Sul pulpito con lo smartphone, la predica si adegua e diventa social

Dai tweet con le intenzioni di preghiera dei fedeli alla messa più vicina segnalata su Google Maps, ecco come comunica la Chiesa ai tempi del web

Sul pulpito con lo smartphone; l’omelia con i concetti fondamentali sintetizzati via tweet, e il telefonino sempre a portata di mano per aggiornarsi ed essere così più vicini alla realtà. Anche la predicazione, ai tempi del web, pur mantenendosi fedele ai contenuti, si aggiorna e si arricchisce di novità che tengono conto di tutti gli ingredienti offerti dai social. C’è persino qualche sacerdote che utilizza Spotify per arricchire la messa con canti liturgici. «Intendiamoci, – premette don Sergio Tapia Velasco, docente di media training e public speaking alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma – il contenuto della predicazione che si presenta nella parola di Dio naturalmente non cambia, ma è innegabile che i social hanno portato ad un cambio della forma. Il punto è entrare in sintonia con i fedeli con un linguaggio attuale».

«L’entrare in conversazione con i fedeli – sottolinea l’esperto di comunicazione – non è più soltanto l’entrare nel confessionale dove la gente racconta i propri guai. Oggi la gente va ascoltata anche sui social. Penso ai giovani e credo che le loro conversazioni su Facebook possano essere illuminanti anche per un uomo di chiesa ai fini di entrare in sintonia».

La predicazione ai tempi dei social non è però immune da rischi. «Quando si prepara un’omelia – spiega don Sergio Tapia – il ricorso al web può aiutare il prete a trovare aneddoti, modi di dire efficaci. Ma c’è anche il grande rischio della pigrizia per cui anziché preparare un’omelia in maniera adeguata, si finisce con il fare il copia e incolla: il che significa perdere il senso della conversazione con i propri fedeli». Don Tapia Velasco è anche un grande conoscitore degli approcci pastorali ai nuovi movimenti religiosi. «On line – racconta – specie tra i protestanti, – c’è un portale dove si trovano i sermoni tenuti da diversi predicatori. Il rischio è di finire in un supermercato di sermoni, se non si fa ricorso alla disciplina».

La predica social è certamente più congeniale ai preti giovani ma, come spiega l’esperto, «tanti sacerdoti, anche più avanti negli anni, hanno voglia di apprendere». In Messico, ad esempio, c’è un presule che ha dato vita ad una speciale app che consente di sapere in ogni momento quale sia la messa più vicina. Ci sono poi sacerdoti che riassumono via tweet, in maniera preimpostata, i concetti fondamentali della messa. «Il punto è entrare in conversazione con le persone. La persuasione – sintetizza don Tapia Velasco – si dà quando l’altro viene ascoltato come amico. E i social in questo senso, ferma restando la qualità della predicazione, possono dare una grande mano».

lastampa.it

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