Papa Bergoglio molte parole e pochi fatti. Anche sui preti sposati

Bergoglio, le parole e i fatti

Alcune osservazioni critiche su Papa Bergoglio, per il quale troppi politici, intellettuali e giornalisti stanno preparando anzitempo la beatificazione. Con l’aiuto delle tv italiane, pubbliche e private, ma anche di giornali e di intellettuali laici e di sinistra.

In effetti, all’inizio del suo Pontificato, il Papa argentino sembra portare aria nuova, dichiarando la ferma volontà di riportare moralità in un Vaticano travolto dagli scandali ed assumendo posizioni coraggiose sui mali del mondo, la miseria, il dramma degli immigrati.

Anche sui temi “eticamente sensibili” Bergoglio sembra voler innovare (famoso il “chi sono io per giudicare?” a proposito degli omosessuali).

Il problema è che troppo spesso il Papa non ha la capacità (o la volontà) di dare concreto seguito ai suoi clamorosi annunci.
Così, egli dichiara solennemente di voler riportare ordine e onestà nella Curia e nelle questioni finanziarie del Vaticano, ripulendo – se non eliminando – lo IOR. Ma dopo tre anni la riforma della Curia va avanti a rilento, mentre lo IOR è ancora al suo posto.

Bergoglio denuncia il lusso eccessivo in cui vive la Curia, ma il Cardinale Bertone continua ad abitare nel suo sfarzoso attico, di proprietà del Vaticano e ristrutturato in parte con i soldi del Bambin Gesù.

Sui diritti, il teologo Walter Kasper definisce “urgentissima” una nuova “Dichiarazione” papale su matrimoni e famiglie miste, ma i vaticanisti stimano che ci vorranno ancora 2 o 3 anni.

Sui migranti, Bergoglio condanna giustamente gli egoismi ed invita ad accogliere tutti. In questo caso prende anche un impegno preciso: ogni parrocchia italiana, promette, ospiterà almeno una famiglia di migranti. Ma i numeri che filtrano dalla Caritas dicono che l’appello del Papa è stato accolto da pochissime delle 25mila parrocchie italiane (ad esempio, le 334 parrocchie di Roma ospiterebbero un totale di 170 immigrati).

Nei rapporti con lo Stato italiano, Bergoglio si impegna a non intervenire di persona ma poi lascia che i Cardinali parlino e contrastino con forza le leggi non gradite. E i Cardinali non si fanno pregare e perseverano in una linea di totale chiusura sui diritti e sovente di disprezzo per chi si batte per conquistarli. Valga per tutti l’esempio del Cardinale Paglia, che appena nominato presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia attacca in modo volgare i sostenitori della eutanasia: vogliono soltanto la possibilità di liberarsi dei vecchi poveri e malati. Ovviamente, le citazioni potrebbero essere assai numerose.

Qualche volta, tuttavia, il Papa non si trattiene e “scende in campo”, condannando senza appello l’aborto (e incitando alla obiezione di coscienza), le unioni civili, la teoria del “gender”, che a sentire il Papa starebbe diventando una materia importate nelle scuole: “Una guerra mondiale per distruggere il matrimonio”.

Sorvolo, perché troppo noto, sulla sua uscita a gamba tesa e ad alta quota (“Io non l’ho invitato. E’ chiaro?”) contro il Sindaco di Roma Marino, “colpevole” di avere celebrato unioni civili ed istituito il registro dei testamenti biologici: pensate, a Roma, Capitale del Cattolicesimo!

Come pure sorvolo – perché spero sarà uno dei temi più sentiti nella nostra dimostrazione del 14 febbraio – sulla scelta di Bergoglio di nominare alla Segreteria vaticana per l’Economia (un “grado” equiparabile a quello del Segretario di Stato”) il Cardinale australiano George Pell, pur conoscendo le accuse di aver protetto numerosi preti pedofili mossegli dal governo del suo paese.

Invece, per venire ai nostri giorni, mi permetto di rimarcare la scarsa attenzione con cui i giornali (e i politici, troppo presi dalle loro beghe) hanno commentato – o ignorato – gli aggiornamenti della “Carta” di indicazioni per il personale sanitario, che guarda caso giunge dopo 22 anni (dunque, non era così urgente), proprio alla vigilia del passaggio in Aula della legge sul testamento biologico, nuova linea Maginot della Chiesa e dei teodem.

Nella “Carta”, il Papa prende nettamente posizione sulle due questioni che maggiormente dividono i parlamentari “riformatori” da quelli “reazionari” (“conservatore” mi sembrerebbe un aggettivo troppo generoso per le Binetti e i Calabrò): la vincolatività delle DAT e la vexata quaestio della alimentazione e idratazione artificiali (per la pdl, “terapie”, in quanto tali rifiutabili in forza dell’articolo 32 della Costituzione; per i suoi oppositori solo “sostegni vitali” e dunque non rifiutabili).
Sul primo punto il Papa sostiene che alla fine è il medico che decide. E sulla scia di questa sua affermazione già iniziano da parte dei medici ipercattolici le richieste di obiezioni di coscienza. Qui basta il buon senso per immaginare – visto che sono oltre il 70% i ginecologi obiettori sull’aborto – quanti si dichiarerebbero obiettori sulle DAT.

Anche sul secondo punto Bergoglio va in soccorso agli oppositori della legge: la sospensione di alimentazione e idratazione artificiali “non giustificata” appare come “un atto eutanasico”.

In conclusione, è un osso duro quello con cui dovrà confrontarsi chi ritiene necessario e urgente rimettere mano al Concordato. Che però è un compito ineludibile per le forza laiche e riformiste.

Lo dimostrano le parole, per una volta tutt’altro che diplomatiche, dell’Ambasciatore Romano: “L’Italia non è soltanto un Paese cattolico; é anche un Paese «clericale», dove il clero può in molti casi interloquire con le istituzioni su un piede di parità. L’Italia non è uno Stato laico; è uno Stato concordatario, dove la Chiesa di Roma è in molte circostanze una sorta di condomino”.

tratto da Micromega

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