Il papa è eretico?

Il Papa è eretico? Sembra che ruoti attorno a questo interrogativo il dibattito, di cui francamente potevamo fare a meno, scatenatosi in questi giorni tra gli osservatori vaticani, perché la questione fortunatamente non interessa la famosissima casalinga di Voghera. Una volontà di deporre il Papa, ammantata da un’ipocrita quanto tardiva nostalgia per il pontificato di Benedetto XVI, mista all’umanissimo narcisismo di sentirsi vivi su questa terra (Cogito ergo sum di cartesiana memoria) ha fatto deflagrare in uno scontro da sagrestia (Trump e Clinton sembrano non essere interessati al tema) ciò che era una banalissima ovvietà, tra l’altro da tre anni e mezzo sotto gli occhi di tutti coloro che sono capaci di intendere e di volere (e non sono certo pochi!), rendendo tutto ciò perfino notiziabile. E questo guardando ai drammi veri che affronta l’umanità sembra ridicolo se non addirittura un insulto a quello stesso Francesco che ha voluto conferire la porpora al nunzio apostolico in Siria, monsignor Mario Zenari, che vive da tempo sotto i bombardamenti insieme alla popolazione di quel martoriato Paese. Tradotto: se si vuole onorare Bergoglio raccontiamo la terza guerra mondiale a pezzi, facciamo un’inchiesta sulla tratta dei migranti, in particolare dei minori, sull’accoglienza ai profughi, e non sulle beghe di paese col vicino di balcone che ci ruba il filo sul quale stendere i panni. Un santo parroco napoletano, don Renato de Simone, denominato dai suoi confratelli “il san Giovanni Crisostomo dell’arcidiocesi partenopea” per la sua straordinaria capacità omiletica, amava ripetere: “Nel mondo c’è posto per tutti, non bisogna sgomitare”. Ma la prassi quotidiana purtroppo è ben diversa.

La domanda però è un’altra: Francesco è eretico? “La Chiesa cattolica – ha affermato Bergoglio nell’omelia del 9 giugno 2016 durante la sua consueta messa mattutina nella residenza di Casa Santa Marta – mai insegna ‘o questo, o questo’. Quello non è cattolico. La Chiesa dice: ‘Questo e questo’. ‘Fai la perfezione: riconciliati con tuo fratello. Non insultarlo. Amalo. Ma se c’è qualche problema,almeno mettiti d’accordo, perché non scoppi la guerra’. Questo sano realismo del cattolicesimo. Non è cattolico ‘o questo, o niente’: quello non è cattolico. Quello è eretico. Gesù sempre sa camminare con noi, ci dà l’ideale, ci accompagna verso l’ideale, ci libera da questo ingabbiamento della rigidità della legge e ci dice: ‘Ma, fate fino al punto che potete fare’. E lui ci capisce bene. E’ questo il nostro Signore, è questo quello che insegna a noi”. Parole che richiamano subito quelle di Gesù nel Vangelo di Matteo: “Il vostro parlare sia: ‘Sì, sì; no, no’”. Ma colui di cui Francesco è il vicario in terra non si ferma qui e aggiunge: “Poiché il di più viene dal maligno”. Qualcuno in questo versetto evangelico ha visto perfino una benedizione di Twitter.

Il canone 1404 del Codice di Diritto Canonico risponde chiaramente alla prima domanda: “La prima Sede non è giudicata da nessuno”. Il gesuita san Roberto Bellarmino (la chiesa romana a lui intitolata era affidata proprio al cardinale Bergoglio) nel suo grande trattato sul Papa affronta la questione “se un Papa eretico possa essere deposto”. La sua domanda presume che un vescovo di Roma possa diventare eretico. Dopo una lunga discussione Bellarmino conclude: “Un Papa che è eretico manifesto cessa (per sé) automaticamente di essere Papa e di comandare, così come cessa automaticamente di essere un cristiano e un membro della Chiesa. Quindi, egli può essere giudicato e punito dalla Chiesa. Questo è l’insegnamento di tutti gli antichi Padri che insegnano che gli eretici manifesti perdono immediatamente qualsiasi giurisdizione”. Quindi se Bergoglio fosse eretico non sarebbe più Papa senza che alcun tribunale, canonico o mediatico, emetta la sentenza.

E’ sicuramente eretico un Pontefice che si richiama al Vangelo, che annuncia l’accoglienza dei profughi ricordando che anche la santa famiglia di Nazaret, Giuseppe, Maria e Gesù, è emigrata in Egitto per sfuggire alla persecuzione del re Erode. E’ eretico un Papa che lotta contro le ricchezze dei faraoni all’interno della Chiesa dando l’esempio per primo e rifiutando tanti privilegi connessi al suo ufficio. E’ eretico un Pontefice che difende la famiglia fondata sul matrimonio parlando di una guerra mondiale contro di essa e additando nella teoria del gender il suo principale nemico, ma che non dimentica che Gesù è venuto per i malati e non per i sani, chinandosi su tutte le ferite dell’umanità, dai divorziati risposati alle coppie omosessuali. E’ eretico senza ombra di dubbio un Papa che addita la Curia romana di essere affetta da ben quindici patologie: la malattia del sentirsi “immortale”, “immune” o addirittura “indispensabile”, trascurando i necessari e abituali controlli. La malattia del “martalismo” (che viene da Marta), dell’eccessiva operosità: ossia di coloro che si immergono nel lavoro, trascurando, inevitabilmente, “la parte migliore”. La malattia dell’“impietrimento” mentale e spirituale. La malattia dell’eccessiva pianificazione e del funzionalismo. La malattia del cattivo coordinamento. La malattia dell’“alzheimer spirituale”. La malattia della rivalità e della vanagloria. La malattia della schizofrenia esistenziale. La malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi. La malattia di divinizzare i capi. La malattia dell’indifferenza verso gli altri. La malattia della faccia funerea. La malattia dell’accumulare. La malattia dei circoli chiusi. La malattia del profitto mondano.

Nella sua prima, monumentale e programmatica omelia da Papa, il giorno dopo l’elezione con i cardinali nella Cappella Sistina, Bergoglio, parlando brevemente a braccio, affermava: “Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una Ong assistenziale, ma non la Chiesa, sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: ‘Chi non prega il Signore, prega il diavolo’. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio. Camminare, edificare-costruire, confessare. Ma la cosa non è così facile, – aggiungeva Francesco – perché nel camminare, nel costruire, nel confessare, a volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro. Questo Vangelo prosegue con una situazione speciale. Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: ‘Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo, ma non parliamo di croce. Questo non c’entra. Ti seguo con altre possibilità, senza la croce’. Quando camminiamo senza la croce, quando edifichiamo senza la croce e quando confessiamo un Cristo senza croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore”. Evidentemente questa perenne e infondata accusa di eresia è una delle croci del pontificato di Bergoglio. San Giovanni XXIII appena eletto, nella stanza delle lacrime alle spalle della Cappella Sistina mentre le suore gli appuntavano con gli spilli la veste bianca, commentò: “Ecco le prime spine del pontificato”. Ma Roncalli, proprio come Bergoglio, ne avrebbe avute ben di peggiori. E se questi nemici sono le sue uniche spine non ha proprio nulla di che preoccuparsi.

farodiroma.it

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