dal Papa, con scossoni non da poco. L’ultimo è avvenuto ieri, a Ferrara, dove è stato nominato Giancarlo Perego, prete cremonese di 56 anni.

Nella diocesi guidata dal ciellino Luigi Negri, dove lo scorso ottobre parte della comunità di Gorino aveva eretto delle barricate contro la decisione della prefettura di inviare dodici profughe (con tanto di cartello affisso fuori da una chiesa: “Perché non ve ne andate nel vostro califfato?”), Francesco ha inviato colui che dal 2009 è direttore generale della Fondazione Migrantes, l’organismo pastorale della Cei che si dedica proprio a loro, agli esclusi.

Il segnale che il Papa ha mandato in sostanza, sempre il medesimo da quando è divenuto vescovo di Roma, parla da sé. E dice più cose. Fra queste, che i vescovi devono avere alcune, imprescindibili, caratteristiche: devono essere pastori che accolgono la gente, soprattutto gli ultimi, che sanno ascoltare, che non respingono, che non selezionano il gregge loro affidato.

Già, il gregge. Di questo i vescovi bergogliani devono avere, o almeno conoscere, l’odore. Quello che conta, cioè, è la prossimità a tutti, perché «l’episcopato — ha spiegato più volte il Papa — non è un’onorificenza, ma un servizio». E in questo senso, un servizio che può essere reso anche da chi non ha i “gradi” che fino a quattro anni fa sembravano essere necessari: la maggior parte dei nuovi presuli sono semplici parroci, salvo eccezioni non avevano prima della nomina grandi incarichi, erano esenti da una particolare “carriera” curiale.

Prima di Ferrara, tanti altri casi. Su tutti, tre diocesi di primo piano. Padova, dove morì sant’Antonio e dove, governata dal Vaticano, si erge la basilica con le sue spoglie; Bologna, segnata dalle grandi figure di Giacomo Lercaro e del suo “opposto” Giacomo Biffi, la diocesi più ricca d’Italia; Palermo, la sede siciliana più importante, per tradizione cardinalizia. A Padova era dal 1932 che non veniva designato un pastore che non fosse già vescovo. Nel 2015 Francesco ha scelto don Claudio Cipolla, per molti anni direttore della Caritas della diocesi e semplice parroco. A Bologna è arrivato, dopo Carlo Caffara, don Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di Roma e membro della comunità di Sant’Egidio, da sempre impegnato per i senzatetto, i poveri e i profughi. Così a Palermo, dove il Papa ha voluto portare don Corrado Lorefice, parroco anch’egli, amico di don Ciotti, in prima fila contro il racket della prostituzione.

repubblica.it

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