In 300 rinnovano il “patto delle catacombe”, per una Chiesa attenta ai poveri

Cinquant’anni dopo quello romano, il documento è stato presentato ieri nelle catacombe di san Gennaro a Napoli. Tra i firmatari mons. Bettazzi, padre Zanotelli, don Luigi Ciotti (Libera), don Antonio Loffredo (parroco rione Sanità), don Armando Zappolini (Cnca), don Renato Sacco (Pax Christi) e don Virgino Colmegna (Casa della carità)

NAPOLI – Si rinnova il Patto delle Catacombe, cinquant’anni dopo quello romano. Sono oltre trecento i firmatari del documento che è stato presentato nelle catacombe di san Gennaro al Rione Sanità a Napoli il 16 novembre 2015, per una “Chiesa povera e dei poveri”, tra cui monsignor Luigi Bettazzi, padre Alex Zanotelli, don Luigi Ciotti, presidente di Libera, don Antonio Loffredo, parroco nel rione Sanità di Napoli, il toscano don Armando Zappolini, presidente delle Cnca, il piemontese don Renato Sacco coordinatore nazionale Pax Christi e don Virgino Colmegna, presidente della Fondazione Casa della carità di Milano.

“Il messaggio che vogliamo lanciare con questa iniziativa è chiaro – spiega don Colmegna – Avere attenzione per i poveri non significa addentrarsi in una dimensione distante da noi, ma riconoscere quello che tutti noi siamo, a prescindere dalla nostra condizione economica. Inoltre, rinnovare questo patto storico, insieme a tanti sacerdoti amici, a credenti e non credenti, a persone in ricerca, proprio in questi giorni assume un valore particolare, in un momento in cui la violenza sembra prevalere. È un gesto di speranza”.

Il primo documento di questo genere fu firmato il 16 novembre del 1965 quando, pochi giorni prima della chiusura del Concilio Vaticano II, una cinquantina di padri conciliari celebrarono un’Eucaristia nelle Catacombe di Domitilla a Roma. Era il gruppo dei vescovi della “Chiesa dei poveri” che alla fine del Concilio decise di scendere nelle catacombe, simbolicamente “ai margini”, per firmare il “Patto delle Catacombe”: i firmatari si impegnavano personalmente a vivere da Chiesa “povera e dei poveri” e hanno poi vissuto questo impegno fino in fondo con scelte concrete. Di quel gruppo di religiosi è sopravvissuto solo il vescovo Luigi Bettazzi, allora ausiliare del cardinale Giacomo Lercaro di Bologna, che è stato presente alla formalizzazione del nuovo patto nelle catacombe napoletane.

È significativo che questo rinnovato Patto, che trae spunto da quello del 1965,  sia avvenuto nelle catacombe di san Gennaro al Rione Sanità, uno dei quartieri più in difficoltà di Napoli, dove pochi giorni fa è avvenuto di fronte alla chiesa principale l’ennesimo omicidio in piazza: per questo i preti napoletani firmatari del Patto stanno promuovendo una mobilitazione popolare sfocerà in una marcia il prossimo 5 dicembre attraverso le strade cittadine, per chiedere la videosorveglianza nelle strade e l’apertura pomeridiana delle scuole, per sottrarre i giovani alla criminalità organizzata.

Il Patto delle Catacombe è anche per combattere l’impoverimento diffuso: per questo “in solidarietà con i poveri”, i firmatari del patto si sono impegnati, così come recita uno dei dodici punti del nuovo Patto a “rimettere in discussione il sistema economico-finanziario i cui effetti devastanti si toccano con mano in questo sud così martoriato e maltrattato”, in totale solidarietà con Papa Francesco che chiede “una Chiesa povera e per i poveri”.  (ip)

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