Ratzinger che non vorrebbe tornare Papa

Qualcuno lo vorrebbe come il predecessore nel nome. Quel Benedetto IX che fu Papa per ben tre volte: dal 1032 al 1044, per poco meno di due mesi nel 1045, e dal 1047 al 1048. Ma è indubbio che gran parte della claque che oggi plaude a Joseph Ratzinger lo vorrebbe di nuovo sul trono di Pietro. C’è chi immagina perfino una diarchia con Jorge Mario Bergoglio o chi, come Antonio Socci, dichiara, non si sa in base a quale infallibilità giornalistica, che Benedetto XVI è l’ultimo e quindi anche l’unico Papa legittimamente eletto. Evidentemente Socci era nel conclave a differenza di Bergoglio e degli altri 114 cardinali che lo hanno eletto. Un dibattito, quello sulla validità delle dimissioni di Ratzinger e dunque sull’elezione canonica di Francesco, che è tornato alla ribalta grazie a due libri pubblicati recentemente. Il primo, intitolato Servitore di Dio e dell’umanità (Mondadori), lo ha scritto Elio Guerriero, a lungo responsabile editoriale presso la Jaca Book e le Edizioni San Paolo, che è stato per oltre un ventennio direttore dell’edizione italiana della rivista Communio che ebbe proprio il futuro Papa tedesco tra i suoi fondatori. Volume che sarà presentato a Roma il 27 settembre alle 17,30 nella Sala Benedetto XIII del Complesso San Gallicano dal cardinale Pietro Parolin, da padre Federico Lombardi, da Andrea Riccardi e da Marco Impagliazzo. Il secondo testo è, invece, il quarto libro intervista, il primo da Papa emerito, scritto da Ratzinger con il suo biografo, il giornalista tedesco Peter Seewald, che nell’edizione italiana pubblicata da Garzanti si intitola Ultime conversazioni.

Leggendo entrambe le pubblicazioni la domanda sorge spontanea: Benedetto XVI si è pentito delle dimissioni? Tornerebbe indietro sapendo ma soprattutto vedendo l’azione del suo successore? Dai volumi si comprende facilmente che la risposta è un chiaro e secco no. E non per un politically correct del pontificato, ma per una profonda adesione di Ratzinger a quanto aveva affermato nel suo ultimo giorno da vescovo di Roma, il 28 febbraio 2013 nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano davanti ai cardinali: “Tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza e obbedienza”. E così è stato fin subito dopo la fumata bianca del 13 marzo 2013 quando Francesco, appena eletto, ha tentato invano di telefonare al suo predecessore per evitare che conoscesse il nome del nuovo Papa dalla televisione. Delicatezze tra Pontefici potrebbe chiosare qualcuno.

A chi parla di un duplice ruolo del vescovo di Roma, contemplativo e attivo, sdoppiatosi per la presenza in Vaticano di un Papa regnante e di un Papa emerito, Francesco ha risposto con estrema chiarezza sul volo di ritorno dall’Armenia: “C’è stata un’epoca nella Chiesa in cui ce ne sono stati tre! In un certo periodo, nella Chiesa, ce n’erano tre! Io non ho letto quella dichiarazione perché non ho avuto tempo. Benedetto è Papa emerito. Lui ha detto chiaramente, quell’11 febbraio, che dava le sue dimissioni a partire dal 28 febbraio, che si sarebbe ritirato per aiutare la Chiesa con la preghiera. E Benedetto è nel monastero, e prega. Io sono andato a trovarlo tante volte, o al telefono… L’altro giorno mi ha scritto una letterina, ancora firma con quella firma sua, facendomi gli auguri per questo viaggio. E una volta, non una volta, parecchie volte, ho detto che è una grazia avere a casa il ‘nonno’ saggio. Anche davanti a lui l’ho detto, e lui ride. Ma lui per me è il Papa emerito, è il ‘nonno’ saggio, è l’uomo che mi custodisce le spalle e la schiena con la sua preghiera. Mai dimentico quel discorso che ci ha fatto, ai Cardinali, il 28 febbraio: ‘Uno di voi sicuramente sarà il mio successore. Prometto obbedienza’. E lo ha fatto. Poi ho sentito, ma non so se è vero questo. sottolineo: ho sentito, forse saranno dicerie, ma concordano con il suo carattere, che alcuni sono andati lì a lamentarsi perché ‘questo nuovo Papa…’, e lui li ha cacciati via! Con il migliore stile bavarese: educato, ma li ha cacciati via. E se non è vero, è ben trovato, perché quest’uomo è così: è un uomo di parola, un uomo retto, retto, retto! Il Papa emerito. Poi, non so se lei si ricorda, che io ho ringraziato pubblicamente, non so quando, ma credo durante un volo, Benedetto per aver aperto la porta ai Papi emeriti. 70 anni fa i vescovi emeriti non esistevano; oggi ce ne sono. Ma con questo  allungamento della vita, si può reggere una Chiesa a una certa età, con acciacchi, o no? E lui, con coraggio, con coraggio!, e con preghiera, e anche con scienza, con teologia, ha deciso di aprire questa porta. E credo che questo sia buono per la Chiesa. Ma c’è un solo Papa. L’altro… o forse, come per i vescovi emeriti, non dico tanti, ma forse potranno essercene due o tre, saranno emeriti. Sono stati Papi, ora sono emeriti”.

Pochissimi giorni dopo, al termine della festa per i suoi 65 anni di sacerdozio celebrata insieme con Francesco, fu lo stesso Benedetto XVI a dare la sua versione in perfetta sintonia con il successore: “Grazie soprattutto a lei, Santo Padre! La sua bontà, dal primo momento dell’elezione, in ogni momento della mia vita qui, mi colpisce, mi porta realmente, interiormente. Più che nei Giardini Vaticani, con la loro bellezza, la sua bontà è il luogo dove abito: mi sento protetto. Grazie anche della parola di ringraziamento, di tutto. E speriamo che lei potrà andare avanti con noi tutti su questa via della misericordia divina, mostrando la strada di Gesù, verso Gesù, verso Dio”.

“Credo sia fondamentale sottolineare – afferma Elio Guerriero in un’intervista a Fabio Colagrande per Radio Vaticana – come, pur rinunciando al servizio di Pontefice, Benedetto XVI abbia continuato e continui a vivere ‘nel recinto di San Pietro’, nella preghiera e nella meditazione ma in grande serenità e soprattutto in amicizia e comunione con il suo Successore. Come scrive Papa Francesco nella prefazione al mio libro, è la prima volta che si verifica la convivenza tra un Papa e un Papa emerito. Ma, visto che i due si vogliono bene e convivono bene, dando una testimonianza di fraternità, questo è davvero straordinario, ed è una testimonianza per la Chiesa e per il mondo intero. Il Papa emerito non interferisce con le decisioni del suo Successore, ma nemmeno vive in una sorta di ritiro, sdegnato e deluso. Resta vicino a Francesco prestandogli obbedienza, ma anche il debito della sua preghiera e della sua fraternità amichevole. Lo trovo un modello straordinario anche per i non credenti”. Con buona pace dei sedevacantisti.

farodiroma.it

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