E qui veniamo a quel che si chiedono in molti e cioè chi potrebbe essere il successore di Scola

Si riaccende (con sorprese) la partita del «toto-vescovo» Dieci mesi per il successore
Tra i lombardi Brambilla, Beschi, Delpini, Viganò Ma non mancano outsider come Galantino e Forte

l 7 novembre il cardinale Angelo Scola compirà 75 anni. Un’età che non si associa più alla vecchiaia, ma non per la Chiesa. I vescovi che varcano la soglia dei settantacinque devono lasciare i propri incarichi. Accadrà anche al cardinale Angelo Scola, arcivescovo metropolita di Milano, di scrivere la famosa lettera di dimissioni.

Non tutte le dimissioni sono uguali e già questo pone la questione su tempi e modi della successione. Molti uomini del suo entourage si aspettano, o comunque temono, che il cardinale chieda di andare via senza proroghe o rimetta la decisione nelle mani del Papa. Se il cardinale Scola volesse protrarre la visita pastorale fino a maggio, certamente il Papa glielo concederebbe e il nuovo vescovo sarebbe annunciato a maggio per insediarsi a settembre. Al momento, pur con tutta l’incertezza che regna in queste vicende, questi sono i tempi che sembrerebbero più probabili.

E qui veniamo a quel che si chiedono in molti e cioè chi potrebbe essere il successore di Scola. Nessuna decisione è stata presa e le consultazioni non sono state ancora avviate, ma circolano già tanti nomi e le scelte compiute da papa Francesco in altre importanti Diocesi, come Bologna, Palermo, Padova, aiutano a delineare l’identikit del futuro vescovo. Il Papa ha scelto uomini che ritiene in forte rapporto pastorale con la gente e con il clero, in qualche caso nominando sacerdoti che non erano ancora vescovi. Claudio Cipolla, nuovo vescovo di Padova, era parroco a Mantova. E nemmeno Corrado Lorefice, il nuovo arcivescovo di Palermo, era vescovo. Matteo Zuppi, scelto da Francesco a Roma (dove l’aveva voluto come vescovo ausiliare) come arcivescovo di Bologna, è definito «vescovo di strada», per lo stile pastorale affettuoso, alla Bergoglio.

Pastori che odorano di pecore, come ama dire il Papa. E molto lascia pensare che una simile scelta riguarderà anche Milano. Altro aspetto è la provenienza dei vescovi: se l’arcivescovo di Palermo è siciliano ma di Noto, il vescovo di Padova è stato scelto a Mantova e l’arcivescovo di Bologna a Roma. La possibilità che venga scelto un uomo che non abbia legami speciali con Milano esiste, e fa ampliare lo spettro dei possibili futuri successori di Scola.

Se la scelta cadesse in ambito lombardo, un nome molto gettonato è quello di Franco Giulio Brambilla (1949), attuale vescovo di Novara, già vicario episcopale e vescovo ausiliare a Milano e preside della facoltà teologica dell’Italia settentrionale, oggi vicepresidente della Cei per il Nord Italia. C’è poi Francesco Beschi (1951), vescovo di Bergamo e vicesegretario della Conferenza episcopale lombarda, molto attivo sui temi sociali e dell’immigrazione. Il nome ambrosiano ad avere maggiore chance sarebbe proprio il vicario generale di Scola, Mario Delpini (1951). Uomo dal temperamento mite, ha un ottimo rapporto con i fedeli, conosce tutti i sacerdoti della Diocesi (è stato anche rettore del Seminario) ed è l’attuale segretario della Conferenza episcopale lombarda. Restando a Milano, c’è il cappuccino Paolo Martinelli (1958), che è stato a lungo all’Istituto Sacra famiglia di Cesano Boscone, che ha lavorato con il Papa al consiglio generale del Sinodo sull’Eucaristia.

Non mancano nomi in arrivo da altre Regioni. Outsider come Bruno Forte (1949), discepolo di Carlo Maria Martini arcivescovo di Chieti e studi in seminario a Napoli, che ha avuto un ruolo importante e contestato nel Sinodo sulla famiglia. E Giancarlo Bregantini (1948), vescovo di Campobasso, noto per l’impegno civile e la lotta alla ‘ndrangheta.

A sorpresa c’è chi sussurra il nome di monsignor Nunzio Galantino (1948), il segretario generale della Cei voluto da Papa Francesco e diventato nei fatti una specie di contraltare del presidente dei vescovi, Angelo Bagnasco. Una scelta giovane e a sorpresa potrebbe essere don Dario Viganò (1962), voluto dal Papa come prefetto della Segreteria per la comunicazione, un ruolo chiave da supervisore, anche di recente nomina. Formazione milanese e ordinato sacerdote dal cardinal Martini, tornerebbe così nella sua diocesi.

Padre Pierbattista Pizzaballa (1965), di cui si era parlato per Milano, è stato appena nominato amministratore apostolico di Gerusalemme, ma ciò non lo esclude dalla possibilità di tornare a Milano. Il totovescovo è appena iniziato e le sorprese in arrivo da papa Francesco potrebbero essere tante.

Il Giornale

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