Michael Keaton ha recentemente dichiarato in un’intervista di sperare che Papa Francesco guardi Il caso Spotlight. E’ evidente che un film come quello di Tom Mc Carthy, molto applaudito a Venezia 2015, sia un pamphlet sincero e appassionato contro i preti peccatori impuniti dalla Chiesa, che ha una lontana parentela (per motivi geografici) con l’altro film stagionale sull’argomento, ossia El Club del cileno Pablo Larraìn (v.recensione di Juri Saitta).
Ecco i sintesi la sinossi: Boston. Un gruppo di cronisti del Boston Globe, coordinati da Walter Robinson, incontra un caso clamoroso: alcuni sacerdoti della diocesi locale hanno violentato ragazzini. La redazione s’imbarca così in una ricerca della verità che porterà alla luce i peccati della Chiesa con tutte le strategie messe in atto dalle alte sfere, per insabbiare la vergogna. Questo è il succo de Il caso Spotlight, un film che riecheggia le atmosfere dei thriller giornalistici tanto in voga nei Settanta come quelli diretti da Alan J. Pakula, con un cast impeccabile (soprattutto lo stesso Keaton e Mark Ruffalo).
La cupezza della situazione è corredata dal meccanismo narrativo del film inchiesta. Mc Carthy come aveva già fatto nel suo toccante L’ospite inatteso (2007), ci porta di nuovo sulla soglia del pericolo e della confusione morale. Chiaramente ci sono vicende che sembrano naturalmente predisposte a conoscere una trasposizione cinematografica.