Torino, rivoluzione in Curia: “Diaconato rosa? Il problema è accedere ai ruoli decisionali” LE DONNE entreranno negli uffici decisionali delle 16 diocesi piemontesi? La domanda è d’obbligo dopo l’apertura di Papa Francesco alle “diaconesse” (come nella chiesa primitiva) e il suo impegno perché “le donne entrino nei processi decisionali con incarichi di responsabilità anche in Vaticano”; sulla stessa lunghezza d’onda il cardinale Parolin, segretario di Stato, ha ipotizzato in futuro che la stessa segreteria possa essere affidata ad una donna, senza alcuna rottura della Giurisdizione sacra (Papa, Vescovi, Sacerdoti). La teologa torinese Morena Baldacci, della segreteria del Consiglio pastorale diocesano, rileva criticamente che nella Curia un solo ufficio (la famiglia) ha una direttrice-donna; situazione analoga in tutta la Regione, senza effettivi passi avanti rispetto al Concilio. In questo contesto “il Papa ha aperto una feritoia” verso il futuro perché nella Chiesa ci sono “muri da abbattere” per il una pienezza di ruoli di tutti i cristiani, con la ridefinizione delle “ministerialità” anche dei laici; peraltro uomini e donne già svolgono importanti funzioni, ma senza un adeguato riconoscimento. Di segnale molto positivo e di rilancio del ruolo della donna parla Simona Borello, presidente del Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale); anche l’istituto del diaconato (a cominciare da quello maschile) va ridefinito con uno statuto, che preveda per la donna ministeri specifici nel servizio alla Chiesa. In ogni caso Francesco ha avviato un dibattito stimolante che può animare “una stagione ecclesiale tiepida”. Anche Marta Margotti, storica della Chiesa, vede un elemento positivo nel fatto che si parli finalmente del ruolo della donna: “Sul futuro si vedrà”. Una nota critica giunge invece da Maria Adele Roggero, animatrice della Rete del dialogo islamo-cristiano: “Già oggi le donne fanno le diaconesse, il problema vero è il sacerdozio femminile e il monopolio del potere dei preti, ostacolo ad una nuova collocazione della donna”. Cauta apertura al discorso del Papa nelle voci più significative delle oltre cinquemila religiose piemontesi, colpite – come i sacerdoti – da una forte crisi di vocazioni (meno 15% di suore in 10 anni). Per la “cottolenghina” suor Giuliana Galli “non si tratta di quote rosa, di sacerdotesse o diaconesse: la donna nella Chiesa – ha dichiarato al settimanale diocesano “La Voce del Popolo” – deve poter trovare spazio per le sue specificità, non per ricalcare i ruoli dell’uomo… Per troppo tempo le religiose sono state relegate nelle sacrestie… Non si tratta solo di far accedere anche le donne al diaconato, ma di destinarle a ruoli decisionali”. Non dissimile il giudizio di Madre Gabriella Canavesio che ha partecipato all’incontro con il Papa quale Superiora delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo. “Senza la vita consacrata – ha dichiarato a “L’Eco del Chisone” – la Chiesa sarebbe come il Cenacolo senza Maria. Noi suore dobbiamo esprimere un amore capace di trovare nuove possibilità, anche quando tutto sembra crollare. Il Papa ci esorta a dare speranza”. A sua volta Madre Maria Petra Urietti, superiora delle Suore di San Giuseppe di Torino, presente anch’essa all’udienza con Francesco, condivide il messaggio di rinnovamento del Papa, ma non vede novità sul tema del diaconato, “enfatizzato dai media”. repubblica.it