Preti sposati contro la doppia vita dei preti

La diocesi di Padova “resta in attesa” dei risultati dell’indagine della magistratura sui presunti reati a sfondo sessuale compiuti da don Andrea Contin, che risulta indagato, ma “purtroppo – ha detto il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla – abbiamo maturato la certezza di sue gravi responsabilità morali. Si tratta di comportamenti inaccettabili per un prete, per un cristiano e anche per un uomo”. “Prendiamo assoluta distanza da qualsiasi condivisione o giustificazione di quanto è stato vissuto: sono intollerabili semplicemente. Questi comportamenti immorali sono stati ammessi di fronte a me, al Vicario generale e al tribunale Ecclesiastico in questi giorni”.

Il vescovo ha voluto incontrare la stampa oggi, per spiegare come la Diocesi reagisce allo scandalo delle cosiddette “orge in canonica”, con tanto di inchiesta della Procura scattata a dicembre con le accuse di violenza privata e sfruttamento della prostituzione. Sotto accusa, don Contin, accusato con una denuncia ai Carabinieri, dalla sua prima amante. Il caso è poi deflagrato con il blitz dei carabinieri in canonica, che portò alla scoperta di un armamentario di sex toys e dvd pornografici. “In questi giorni sono state tante le attestazioni di vicinanza che vorrei condividere con tutti – ha spiegato il vescovo – Tra queste una con valore particolare per me. Sabato 28 alle 18.30 mi ha telefonato Papa Francesco e mi ha incoraggiato ad essere forte nel portare avanti questo doloroso e impegnativo momento della Chiesa padovana”.

“Il comportamento di don Andrea, peraltro stimato in parrocchia per le sue indicazioni pastorali e le sue riflessioni spirituali, è stato – ha detto il vescovo in un altro passo – in totale contrasto con gli impegni che si è assunto con la Chiesa. Ha scelto, o forse più opportunamente diciamo che si è trovato, è caduto in una situazione di non comunione con il Signore e con la Chiesa. Il suo stile di vita non è stato consono con gli obblighi di un prete. Il contrasto tra lo stato laicale e lo stile di vita è così grave e profondo da rendere don Andrea non idoneo ad esercitare il ministero”.

“Come nella vita di coppia, anche nel celibato – ha rilevato riguardo all’impegno di vita celibatario -, sono possibili fragilità e debolezze. Ma è certo che non ci si può mantenere in una doppia vita”.

Riguardo all’altro prete che sarebbe coinvolto nella vicenda, il vescovo ha detto che “non c’è riscontro né responsabilità penale e il suo coinvolgimento ci risulta essere stato parziale e occasionale. Comunque non accettabile per un sacerdote”.

Su don Contin pesa soprattutto la denuncia di una donna di 49 anni che si diceva follemente innamorata di lui ma veniva ripagata dal prelato con sesso di gruppo, e violento, insulti e umiliazioni. E almeno altre sette parrocchiane avrebbero condiviso le morbose attenzioni del prete e questo sesso malato.

repubblica.it

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