Vescovi Usa spendono 2,1 milioni di dollari per affidare ad una società di lobbisti il compito di bloccare l’approvazione di legge anti-pedofili

La denuncia dei media: spesi 2 milioni di dollari per mantenere la prescrizione sugli abusi

La Conferenza Episcopale statunitense, guidata dal cardinale arcivescovo di New York Timothy Dolan, ha speso tra il 2007 ed il 2015 ben 2,1 milioni di dollari per affidare ad una società di lobbisti il compito di bloccare l’approvazione di una legge, «Child Victims Act» che avrebbe reso piu’ semplice alle vittime dei preti pedofili fare causa alla chiesa cattolica. Lo ha scritto il New York Daily News citando documenti statali. Uno dei punti più osteggiati è l’eliminazione della prescrizione per gli abusi sessuali su minori e l’apertura di una «finestra» di un anno per le vittime che non possono più fare causa in base alla legge vigente.

La notizia ci riporta in pieno nella realtà magistralmente descritta nel film premio Oscar 2016 di Tom McCarthy «Il caso Spotlight» che ripercorre la storia vera trame vere di un’inchiesta realizzata tra il 2001 e il 2002 da un team di giornalisti del Boston Globe, che fece conoscere prima alla città (con la metà degli abitanti di religione cattolica) poi al mondo intero gli abusi sessuali su minori commessi da circa 90 sacerdoti cattolici e mai denunciati dalle autorità ecclesiastiche bostoniane. L’inchiesta del film si allarga fino a toccare molti altri e sempre più importanti esponenti della Chiesa cattolica di Boston, che furono poi accusati di aver coperto quegli abusi, temendone le ripercussioni mediatiche.

Le inchieste del team Spotlight portarono in seguito alle dimissioni di Bernard Francis Law, arcivescovo di Boston dal 1984. Law si dimise – dopo molte pressioni – perché accusato di non aver denunciato pubblicamente i casi di pedofilia raccontati dal Boston Globe. Sacha Pfeiffer (Rachel McAdams, nel film) ha detto che la storia del film si conclude nel momento giusto, altrimenti «avrebbe dovuto raccontare le dimissioni di Law e la quasi bancarotta dell’arcidiocesi di Boston».

Michael Rezedes (Mark Ruffalo, nel film) ha detto, sempre parlando del momento in cui finisce Il caso Spotlight: «A quel punto la diga era esplosa. C’erano tutte queste vittime che pensavano di essere sole e soffrivano in silenzio. All’improvviso si sono rese conto di non essere sole. All’improvviso molte di loro volevano parlarne».

Dal momento in cui finisce il film a oggi ci sono stati soprattutto tribunali, denunce e sentenze. Dal luglio 2003 l’arcivescovo di Boston è lo statunitense Sean O’Malley, che si era già occupato di casi di pedofilia in altre diocesi. Nel settembre 2003 l’arcidiocesi di Boston pagò circa 85 milioni di dollari come risarcimento nei confronti di molte delle vittime di abusi e nell’agosto 2011 l’arcidiocesi di Boston ha pubblicato una lista con i nomi di 159 preti accusati di pedofilia. BBC scrive che il lavoro del team Spotlight fece partire «un effetto domino globale che ha portato a successive inchieste» in altre parti del mondo.

Ora la notizia apparsa sul New York Daily News riaccende i riflettori sul vergognoso cerchio di omertà sulla pedofilia della Chiesa cattolica in Usa. Ancora non si è spenta negli States la richiesta ai vescovi Usa di di papa Francesco che ha visitato il paese nel settembre 2015: « Mai più crimini di pedofilia» Nel suo discorso ai vescovi incontrati nella cattedrale di San Matteo a Washington, il Pontefice ha ribadito che ci sono «alcune questioni che non è lecito mettere a tacere» come la pedofilia, la «ferita aperta» nel fianco della Chiesa. «Non si ripetano mai più i crimini» ha detto Bergoglio « ho accompagnato il vostro generoso impegno per guarire le vittime, consapevole che nel guarire siamo pur sempre guariti».

IL TEMPO

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