(a cura Redazione “Il sismografo”)
(Luis Badilla – ©copyright) Papa Francesco, oggi, in Piazza San Pietro, davanti a migliaia di catechisti riuniti per celebrare il loro Giubileo della Misericordia, ha pronunciato una delle sue omelie più belle perché chiara, coraggiosa, semplice e profonda. Nelle sue riflessioni il Santo Padre ha affrontato per primo con notevole originalità la questione del rapporto fra messaggio di salvezza e comunicazione e poi la questione dell’essere autentici discepoli di Cristo. Non occorre spiegare nulla. Le parole del Papa, e ne offriamo alcuni stralci, sono precise e cristalline. Non occorrono interpretazioni.
Il cristianesimo è “comunicazione”
– L’Apostolo Paolo nella seconda lettura rivolge a Timoteo, ma anche a noi, alcune raccomandazioni che gli stanno a cuore. Tra queste, chiede di «conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento» (1 Tm 6,14). Parla semplicemente di un comandamento. Sembra che voglia farci tenere fisso lo sguardo su ciò che è essenziale per la fede. San Paolo, infatti, non raccomanda tanti punti e aspetti, ma sottolinea il centro della fede. Questo centro attorno al quale tutto ruota, questo cuore pulsante che dà vita a tutto è l’annuncio pasquale, il primo annuncio: il Signore Gesù è risorto, il Signore Gesù ti ama, per te ha dato la sua vita; risorto e vivo, ti sta accanto e ti attende ogni giorno.