Statali, accordo quadro governo-sindacati sui contratti

E’ stato raggiunto l’accordo quadro per sbloccare la contrattazione nel pubblico impiego. Cgil, Cisl e Uil, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, hanno appena firmato l’intesa con il governo. Il rinnovo contrattuale dei lavoratori statali era bloccato da sette anni. 

L’intesa che sblocca la contrattazione nel pubblico impiego prevede un incremento contrattuale “non inferiore a 85 euro mensili medi”. E’ quanto si legge nella bozza dell’accordo quadro appena firmato da sindacati e Governo. Resta quindi confermata la formula che già compariva nelle bozze. E anche il ministro Madia ha insistito su questo aspetto: “L’aumento è di 85 euro medi, abbiamo insistito sul fatto che siano medi” anche per dare “una maggiore attenzione e un maggiore sostegno ai redditi bassi, a chi ha sofferto di più la crisi e il blocco contrattuale”.

Madia ha definito l’accordo “innovativo” sottolineando come si sia “ridato spazio alla contrattazione”. L’impegno finanziario per rinnovare i contratti in tutta la Pubblica Amministrazione sarà pari 5 miliardi nel triennio 2016-18, hanno aggiunto i sindacati al termine dell’incontro. Per l’anno prossimo la cifra prevista è di 850 milioni.

E lo stesso premier, Matteo Renzi, aveva annunciato che il governo era pronto a chiudere. “Chiedendo 85 euro i sindacati – ha spiegato – hanno voluto dire che il loro aumento è più alto di quello dato dal governo Renzi e io ho detto ‘bravi'”. Poi, dopo la firma, ha postato su twitter la propria soddisfazione: “Dopo sette anni #lavoltabuona per i dipendenti pubblici. Riconoscere il merito, scommettere sulla qualità dei servizi #passodopopasso”.

Camusso: ‘Buon lavoro, aperta strada ai rinnovi’ – “Abbiamo fatto un buon lavoro, che rende possibile riaprire la stagione per i rinnovi contrattuali nel pubblico impiego”. E’ quanto afferma il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commentando l’accordo appena raggiunto con il governo. “Il governo si è impegnato a modificare la legge Brunetta e la buona scuola” ridando spazio alla contrattazione. Inoltre, aggiunge Camusso, “il governo si è impegnato a prorogare i contratti in scadenzi per i precari della PA”.

Barbagallo: ‘Solo un anno fa l’intesa era impensabile’ – “Un accordo così un anno fa ce lo potevamo sognare”, commenta il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, esprimendo soddisfazione per l’intesa raggiunta con il governo sul pubblico impiego. “Per il bonus 80 euro si è trovato un salvagente – ha sottolineato – nella contrattazione sarà la scala parametrale, che sarà rivista, ad assicurarlo”.

Furlan: ‘Soddisfazione per l’intesa, aumento dignitoso’ – “Siamo soddisfatti e contenti” per l’accordo raggiunto sullo sblocco della contrattazione sul pubblico impiego. Lo afferma la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. L’aumento di 85 euro rappresenta una cifra “dignitosa” e “abbiamo stabilito che il contratto prevale sulla legge, la legge Brunetta è stata così superata”. Quindi, ha sintetizzato Furlan, “buste paga più pesanti e più qualità per il lavoro e i servizi pubblici.

IL PATTO IN QUATTRO PUNTI E UNA PREMESSA – 

– La premessa: i lavoratori sono il motore della P:A., serve un’intesa con le Regioni – I dipendenti sono “il motore del buon funzionamento” della P.A, questo l’incipit dell’intesa. E ancora, “il settore pubblico ha
bisogno di una profonda innovazione”. Per cui è necessario un percorso che segni “una discontinuità con il passato”. Il governo si impegna anche “a raggiungere l’intesa con le regioni” per le modifiche normative da inserire nel Testo Unico del lavoro pubblico, uno dei decreti Madia, in arrivo per febbraio, colpiti dalla recente sentenza della Consulta.

– Relazioni sindacali, più potere al contratto per tutti – Il Governo si impegna a rivedere il rapporto tra legge e contrattazione, “privilegiando la fonte contrattuale” in “tutti i settori”. Non solo, l’esecutivo farà in modo che il ricorso all’atto unilaterale da parte della P.a sia limitato ai casi in cui ci sia stallo con conseguente “pregiudizio”.

– Parte normativa, spinta a produttività e welfare, premi sulle presenze – “Macro obiettivi” per migliorare i servizi. Il Governo promette di rimettere mano ai fondi per la contrattazione di secondo livello, il salario accessorio, e di promuovere anche nel pubblico “una fiscalità di vantaggio” per la produttività. Si apre anche al welfare integrativo, dai fondi pensione alla sanità. Soprattutto si parla di “misure contrattuali che incentivino più elevati tassi medi di presenza”.

– Parte economica, 85 euro medi mensili, ridurre la forbice dei redditi – Le parti, nella contrattazione, valorizzeranno i “livelli retributivi che maggiormente hanno sofferto la crisi economica e il blocco della contrattazione”. La logica è quella della piramide rovesciata, per cui si favorisce chi ha di meno. Non a caso si parla di aumenti “non inferiori a 85 euro mensili medi” e di “riduzione della forbice” retributiva, senza “penalizzazioni indirette” per i beneficiari del bonus Irpef.

– Monitoraggio sulla riforma della P.A., osservatorio e garanzie per i precari –  Gli effetti delle novità saranno sottoposti alla vigilanza delle parti. Particolare attenzione sarà dedicata al reclutamento del
personale, si punta ad eliminare il precariato. Intanto il governo “si impegna ad assicurare il rinnovo dei contratti” in scadenza.

ansa

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