Complotto vaticano. «Avvelenate Luciani». I sospetti e il mistero

da cronaqui.it

Complotto vaticano. «Avvelenate Luciani». I sospetti e il mistero
Papa Luciani

Il 26 agosto 1978, esattamente 38 anni fa, il patriarca di Venezia,il cardinale Albino Luciani veniva eletto Papa con il nome di Giovanni Paolo I. Il suo pontificato, però, durò solo 33 giorni, uno dei più brevi della storia della Chiesa. Il 29 settembre dello stesso anno, papa Luciani morì. Un decesso improvviso, per infarto, hanno sempre sostenuto le autorità vaticane, ma sul corpo del pontefice, nonostante diverse richieste, non fu mai eseguita l’autopsia, perché non prevista sul cadavere di un pontefice. Sulla morte di Giovanni Paolo I ombre e sospetti non si sono mai addensati.

A fare scalpore fu soprattutto la teoria sviluppata dal giornalista investigativo britannico David Yallop sei anni dopo, nel best seller “In nome di Dio“, in cui l’autore ipotizza un omicidio a sfondo politico ad opera di alcuni prelati che si opponevano agli interventi di riforma programmati da papa Luciani (in particolare quella dello Ior Istituto Opere di Religione, allora gestito da monsignor Paul Marcinkus). Successivamente, le dichiarazioni del pentito di Cosa nostra Vincenzo Calcarahanno alimentato questa tesi, benché prive ad oggi di riscontri oggettivi.

La teoria di Yallop è stata respinta da diversi autori e dalla Santa Sede. Quel che è certo, però, è la determinazione di Luciani di provvedere rapidamente alla trasformazione della banca vaticana. Papa Luciani nutriva non poche riserve sull’operato di monsignor Marcinkus. Una diffidenza che veniva da lontano, da quanto il presule statunitense fu tra i promotori della vendita del Banco Ambrosiano al finanziere Calvi, aiutato da Michele Sindona. Una decisione che non fu mai comunicata, fino a cose fatte, al patriarca di Venezia cardinale Albino Luciani che in fin dei conti, essendo la diocesi veneziana parte in causa nell’azionariato dell’istituto, avrebbe dovuto essere messa a conoscenza di trattative e di eventuali decisioni. La vicenda dell’Ambrosiano non fu l’unica occasione che vide lo scontro dei due monsignori. Luciani chiese aiuto allo Ior per evitare il pignoramento di uno dei più antichi palazzi vescovili di Venezia, sede del seminario. Marcinkus rifiutò l’aiuto e fu Paolo Vi in persona a risolvere la vicenda inviando al suo successore un assegno a sua firma proprio il giorno in cui l’ufficiale giudiziario avrebbe dovuto porre i sigilli all’edificio.

Giovanni Paolo I avrebbe certamente rimosso il presule statunitense e lo avrebbe fatto con decisione, affidando al cardinale Giovanni Benelli (grande elettore di Luciani ed inviso alla Curia), che aveva intenzione di nominare segretario di Stato, la pratica di allontanamento. Si è parlato di avvelenamento, di somministrazione di farmaci che avrebbero ucciso il Papa senza lasciare tracce, almeno apparenti.

La sera precedente la morte, Luciani è apparso stanco, preoccupato, pensieroso, ma non ci sono elementi, e forse non ce ne saranno mai, che possano definitivamente chiarire la morte del Papa del sorriso. Resta un profondo mistero e rimangono i sospetti, che i decenni trascorsi non hanno mai cancellato.

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