Un orto tra cielo e terra…

Scrive Luca Mercalli, climatologo, presidente della Società Metereologica Italiana, docente presso l’Università di Torino e alla Trentino School of Mangement di Trento: “L’orto è un’interfaccia, un sottile strato di contatto tra il cielo, ovvero l’atmosfera, e la terra, ovvero la litosfera,il suolo”.

L’orto è stato il grande protagonista del Salone del Gusto di Torino , dedicato alla Terra Madre, che si chiude oggi, e che per cinque giorni è stato un evento mondiale, aperto dal Presidente della Repubblica  Sergio Mattarella.  Proprio a Mattarella il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, ha lanciato una proposta: “Vorrei che ci fosse un orto al Quirinale, ma un orto vero che possa servire agli ospiti che vanno dal Presidente e alle scuole che visitano il palazzo che, per citare il suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi, deve essere la casa degli italiani”.

Un ritorno all’agricoltura e l’orgoglio e la dignità per chi coltiva la terra: “L’orto nella nostra cultura non era separato dal giardino e dovrebbe tornarci partendo dal Quirinale – ha aggiunto Petrini – Soffriamo ingiustizie enormi. In tutto il mondo i contadini sono sfruttati”.

Proprio per celebrare l’orto Mercalli ha dato alle stampe per i tipi di Aboca , un libretto “con appunti di metereologia ed ecologia agraria per salvare clima e cavoli”. Si tratta  di un ideale seguito al libro di Fritjof Capra “Agricoltura e cambiamento climatico” , pubblicato nella stessa collana.

Si parte da una considerazione che ognuno di noi può fare: cioè dal peggioramento delle  qualità nutraceutiche, cioè le qualità di nutrirci realmente, ed organolettiche (sapori, odori, colori) dei prodotti agricoli disponibili nella grande distribuzione e dalla perdita delle basi cognitive tradizionali, dalla presa di coscienza della limitatezza delle risorse naturali e della necessità di ridurre sempre più  la dipendenza del nostro modello economico -sociale dall’apporto dei combustibili fossili, in gran parte responsabili dei cambiamenti climatici, e che in ogni caso non  sono eterni.

“In definitiva – scrive Mercalli –  l’orto difende un pezzo, piccolo quanto volete, ma assolutamente reale del pianeta Terra”.

E può essere una buona strada per fare proprie anche le indicazioni dell’enciclica ecologica di Papa Francesco “Laudato Sii”.

 L’orto infatti  è una vera e propria scuola di vita, insegna a contemplare la Natura, le stagioni, a conoscere i cambiamenti metereologici.  Non è un caso che Alice Waters , vicepresidente di Slow Food International, che ha contribuito a creare di orti di produzione e didattici in centinaia di scuole degli Stati Uniti (e che ha convinto Michele Obama a creare l’orto della Casa Bianca) abbia visitato l’orto scolastico di Fossano (Cuneo) nei giorni del Salone del Gusto, dove ha tenuto una conferenza Miguel Altieri, cileno ed esponente dell’agroecologia, ampiamente citato nel libro di Mercalli, i cui suggerimenti , in ogni caso sono disponibili anche per chi non  ha orto, visto che da qualche anno in Italia sta crescendo   il recupero di appezzamenti  cittadini da dedicare ad orti urbani sociali, affidati in lotti di qualche decina di metri quadri ai cittadini che ne fanno richiesta.

Ma le capacità  terapeutiche e misericordiose dell’orto non si estrinsecano solo alle nostre civilizzate latitudini. “Io, baby soldato in Africa ho ricominciato a vivere con gli orti di Slow food”, ha dichiarato Ibrahim Mansaray, oggi 28 anni, della Sierra Leone, durante gli incontri di Terra Madre: “Non so quanta gente ho ammazzato, tra i 9 e i 14 anni, mi diedero delle armi per conquistare le aree più ricche di miniere di diamanti”. Oggi fa l’agricoltore e insegna anche nelle scuole: “Se posso essere perdonato io, significa che anche io posso perdonare chi mi ha rubato l’infanzia”.

 “Dall’orto impariamo molte cose  – afferma Mercalli nel libro finito di scrivere nella “radiosa giornata di lunedì 1 agosto 2016, al momento di cavar le patate dall’orto” – a mantenere un contatto con il pianeta reale, in un tempo sempre più dominato dalla vita tecnologica, ad osservare la straordinaria complessità della biosfera e l’interazione dei suoi componenti viventi, di cui anche noi facciamo parte”.

Ma impariamo anche “pazienza, tolleranza, accettazioni di errori e fallimenti, ma mai la resa incondizionata:c’è sempre un’altra possibilità. Apprendiamo generosità e condivisione, perché le eccedenze si devono donare, perché altrimenti marciscono…impariamo la mitezza, perché nell’orto vincono la delicatezza e la ponderazione invece della forza e della prepotenza… si esce dal tempo lineare per rientrare nel tempo ciclico… impariamo la previdenza e la responsabilità, perché alle provviste per l’inverno bisogna pensare già d’estate” .

“L’orto – insomma, secondo Mercalli – non ci insegna soltanto l’ecologia planetaria, ma anche quella della mente di  Gregory Bateson e l’intelligenza ecologica di  Daniel Goleman”.

Non è forse un caso  che in un grave momento di crisi della civiltà, nel Medioevo, furono i monaci benedettini a “salvare” la Cristianità, l’Occidente e …l’agricoltura

justout.org

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