Ordine di Malta, la lettera di Papa Francesco

Rimane alta la tensione fra la Santa Sede e i Cavalieri di Malta, dopo il comunicato con la quale il Gran Maestro Fra Matthew Festing ha pubblicamente dichiarato che l’Ordine non intende collaborare in alcun modo con la commissione istituita dalla Santa Sede per far luce sulla cacciata del Gran Cancelliere Albrecht Freiherr von Boeselager, accusato di aver fatto distribuire dei preservativi nel corso di un’iniziativa umanitaria in Myanmar negli anni scorsi. Boeselager si è difeso dichiarando di essere stato all’oscuro della cosa, decisa a livello locale, e di essere intervenuto appena ne ha avuto conoscenza. Con la puntuta lettera del Gran Maestro, l’Ordine rivendica la sua sovranità e ricorda a tutti l’autonomia dei suoi ordinamenti, dicendo al Papa che non deve intromettersi nelle vicende interne. Ma il tentativo di coinvolgere il Pontefice, facendogli avallare il licenziamento di alcuni Cavalieri tra i quali Boeselager è venuta dall’Ordine, o meglio dal suo cardinale patrono, Raymond Leo Burke e la vicenda ha avuto inizio con una lettera dello stesso Francesco.

Il Tablet dello scorso 5 gennaio rivelava l’esistenza di una missiva inviata il 21 dicembre 2016 a Fra Matthew Festing dal Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, nella quale si faceva presente che il Papa desidera che la rimozione di Boeselager non avesse luogo. «Come avevo già espresso nella mia precedente lettera del 12 dicembre 2016: sull’uso e sulla diffusione di metodi e mezzi contrari alla legge morale, Sua Santità ha chiesto un dialogo sul modo in cui possano essere affrontati e risolti eventuali problemi. Ma non ha mai detto di cacciare qualcuno!». Esistono dunque due lettere di Parolin al Gran Maestro e già nella prima di queste – datata 12 dicembre – si faceva riferimento a ciò che il Papa aveva «chiesto». Ma quando e perché Francesco è intervenuto nelle vicende interne dei Cavalieri chiedendo qualcosa?

Tutto ha inizio il 10 novembre 2016, quando il cardinale patrono dell’Ordine, Raymond Leo Burke, viene ricevuto in udienza dal Pontefice. Manca meno di una settimana alla pubblicazione dei famosi «dubia» su Amoris laetitia, presentati un mese e mezzo prima, ma a quanto pare non sarebbe stato questo il tema della discussione. Nei giorni successivi a quell’udienza, Francesco indirizza una lettera a Burke per i vertici dei Cavalieri di Malta nella quale si invita a risolvere la controversia con il dialogo, oltre che a vigilare sul rispetto della morale cattolica (un riferimento neanche troppo implicito alla vicenda della distribuzione di preservativi in Myanmar, il casus belli sollevato per giustificare il licenziamento di Boeselager) e di vigilare anche sulle possibili infiltrazioni nell’Ordine di associazioni contrarie alla Chiesa. Da quanto si può ricostruire, il cardinale aveva chiesto al Papa l’avallo per procedere con la cacciata di diversi membri dell’Ordine, a partire dal Gran Cancelliere. Francesco era dunque intervenuto richiamando alcuni princìpi ma chiedendo anche che la vicenda venisse discussa internamente senza epurazioni.

Nel momento della cacciata di Boeselager, a giustificazione del fatto, è stato citato l’avallo vaticano, anzi papale. Francesco e la Santa Sede sono stati dunque coinvolti con l’obiettivo di corroborare la clamorosa decisione presa e condivisa dal Gran Maestro e dal cardinale patrono. Anche per questo il cardinale Segretario di Stato, principale collaboratore del Papa, è intervenuto con le due successive lettere, che si aggiungono alla prima di Francesco: per ribadire ciò che il Pontefice aveva effettivamente chiesto e smentire invece ciò che gli era stato attribuito.

È difficile prevedere come andrà a finire la controversia, peraltro non nuova nella storia dei rapporti tra i Cavalieri di Malta e il Vaticano. La netta presa di posizione del Gran Maestro contenuta nella lettera che oppone il rifiuto di qualsiasi collaborazione con la commissione istituita dalla Santa Sede non riconoscendole alcun diritto di occuparsi dell’Ordine, è indice di quanto alta sia la tensione.

Intanto la commissione ha replicato alla dura dichiarazione del Gran Maestro con altrettanta chiarezza,con una nota legale, diffusa dal Catholic News Service, l’agenzia dei vescovi Usa, nella quale si ricorda che la scelta di istituire il gruppo non è della Segreteria di Stato, ma dello stesso Pontefice. Si ricorda inoltre che l’Ordine di Malta, in quanto «ordine religioso laicale» e «persona giuridica riconosciuta dalla Santa Sede», è chiamata all’«obbedienza» al Papa. La nota legale ricorda anche che la «Commissione chiamata e formata dal Santo Padre è del tutto legittima e autorizzata dal Supremo Pastore a rendergli conto circa la procedura, e la sola procedura che ha portato alla sospensione del Gran Cancelliere dal suo incarico. Non si tratta di intromissione negli affari interni dell’Ordine, perché lo scopo della commissione, così come appare evidente, è quello di rendere conto al Santo Padre sulla procedura e non altro».

vaticaninsider

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