Domani a Susa don Franco sarà uno dei favoriti. Anche se per uno scherzo del calendario non si presenta da campione in carica: ha vinto il titolo iridato over50 nel 2014 e si sarebbe probabilmente riconfermato nel 2015, in Galles. La festa patronale, però, non vale un mondiale: Franco Torresani, 54 anni, sacerdote dal ’87, lo scorso anno è rimasto a casa a fare il parroco. Corre forte ma ha un peso sulle spalle che certe volte rallenta le sue salite (ed è contento così): tremila anime di cui prendersi cura tra i meleti della Val di Non.
Figlio di contadini, si è fatto i muscoli portando il fieno. Ha provato Mtb e scialpinismo, ma ha scelto il podismo. Mezzofondo, racchette da neve, cross. E soprattutto corsa in montagna: «La migliore per la mia missione. Ti insegna cos’è la vita, servono impegno e metodicità. Basta un’attrezzatura essenziale e si può praticare dappertutto». Pure tra le chiesette dell’altopiano della Predaia: don Franco si allena correndo da una all’altra, per stare con la sua gente.
Nel vocabolario del prete podista ci sono alcune parole chiave. Missione: cioè Vangelo e scarpette. Prestazione: «Il centro dell’atletica, disciplina in cui la qualità conta più della classifica. Come nella vita». Recuperare: «Non è mai troppo tardi per recuperare. Bisogna sempre crederci». Giovani: «Da educare al piacere dello sport. Non da spremere per risultati immediati». Alla «f» manca ferie: «Non ne ho mai prese. Solo permessi per le gare». Quelle di domenica a cui proprio non poteva rinunciare: da anni fa la spola con Germania, Svizzera e Austria, che offrono più manifestazioni infrasettimanali dell’Italia. Per correre ha girato il mondo: con trasferte lampo e messe in pullman.
Don Franco è abituato a fare come si può.«Non bisogna aspettare le persone in chiesa. Bisogna andare da loro». Durante le corse lo avvicinano: qualcuno si confida, qualcuno si confessa. Per tanti è un riferimento spirituale e sportivo: «Non mi sono mai ritirato in 40 anni, il risultato di cui vado più fiero». Non molla mai: ha vinto titoli regionali e italiani, tre ori agli Europei, dieci medaglie in undici Mondiali master. Al dodicesimo arriva commosso: allo Stellina, nel ’98, esordì con la maglia azzurra e divenne il primo ecclesiastico in nazionale. Come allora, domani celebrerà la messa al traguardo a Costa Rossa. «Senza forzare nessuno» e con un pensiero speciale per i terremotati.
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