“Dov’è la vera ricchezza”. Francesco invita a riscoprire Don Mazzolari

“Ci farà bene leggere e meditare queste pagine molto attuali di Don Primo Mazzolari, sacerdote coraggioso. Lui ci ricorda che i poveri sono la vera ricchezza della Chiesa, i poveri sono l’unica salvezza del mondo! Chiediamo al Signore la grazia di vedere i poveri che bussano al cuore, e di uscire da noi stessi con generosità, con atteggiamento di misericordia, perché la misericordia di Dio possa entrare nel nostro cuore”. Si apre con questo autografo di Papa Francesco il libro La parola ai poveri (Bologna, Edizioni Dehoniane, 2016, pagine 189, euro 15), che raccoglie alcuni testi di don Primo Mazzolari usciti sul quindicinale Adesso tra il 1949 e il 1957. Il volume è stato presentato al Pontefice lo scorso mercoledì 12 ottobre, durante l’udienza generale.

L’Osservatore Romano ha pubblicato la prefazione scritta dal curatore del volume,  padre Leonardo Sapienza, rogazionista e reggente della Casa Pontificia.

«Non possiedo niente. La roba non mi ha fatto gola e tanto meno occupato. Non ho risparmi, se non quel poco che potrà sì o no bastare alle spese dei funerali che desidero semplicissimi, secondo il mio gusto e l’abitudine della mia casa e della mia chiesa. Non ho niente e sono contento di non avere niente da darvi. Intorno al mio altare come intorno alla mia casa e al mio lavoro non ci fu mai “suon di denaro”: il poco che è passato nelle mie mani – avrebbe potuto essere molto se ci avessi fatto caso – è andato dove doveva andare. Se potessi avere un rammarico su questo punto, riguarderebbe i miei poveri e le opere della parrocchia che avrei potuto aiutare largamente: ma siccome ovunque ci sono poveri e tutti i poveri sono del Signore…». Così scriveva don Primo Mazzolari nel suo Testamento. Era nato in una famiglia povera e vissuto sempre tra poveri, a cominciare dagli scopai di Cicognara, dove aveva iniziato il suo ministero sacerdotale. Poveri e «lontani» divennero le due passioni umane e cristiane di tutta la sua vita. E il suo non fu solo un sentimento, diventò azione, per i poveri, per i sofferenti, per gli «ultimi», per i reduci delle due guerre mondiali, per i contadini. Per lui, Dio non era un pretesto per amare i poveri, ma erano piuttosto i poveri una possibilità per amare Dio. Scrive Enzo Bianchi: «So bene che è più facile pensare ad una “cattedra dei non credenti” che a una “cattedra dei poveri”». Ma è proprio quello che fa don Mazzolari, testimone di tanta miseria materiale, morale e spirituale. Dà «la parola ai poveri».

Su Adesso, il quindicinale da lui fondato, tiene una rubrica proprio con questo titolo: «La parola ai poveri». Era cosciente che parlare dei poveri è un discorso poco interessante. Parlare ai poveri era assai comodo. Parlare in nome dei poveri è un discorso ambìto da molti. Dare la parola ai poveri è un’altra cosa. E così presenta pagine semplici e vive, rapide e audaci: non retoriche, non idilliche, non patetiche, non pacifiche. Un mese prima di morire consegnò all’editrice La Locusta una raccolta di quegli scritti, che fu pubblicata nel 1960 con il titolo La parola ai poveri. Quei testi vengono riportati in questo volume, insieme ad altri non presenti nelle prime edizioni. Nella presentazione della prima edizione l’editore annotava: «Sono pagine che non piaceranno a molti cattolici d’oggi». E certamente anche oggi più di qualcuno troverà da ridire davanti ad alcune affermazioni di don Primo. Sorprendentemente si nota una convergenza di vedute tra quanto scriveva ieri don Mazzolari e quanto annuncia oggi Papa Francesco. Un solo esempio, tra i tanti che i lettori attenti potranno rilevare: «I destini del mondo si maturano in periferia», scriveva don Mazzolari; «La realtà insieme si capisce non dal centro, ma dalle periferie. Si capisce meglio», diceva Papa Francesco visitando una parrocchia della periferia romana, poco dopo la sua elezione. Per quanto riguarda la povertà e i poveri, sembra che nulla sia cambiato dai tempi di don Mazzolari ai nostri. Vari Rapporti della Caritas informano che «esplode la povertà e il welfare arranca». «Italiani sempre più poveri: otto milioni i poveri nel nostro Paese». E oggi, poi, si aggiunge il dramma dei profughi che sbarcano sulle nostre coste. È per questo che, ancora recentemente, Papa Francesco ha affermato: «I poveri sono la proposta forte che Dio fa alla Chiesa affinché cresca nell’amore e nella fedeltà».

L’ostinata parola di Mazzolari, la sua essenziale verità, il suo inalienabile amore sono i poveri. I poveri visti di fronte agli uomini, di fronte a Cristo, di fronte ai cristiani. Per l’amore ai suoi poveri, don Primo combatte la sua battaglia per una Chiesa povera e per i poveri. Nei suoi scritti, da La più bella avventura, a Il samaritano, ai lontani, a Dietro la Croce, a Il Compagno Cristo, a La pieve sull’argine, per finire con La Via Crucis del povero, don Mazzolari ci stimola a quella «rivoluzione cristiana» che vede nel povero il fratello: «Chi conosce il povero conosce il fratello; chi vede il fratello vede Cristo; chi vede Cristo vede la vita e la sua vera poesia, perché la carità è la poesia del cielo portata sulla terra». Fin dal primo numero della sua rubrica, don Mazzolari afferma: «Non chiedetemi subito perché sia tanto difficile dare la parola ai poveri. La risposta verrà fuori da sola, alla fine». E, al termine della lettura di queste pagine, il lettore troverà facilmente la risposta. Quella che ha fatto dire a qualcuno: «Cerchiamo di diventare Chiesa dei poveri, perché i ricchi possono trovare posto in una Chiesa povera e di poveri, mentre i poveri non possono trovare posto in una Chiesa ricca e di ricchi». La Chiesa è veramente di tutti se è veramente la Chiesa dei poveri. La povertà è la condizione indispensabile della Chiesa per dare credito alla propria missione, per apparire «credibile», degna di attenzione, di interesse, di ascolto, di rispetto, di affetto da parte di quanti la guardano, la giudicano, la interrogano, le chiedono di essere accolti nel suo grembo per diventare partecipi della sua vita e della sua missione. Riascoltiamo la parola di don Primo: «Il povero è Gesù. Se non ci sono più poveri, non c’è neanche Gesù. Chi ha poca carità vede pochi poveri; chi ha molta carità vede molti poveri; chi non ha nessuna carità non vede nessuno».

farodiroma.it

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