Don Contin shock dei parroci «Una tempesta»

Sorpresa, amarezza e imbarazzo, per la seconda volta in meno di un mese. Mentre il vescovo Claudio Cipolla prosegue la visita alle missioni diocesane in Brasile ed Ecuador, la partecipazione di altri sacerdoti alle orge organizzate da don Andrea Contin scuote nuovamente la Chiesa padovana. Prima che il vescovo (ri)prenda in mano la situazione passeranno altre due settimane. E nel frattempo la tensione è palpabile. Monsignor Paolo Doni, vicario generale del Coordinamento pastorale diocesano (in pratica il numero due di don Cipolla), parla di «una tempesta nella tempesta» che fa il paio con le accuse rivolte all’ex parroco di San Lazzaro pochi giorni prima di Natale: «Sono allibito, è terribile. Non solo non avevo mai avuto sentore di comportamenti come questi, ma non avevo mai messo in conto la presenza di altri sacerdoti nemmeno dopo l’apertura dell’inchiesta, per cui la notizia mi coglie totalmente impreparato. Il chiarimento interno è stato messo in atto con l’invito a don Andrea di dimettersi, per il resto siamo nelle mani della giustizia e attendiamo ulteriori verifiche: in queste settimane viviamo nel dolore e stiamo riflettendo, per ora senza riferimenti al caso specifico ».

Don Giovanni Brusegan, il delegato vescovile alla cultura e all’ecumenismo che ha preso il posto di don Contin a San Lazzaro da un paio di settimane, predica cautela ma lascia intendere che il caso continua a tenere banco: «Aspetto verifiche più adeguate e vivo momento per momento, cercando di capire i fatti senza scandalismi per rispettare tutte le persone coinvolte nella vicenda e valutare ogni evoluzione senza reticenze. L’argomento fa parte del vissuto, in contesti particolari e con chi di competenza se ne parla senza problemi: è corretto leggere sia la Bibbia che il giornale, stiamo cercando di semplificare la vicenda per non fare carico di questa complessità ai fedeli».

Don Luca Favarin, prete di strada che conosce bene il mondo della prostituzione, censura il comportamento di don Andrea, a prescindere dal coinvolgimento di altri sacerdoti: «Se i fatti sono veri, il prete è un criminale; se non sono veri, è un criminale chi mette in giro queste voci. In ogni caso un reato c’è e va punito: qui siamo nell’ambito della criminalità, è una questione di correttezza e dignità umana». Per quanto riguarda l’indagine interna avviata dalla Diocesi la scorsa primavera, si sa solo che «il procedimento è in corso» e che procede su un binario parallelo a quello della procura. In altre parole la Diocesi (chiamata a valutare la condotta ecclesiastica di don Andrea e non i rilievi penali) aspetta che la magistratura faccia il suo corso prima di tirare le somme.

corrieredelveneto.it

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